Città

Ti perdi sempre? È colpa della città in cui sei nato

Secondo uno studio pubblicato su Nature, le persone cresciute nelle metropoli geometriche hanno più difficoltà a orientarsi. La scoperta potrebbe aprire nuovi scenari anche sulla diagnosi di alcune forme di demenza
Il quartiere Eixample di Barcellona
Il quartiere Eixample di Barcellona Credit: Logan Armstrong
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
4 aprile 2022 Aggiornato alle 11:00

Città o campagna? Non è un mistero che la vita nelle metropoli possa portare a seri livelli di stress: secondo un nuovo studio pubblicato su Nature, crescere in città può anche indebolire il nostro senso di orientamento. Ma dipende molto dalla geometria urbana.

Secondo la ricerca, crescere in un posto piuttosto che un altro può affinare il nostro senso d’orientamento: chi proviene da zone rurali riuscirà più facilmente a trovare la propria strada da solo; chi dalle città (e soprattutto dalle città “a griglia”) faticherà un po’ di più.

Per città “geometriche” o “a griglia” intendiamo tutte quelle metropoli che presentano strade prevalentemente dritte e allineate l’una con le altre. Pensiamo a Manhattan, Chicago, Buenos Aires, o al quartiere Eixample di Barcellona (quello della Sagrada Família): sono aree squadrate, con strade quasi del tutto lineari. In questi luoghi serve pochissimo orientamento: da qualche parte alla fine ci si ritrova sempre.

Così, più per necessità che per altro, le persone cresciute nelle zone rurali o nelle città più irregolari hanno affinato le proprie capacità esplorative. E questo perché, come avviene per il linguaggio, anche l’orientamento può svilupparsi durante la crescita. «Ciò fornisce le prove degli effetti che l’ambiente può avere sulla cognizione umana e sottolinea l’importanza della progettazione urbana nello sviluppo cerebrale», si legge nello studio.

Il metodo di ricerca si è basato su un’esplorazione virtuale grazie al videogioco City Hero Quest, nel quale i giocatori dovevano completare diverse missioni per le strade di una metropoli. «I partecipanti che sono cresciuti in città meno entropiche [più lineari] mostrano prestazioni migliori nei livelli di gioco meno entropici - quindi in quelli con rappresentazioni virtuali meno articolate, scrivono i ricercatori - mentre i partecipanti che sono cresciuti in città più entropiche [più contorte] sono più bravi nei livelli di gioco più complessi».

Inoltre, è stato rilevato come gli utenti cresciuti in città (sia lineari che non) abbiano ottenuto risultati migliori nei livelli di gioco con aree più piccole rispetto agli utenti cresciuti nelle zone rurali, che invece brillavano maggiormente nei livelli con spazi più ampi.

Questo studio potrebbe farci rivalutare il modo in cui diamo indicazioni: «Piuttosto che dirti qualcosa che dimenticherai, ti consiglierò di tenere a mente la prima parte [delle indicazioni] e, quando arriverai lì, ci saranno sicuramente tante persone alle quali potrai nuovamente chiedere», ha dichiarato al New York Times Paolo Santi, ricercatore del MIT esterno al team dello studio. «Riguardo New York, si può dire che è progettata bene perché risponde al suo scopo principale, ovvero esplorarla facilmente. Dall’altra parte, però, se non sfidiamo noi stessi, allora non sfruttiamo appieno il potenziale del nostro cervello».

Un altro importantissimo contributo che questa ricerca può offrire riguarda lo studio delle forme di demenza, come l’Alzheimer. «Gli autori sperano che i risultati possano portare ad altri test di esplorazione per aiutare a diagnosticare l’Alzheimer», scrive il New York Times. Il disorientamento, infatti, è uno dei sintomi della malattia, il quale può manifestarsi anche prima della perdita di memoria. Oggi c’è un incremento dei casi di Alzheimer, spesso però non diagnosticati: si stima che più di 40 milioni di persone nel mondo ne siano affetti o che vivano con una forma correlata di demenza.