Culture

Charlotte Turner Smith: la romanziera britannica che parlò di migranti e libertà

Figura di spicco di fine Settecento, visse la Rivoluzione francese che ebbe su di lei un’influenza notevole, soprattutto per la stesura dell’opera The Emigrants, in cui presero definitivamente forma i suoi ideali politici
Tempo di lettura 3 min lettura
5 maggio 2024 Aggiornato alle 15:00

Il 4 maggio del 1749 nasceva a Londra Charlotte Turner Smith, che divenne con il tempo una delle più importanti scrittrici e poetesse britanniche dell’epoca romantica di fine Settecento.

Le sue opere furono apprezzate notevolmente da personaggi illustri del campo letterario come Sir Walter Scott e Jane Austen, che la ritenne un modello dal quale prendere ispirazione per la bravura e la costante tenacia nel perseguire i propri obiettivi e ideali.

Proveniente da una famiglia molto benestante, sposò Benjamin Smith all’età di 15 anni ma poco dopo il marito venne incarcerato per la sua posizione fortemente debitoria. Questo fu solo uno degli eventi che resero il quotidiano di Charlotte Turner Smith complesso e a tratti sofferente e nel quale hanno avuto un grande peso alcune perdite che la segnarono profondamente: la morte della mamma quando era solo una bambina e dei suoi due figli.

Nella maggior parte degli scritti di Smith riecheggia questo dolore, che la rese particolarmente sensibile verso gli altri. Un aspetto che emerge prepotentemente nelle sue opere, dove si può scorgere una certa attenzione ai piaceri ma soprattutto ai dolori delle varie personalità descritte.

La scrittrice dopo la Rivoluzione francese si prese cura degli immigrati, definiti altresì èmigrés, provenienti dalla Francia, un’azione che ispirò la scrittura del suo poema narrativo dal titolo The Emigrants da cui è tratto il “Frammento descrittivo delle miserie della guerra”.

L’opera fu pubblicata per la prima volta nel 1793, quando la carriera letteraria di Smith stava prendendo una svolta più politica, colta già con la sua opera precedente Desmond, dove affronta il tema dell’uguaglianza sociale e della posizione femminile che vigeva all’epoca.

Considerata una scrittrice progressista, descrisse la povertà e l’isolamento degli immigrati in Gran Bretagna, andando spesso contro alle molte posizioni xenofobe in voga in quel periodo.

Scorrendo le pagine di The Emigrants, redatte con uno stile inquieto ma saldo e senza troppi giri di parole, la scrittrice fa rifermento a “follie e disgrazie umane” e ancora “libertà distrutta”. Il poema è suddiviso in 2 libri: il primo è ambientato nel novembre del 1792 e il secondo nell’aprile del 1793.

Nonostante i luoghi e i fatti raccontati siano differenti tra loro, in entrambi Smith si sofferma sulle vicende umane di donne e uomini migranti che da una parte sentono il bisogno di esiliarsi nel proprio dolore dovuto a svariate perdite familiari ed economiche subite; dall’altra, l’esigenza di riscattarsi, riprendere in mano la propria vita e immaginare un futuro migliore.

Emozioni e desideri identici a quelli che provano oggi bambini e adulti che sbarcano nel nostro Paese ma non solo in cerca di una vita più stabile rispetto a quella che potrebbero fare nella propria terra d’origine. A tal proposito, risulta significativo citare la conclusione, quasi una preghiera, del secondo libro The Emigrants: “Possa l’amabile libertà, nel suo fascino genuino, aiutata da una giustizia severa ma eguale, scacciare dalla terra l’orgoglio, l’oppressione, l’avarizia e la vendetta”.

Leggi anche