Diritti

Arabia Saudita: tifosi di calcio incarcerati per cori religiosi

La condanna di 12 uomini musulmani sciiti preoccupa i difensori dei diritti umani: in futuro, assistere agli eventi sportivi nell’unico Paese candidato a ospitare la Coppa del Mondo maschile del 2034 potrebbe essere molto pericoloso
Credit: Sport Press Photo via ZUMA Press
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
22 aprile 2024 Aggiornato alle 18:00

Era il 31 ottobre 2023 quando il presidente della Fifa Gianni Infantino confermava che la sede dei Mondiali di calcio 2034 sarebbe stata l’Arabia Saudita, unico Paese candidato per la Coppa del Mondo maschile che si terrà tra 10 anni. Meno di 6 mesi dopo, gli attivisti per i diritti umani lanciano l’allarme: non è sicuro assistere alle partite. Secondo alcuni esperti l’arresto e l’incarcerazione di 12 tifosi musulmani sciiti per aver intonato un coro religioso non può lasciare indifferenti.

A fine marzo l’organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch ha denunciato la condanna da 6 mesi a 1 anno di prigione per 12 uomini che avevano partecipato a una partita di calcio a gennaio: poco dopo “la polizia saudita li ha convocati (insieme a più di altri 100 tifosi, ndr) e arrestati dopo che un video in cui cantavano una canzone religiosa sciita durante una partita è stato pubblicato e diffuso sui social media”, spiega l’Ong.

“Il tribunale penale saudita di Dammam ha condannato due persone a un anno di prigione con una multa di 10.000 riyal sauditi (circa 2.666 dollari) e gli altri a un anno di prigione, con 6 mesi di sospensione, e una multa di 5.000 riyal sauditi (circa 1.333 dollari)”, aggiunge Hrw. La canzone in questione celebrava la nascita dell’Imam Ali, una figura importante nella fede musulmana sciita.

Secondo i documenti giudiziari visionati dalla Ong, gli uomini sono stati condannati ai sensi dell’articolo 6 della legge del 2007 sulla criminalità informatica dell’Arabia Saudita, con cui il Regno, secondo gli attivisti, punisce anche coloro che commettono presunti reati offline. Si tratta di leggi considerate arbitrarie, che consentono allo Stato di usarle per reprimere gruppi e credenze che non si allineano con quelle del principe ereditario Mohammed bin Salman, in carica dal 2017 e accusato di essere il responsabile della morte dello scrittore e giornalista Jamal Khashoggi, critico nei confronti del re e del principe ereditario e scomparso quello stesso anno.

Joey Shea, ricercatore saudita per Human Rights Watch, ha spiegato al quotidiano tedesco Deutsche Welle che «queste leggi prevedono pene eclatanti per questioni fondamentali relative alla libertà di espressione. Tutto ciò che può essere interpretato come una destabilizzazione dello Stato o un insulto ai leader del Paese può comportare sentenze molto pesanti che possono essere inflitte. E, in definitiva, può essere una decisione politica decidere su quali tifosi e su quale discorso reprimere. È uno scenario davvero terrificante».

Queste leggi sono già state utilizzate per reprimere cittadini sauditi (e non solo) ritenuti critici nei confronti del Regno: a marzo 2023 è stato scarcerato Saad Ibrahim Almadi, un 72enne con doppia cittadinanza saudita e statunitense arrestato nel 2022 dopo aver pubblicato diversi tweet contro il Governo saudita. L’uomo era stato condannato a 16 anni di carcere e gli era stato imposto un divieto di viaggiare per altrettanto tempo: la sua famiglia sta ancora lottando per cercare di revocarlo.

Nel caso dei tifosi, la presunta offesa sarebbe legata a una questione religiosa: in Arabia Saudita, a maggioranza sunnita, gli sciiti sono stati a lungo perseguitati e non hanno alcuna rappresentanza in posizioni di potere. I 12 uomini arrestati e condannati sono tifosi dell’Al Safa, che a gennaio ha affrontato la squadra dell’Al Bukiryah: la sede del club è nella provincia orientale dell’Arabia Saudita, dove si concentra gran parte della popolazione sciita del Paese. Dopo l’arresto, il 4 febbraio il Ministero dello Sport ha sciolto il consiglio di amministrazione dell’Al Safa FC e il Comitato Disciplina ed Etica della Federcalcio saudita ha imposto al club una multa di 200.000 riyal sauditi (53.000 dollari) insieme al divieto di spettatori per le prossime 5 partite della squadra.

Secondo il ricercatore saudita Shea, i 12 condannati dovranno affrontare «abbandono generale e condizioni terribili» e non verrà permesso loro di accedere alle cure mediche o di rimanere in contatto con le loro famiglie. Inoltre, avrebbero diritto a un appello, ma è improbabile che i tribunali (gestiti dal Governo) glielo concederanno. Per i tifosi che arriveranno da tutto il mondo la Coppa del mondo di calcio del 2034 potrebbe rivelarsi molto pericolosa, avvertono le organizzazioni per i diritti umani: «Non è assolutamente sicuro assistere a una partita di calcio in Arabia Saudita ed esprimere qualsiasi forma di opinione politica che non sia solo un sostegno acritico a Mohammed bin Salman - ha spiegato a DW Shea - Semplicemente non sappiamo come reagiranno le autorità saudite quando arriveranno tantissimi stranieri in visita, abituati a sollevare questioni durante le partite di calcio. Penso che molto probabilmente potremmo vedere più arresti, sfortunatamente, in futuro».

Secondo la European Saudi Organization for Human Rights “la crescente repressione in Arabia Saudita, da cui nemmeno lo sport e i luoghi sportivi sono esenti, coincide con gli sforzi del governo per attrarre investimenti e organizzare importanti tornei di calcio. […] Tutti gli organi ufficiali dell’Arabia Saudita - ministeri, agenzie e comitati, compresi gli organismi che dovrebbero occuparsi solo di sport - sono ora complici delle violazioni delle libertà e dei diritti fondamentali da parte delle autorità; e che ciò fa parte di una politica di intimidazione nei confronti dell’opinione pubblica saudita diventata sempre più evidente negli ultimi anni”.

Leggi anche