Diritti

Crown Act: mai più discriminazioni per i capelli

La Camera dei Rappresentanti Usa ha approvato un disegno di legge che tutela le persone afroamericane, troppo spesso discriminatǝ nei luoghi di lavoro e a scuola per i loro ricci naturali e le acconciature tipo dreadlocks, treccine, nodi bantu
Credit: Clarissa Carbungco
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
23 marzo 2022 Aggiornato alle 13:30

Esistono tre macro tipologie di capelli: i cimotrichi, naturalmente lisci o ondulati e tipici delle persone bianche; gli ulotrichi, ovvero i ricci neri degli afrodiscendenti; i lissotrichi, lunghi e spessi, tipici delle persone di origine asiatica e native americane. Negli Stati Uniti gli ulotrichi (come le acconciature afro, le treccine, i nodi bantu e i dreadlocks) sono stati per lungo tempo oggetto di discriminazione razziale. Ma, forse, il paese è ora pronto a fare un passo in avanti.

Il 18 marzo è stato approvato alla Camera dei Rappresentanti il disegno di legge Crown Act of 2022, per la tutela degli afroamericani dalla discriminazione per i propri capelli. La proposta è passata con 235 voti (contro 189) e con il sostegno di 14 repubblicani. Ora è tutto nelle mani del Senato. In realtà, in alcuni stati sono già presenti simili divieti: il primo in assoluto è stato imposto in California nel 2019.

Secondo l’organizzazione Crown Act, l’86% delle adolescenti nere ha subito discriminazioni per i propri capelli all’età di 12 anni; molte altre all’età di 5. E se da una parte il 90% delle ragazze nere pensa che i propri capelli siano bellissimi, dall’altra le microaggressioni e le discriminazioni che quotidianamente subiscono influenzano il modo in cui le giovani portano i capelli. «L’80% delle donne nere ha più possibilità di trovarsi d’accordo con la frase “Devo cambiare i miei capelli naturali per adeguarmi agli standard del mio ufficio” rispetto alle donne bianche», ha rilevato l’organizzazione.

Come ha riportato il Washington Post, durante il dibattito alla Camera la rappresentante del New Jersey Bonnie Watson Coleman (che nel 2021 ha proposto per la prima volta la legislazione) ha citato alcuni esempi di persone nere a cui è stato negato il lavoro, un alloggio o un trattamento paritario a causa dei loro capelli. «E perché vengono loro negate queste opportunità? Perché ci sono persone che ritengono che tu non sia degno di accedere a quei servizi, perché i tuoi capelli sono crespi, intrecciati, annodati o non sono lisci, biondi o castani chiaro», ha aggiunto.

In tutta risposta, i repubblicani hanno accusato i democratici di aver perso di vista i veri problemi che l’America deve affrontare. «Ma questo è un problema per le famiglie nere - ha detto Al Green, rappresentante dello stato del Texas - Perché quando qualcuno torna a casa ed è stato licenziato a causa dei suoi capelli, è un problema. Questa è disoccupazione, quindi abbiamo il dovere e l’obbligo di fare quello che stiamo facendo».

Mentre si spera per l’approvazione finale al Senato, la Crown Act continua la sua attività di sensibilizzazione sul tema. La scorsa settimana l’organizzazione ha condiviso sul proprio profilo Instagram la storia di Jacob Rush, giovane liceale a cui il suo istituto ha cercato di negare la partecipazione alla cerimonia del diploma per i suoi dreadlocks. «Questa è la nostra cultura. Questo è quello che siamo», ha scritto in un post la madre del ragazzo. Il liceo ha poi ritirato la richiesta, dopo che una petizione a sostegno di Jacob è diventata virale.

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