Bambini

Baby Erasmus: a Bologna lo scambio didattico è tra piccolissimi

Quattro bambine e quattro bambini spagnoli hanno frequentato per una settimana un asilo nido del capoluogo emiliano, condividendo con i frequentatori abituali della struttura giochi ed esperienze didattiche
Credit: Artem Podrez 
Tempo di lettura 3 min lettura
21 aprile 2024 Aggiornato alle 13:00

Non più solo studenti delle superiori o universitari. Erasmus+, il progetto che permette di partecipare a un programma di studi all’estero riconosciuto dalla propria scuola, nato nel 1987 e al quale oggi aderisce una media di quasi 20.000 studenti all’anno, apre le porte ai più piccoli.

Il nido comunale Grosso di Bologna ha infatti ospitato 4 bambine e 4 bambini spagnoli per 5 giorni, dall’8 al 12 di aprile 2024.

I piccoli, iscritti alla Escuela de Educación Infantil La Julianita della città di Aracena, in Andalusia, hanno partecipato a svariati momenti ludico-creativi e culturali preparati dalla struttura educativa, insieme a un genitore ciascuno e a 3 insegnanti della scuola andalusa. Tra le attività spiccano una passeggiata naturalistica e una nel centro storico della città, la visita a una biblioteca per bambini e alla Children’s Book Fair che si è tenuta proprio nelle giornate del Baby Erasmus.

Questo progetto di mobilità all’estero per bambini dai 3 ai 6 anni, è stato definito dall’assessore alla Scuola del Comune

Daniele Ara, «importante e innovativo, capace di mettere in dialogo i servizi, le famiglie e i bambini accomunati da un’idea di Europa che collabora e investe su un futuro di convivenza e sviluppo sociale».

Ed è proprio così perché siamo dinanzi a una grande opportunità di confronto, incremento e accrescimento socioeducativo anche per gli insegnanti, che hanno l’occasione di apprendere e abbracciare altri prototipi educativi per implementare e diffondere una maggiore interculturalità anche a livello formativo.

Allo stesso tempo, i bambini coinvolti sono messi in condizione di tessere relazioni con i propri coetanei provenienti da altri Paesi attraverso molteplici attività condivise, grazie a esempio all’utilizzo di libri per l’infanzia in lingua italiana e spagnola.

La differenza linguistica non si è tradotta infatti in un ostacolo come confermato da Alessia Cingolani, pedagogista e responsabile dei progetti internazionali area Educazione del Comune: «i bimbi si sono parlati in italiano e spagnolo, capendosi con grande spontaneità».

Un aspetto che conferma quanto spiegato da Patricia Kuhl, professoressa di Scienze del linguaggio e dell’udito e co-direttrice dell’Institute for Learning & Brain Sciences dell’University of Washington, che durante un TEDx ha sottolineato che la fase di massima attitudine di apprendimento nei confronti di una seconda lingua va da 0 a 7 anni.

Il Baby Erasmus bolognese ha dimostrato quindi di funzionare senza intoppi, estendendo anche alle fasce più piccole il principio sul quale anni fa ha gettato le proprie basi e iniziato a crescere, ovvero l’inclusione sociale.

L’auspicio è che presto il progetto possa espandersi, permettendo a sempre più bambine e bambini che frequentano l’asilo di recarsi in Spagna o altri Paesi, per vivere un’esperienza di crescita e conoscenza.

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