Ti perdi sempre? È colpa della città in cui sei nato
Città o campagna? Non è un mistero che la vita nellemetropolipossa portare a serilivelli di stress:secondo un nuovo studio pubblicato suNature, crescere in città può ancheindebolire il nostro senso di orientamento.Ma dipende molto dalla geometria urbana. Secondo la ricerca, crescere in un posto piuttosto che un altro può affinare il nostro senso d’orientamento: chi proviene dazone ruraliriuscirà più facilmente atrovare la propria stradada solo; chi dalle città (e soprattutto dallecittà “a griglia”) faticherà un po’ di più. Per città “geometriche” o “a griglia” intendiamo tutte quelle metropoli che presentanostrade prevalentemente dritte e allineatel’una con le altre. Pensiamo aManhattan, Chicago, Buenos Aires, o al quartiere Eixample di Barcellona (quello della Sagrada Família): sono aree squadrate, con strade quasi del tutto lineari. In questi luoghi servepochissimo orientamento: da qualche parte alla fine ci si ritrova sempre. Così, più per necessità che per altro, le persone cresciute nelle zone rurali o nelle città più irregolari hanno affinato le proprie capacità esplorative. E questo perché, come avviene per il linguaggio, anchel’orientamento può svilupparsi durante la crescita. «Ciò fornisce le prove degli effetti che l’ambiente può avere sulla cognizione umana e sottolinea l’importanza della progettazione urbana nello sviluppo cerebrale», si legge nello studio. Il metodo di ricerca si è basato su un’esplorazione virtualegrazie al videogiocoCity Hero Quest, nel quale i giocatori dovevano completare diverse missioni per le strade di una metropoli. «I partecipanti che sono cresciuti in città meno entropiche[piùlineari] mostranoprestazioni migliorinei livelli di gioco meno entropici – quindi in quellicon rappresentazioni virtuali meno articolate, scrivono i ricercatori – mentre i partecipanti che sono cresciuti in città più entropiche [più contorte] sono più bravi nei livelli di gioco più complessi». Inoltre, è stato rilevato come gliutenti cresciuti in città(sia lineari che non) abbiano ottenutorisultati migliori nei livelli di gioco con aree più piccolerispetto agli utenti cresciuti nelle zone rurali, che invece brillavano maggiormente nei livelli con spazi più ampi. Questo studio potrebbe farcirivalutare il modo in cui diamo indicazioni: «Piuttosto che dirti qualcosa che dimenticherai, ti consiglierò di tenere a mente la prima parte [delle indicazioni] e, quando arriverai lì, ci saranno sicuramente tante persone alle quali potrai nuovamente chiedere», ha dichiarato alNew York TimesPaolo Santi, ricercatore delMITesterno al team dello studio. «Riguardo New York, si può dire che è progettata bene perché risponde al suo scopo principale, ovvero esplorarla facilmente. Dall’altra parte, però, se nonsfidiamo noi stessi, allora nonsfruttiamo appieno il potenziale del nostro cervello». Un altro importantissimo contributo che questa ricerca può offrire riguarda lo studio delleforme di demenza, come l’Alzheimer. «Gli autori sperano che i risultati possano portare ad altri test di esplorazione per aiutare adiagnosticare l’Alzheimer», scrive ilNew York Times. Ildisorientamento, infatti, è uno dei sintomi della malattia, il quale può manifestarsi anche prima della perdita di memoria. Oggi c’è un incremento dei casi di Alzheimer, spesso però non diagnosticati: si stima che più di40 milionidi persone nel mondo ne siano affetti o che vivano con una forma correlata di demenza.