Diritti

I figli non nascono dal nulla

I discorsi intorno al cosiddetto “inverno demografico” vengono gestiti sempre e soltanto da chi non ha la minima considerazione per le donne come esseri umani
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23 marzo 2022 Aggiornato alle 08:00

“Fare un figlio è bello! Un figlio non è un bene privato, ma un bene comune che genera futuro e speranza”. Questo lo strillo sulla homepage degli Stati Generali della Natalità, che a maggio vedranno la loro seconda edizione. L’evento è promosso dalla Fondazione per la Natalità, che fa capo al Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, o Forum delle Famiglie (ci torno dopo: non è irrilevante). Il calo demografico dell’Italia è sicuramente un problema se rapportato al contesto attuale: le donne italiane fanno pochi figli, li fanno sempre più tardi, e questo rischia di avere pesanti ripercussioni sul settore previdenziale e in generale sull’invecchiamento della popolazione italiana.

La risposta a questo problema, però, è sempre la stessa: parlare di natalità come se i figli si facessero con la stampante 3D e non fossero messi al mondo (per lo più) dalle donne. Come se fare un figlio, o due, o addirittura tre, non fosse un processo che mette in gioco prima di tutto i corpi delle persone che devono portare avanti la gestazione, con tutti i rischi del caso. E come se fosse possibile ignorare il fatto che le donne sono sempre meno disponibili a identificare sé stesse solo come funzioni, e nello specifico quella materna, e sempre più inclini ad affermarsi al di fuori del paradigma che le vuole inquadrare solo come macchine da riproduzione.

L’Italia vuole più bambini, perché i bambini servono, sono “bene comune”, o come si legge più sotto, “capitale umano, sociale e lavorativo”. Per dirla al di fuori del gergo ammorbidito del liberismo: servono braccia. Serve gente che vada a lavorare, serve carne da cannone per la grande macchina dell’economia nazionale e mondiale, gente che sacrifichi il suo tempo al padrone per stipendi inadeguati. Per cui vedete di fabbricarla, questa gente.

Per cui natalità, natalità a tutti i costi, per respingere “l’inverno demografico”: figliare, perché figliare “È bello”. Un’affermazione apodittica, che dobbiamo prendere così come sta. È strano, però, che un’attività divertente come quella che porta a fare figli non abbia come risultato la generazione di molti bambini: è evidente che le due cose sono ormai quasi del tutto scollegate. Fare sesso è bello, fare figli un po’ meno, considerata la totale mancanza non solo di strutture e servizi che vengano incontro alla necessità primarie dei genitori, ma anche di una medicina di genere che si occupi davvero di studiare come funzionano i corpi femminili, nonché della certezza per le donne che diventano madri di poter conservare la propria identità anche dopo aver generato. Invece no: servizi zero, nidi manco a parlarne, i nostri corpi rimangono pochissimo studiati, e quando diventi madre il mondo non solo si dimentica di te, ma comincia a chiamarti “mammina” e a ricordarti ogni minuto che aver messo al mondo delle persone ti toglie ogni diritto a essere sexy. Chiedete a Chiara Ferragni, che appena mostra mezza tetta si ritrova ad avere a che fare con l’esercito delle Signore Perbene che le ricordano che essendo madre si dovrebbe coprire ed essere morigerata. Per non parlare di come viene gestito in generale il mondo, e non solo del lavoro: non serve essere Linda Laura Sabbadini per farlo notare, ma occupandosi di numeri Sabbadini sa benissimo di cosa parla.

Gli Stati Generali della Natalità se non altro si pongono il problema, per quanto in maniera superficiale, della partecipazione delle donne al mondo del lavoro. Il problema è la totale assenza di uno sguardo femminista sulla questione: le femministe si sono occupate in lungo e in largo dell’economia della cura e della creazione di un sistema che abbandoni le antiche logiche maschili e metta l’esperienza femminile al centro della definizione delle regole d’ingaggio, contribuendo alla creazione di un sistema che permetta di scegliere in un senso o nell’altro senza che la società ne soffra. Gli speaker del 2022 non sono ancora stati annunciati, ma l’edizione 2021 è stata aperta da Papa Francesco, giusto per capire qual è il tipo di indirizzo.

Se il nome Forum delle Famiglie vi diceva qualcosa, è perché fino al 2015 uno dei consiglieri nazionali era un certo Simone Pillon, co-fondatore del Family Day. A questo punto si comincia a chiarire un punto, e cioè quel “figli bene comune” non è altro che la versione 2022 di “fertilità bene comune”, uno degli slogan che nel 2016 portarono al ritiro della campagna di lancio del Fertility Day. Il sito del Forum delle Famiglie continua a parlare di fertilità femminile e del famoso Fertility Day con gli stessi toni, oscillanti fra il terroristico (non ci bastassero le nonne che ci mettono ansia rispetto all’invecchiamento delle nostre ovaie, ci si mettono pure le associazioni cattoliche) e l’utilitaristico. Il sunto: i nostri corpi sono necessari strumenti, appartengono alla comunità, non certo a noi. E questa crisi demografica va risolta con la persuasione, se non proprio con la coercizione: bisogna convincere le donne che fare figli è bello, e per farlo chiamiamo calciatori milionari che di sicuro si possono permettere di pagare plotoni di tate e nidi con educatrici che parlano quattro lingue. Interessante anche ricordare che nella coppia che contiene il calciatore milionario non è comunque lui quello che ha partorito, ma è senza dubbio lui il motivo per cui la coppia è stata invitata.

Altro dettaglio non trascurabile: un forum che parla di natalità non fa il minimo cenno alla maternità consapevole, che si ottiene solo quando le donne sono davvero libere di scegliere, e possono quindi utilizzare la contraccezione o interrompere una gravidanza indesiderata. Perché il focus, ancora una volta, non è certo mettere le persone nelle condizioni di trovare davvero “bello” il fatto di avere figli, ma semplicemente esortare a farne più possibile per pagare le pensioni, e poi quello che succede succede. Perché in fondo il grande non detto è sempre quello: i bambini che mancano sono i bambini bianchi, i bambini ariani, quelli degli italiani a denominazione d’origine protetta. Il suprematismo bianco non è mai assente dalle logiche delle destre cattoliche che sostengono eventi come il Family Day e il World Congress of Families, per citarne solo due che sono riconducibili al Forum delle Famiglie. Le “culle vuote” sono vuote di bambini nostrani, mentre quelli che con i genitori cercano di arrivare in Europa da rotte che non siano i corridoi umanitari riservati ai profughi ucraini, quelli li lasciamo alla porta, al freddo.