Città

La grande bellezza e le pale ignoranti

La sostenibilità e l’autosufficienza energetica hanno bisogno di pannelli solari e pale eoliche. Sono davvero così brutti? Ma poi, non è più bello non inquinare più?
L'area intorno al Gazometro di Roma, nel quartiere Ostiense, visto dal Tevere (Credit © Jp/Sport Press Photo via ZUMA Press)
L'area intorno al Gazometro di Roma, nel quartiere Ostiense, visto dal Tevere (Credit © Jp/Sport Press Photo via ZUMA Press)
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
Tempo di lettura 3 min lettura
16 aprile 2022 Aggiornato alle 07:00

Sono cresciuta in un piccolo paese nella provincia di Milano, Villasanta, dove all’ingresso delle prime abitazioni troneggia una palazzina mezza costruita e mezza abbandonata di una ventina di piani. Troneggia, accanto a un ipermercato gigante completamente sproporzionato rispetto al fabbisogno delle aree adiacenti.

Un’amica ha vissuto per anni sotto a un ponte autostradale che univa due colline che devastano un panorama ligure originariamente vicino al divino. I centri storici di tante città hanno palazzine che non si parlano l’un l’altra, e non guardiamo in alto, ai piani costruiti in altezza per guadagnare metrature. E a chi con le amministrazioni locali è riuscito a “muovere cose”, e chi invece, pur con la stessa richiesta, non riesce a muovere foglia.

Fatto sta, il nostro suolo è pieno di incongruenze e fino a ieri - basta guardare il risultato di 50 anni di speculazione edilizia - sembrava la cosa non interessasse a nessuno. Isole e coste meravigliose deturpate da abusi, palazzi storici carichi di parabole biancheggianti sui balconi, condizionatori d’aria e plastiche di varie specie e tipologie appiccicate in ogni dove. Antenne televisive e telefoniche sui tetti. Fili, scoperti, e pericolosi, lasciati a mò di stendipanni.

Tutti conosciamo il peggio e i pericoli della città - e della campagna - intorno a noi. Anche le amministrazioni che non hanno fatto niente, lasciandoci tra cassonetti dell’immondizia stracolmi e strade con le buche. Ma poi, incongruenza delle incongruenze, scopri che invece, per rendere a impatto zero la tua abitazione, devi pregare in cinese. Geometri, architetti e costruttori che si appellano al buon gusto per spiegarti con calma e dovizia quanto sia lungo, tortuoso e devastante l’iter per arrivare a portare sopra un tetto un pannello solare in centro città. Ma non solo. Progetti di parchi eolici marittimi - 20 pale da 50 metri di altezza sui 2.850 metri di diga - bocciati dal Ministero della Cultura, che ha lo scettro di definire cosa è bello e cosa no.

E allora, a Milano, l’area tra Bovisa e Villapizzone denominata Goccia per la sua tipica forma, gli ex gasometri saranno la casa per le startup. Mentre oggetti altrettanto imponenti come le pale eoliche, loro no, non meritano di esser piantate.

Dunque, proviamo a riavvolgere il nastro.

Due secoli fa, in Olanda, si contavano circa 9000 mulini a vento. Con l’energia che producevano si macinavano alimenti, si segava il legno, si ventilavano le miniere e si irrigavano campi. Poi arrivò la macchina a vapore, e rimasero attivi solo quelli più belli, diciamo, ornamentali. Erano più belli i mulini o le macchine a vapore? Non c’è storia. E tuttavia così andò.

Un secolo fa nacquero i gasometri. Pezzi d’acciaio in mezzo alle nostre città, diventati centri di senso e di poesia - oltre che essere contenitori a pressione costante - firmati dall’architetto Antoine Laurent de Lavoisier.

Come i mulini, in questo secolo i gasometri non servono più a nulla ma sono archeologia industriale, evocativi di luoghi del cuore, come quelli di Ferzan Ozpetek, che anche nella nuova serie de Le Fate Ignoranti (disponibile su Disney Plus).

A Milano - la città dove tutto o diventa fashion o degrada in degrado - gli ex gasometri diventeranno “cool”. Eppure, lo ricordiamo, “ingombrano” il panorama. Eppure sono dei giganti di metallo degni di opere d’arte da Burning Man Festival.

Quanto ci vorrà per far diventare le pale eoliche oggetti di culto? Io consiglio di chiudere il cerchio con un bel film in cui siano panorama e prospettiva finanziato dal Ministero dei Beni Culturali, che così chiuderebbe il cerchio.