Culture

Amalia Guglielminetti, la “poetésse italienne de la rébellion”

La definì così un giornalista francese, centrandone l’essenza. Nata in un’epoca in cui la voce delle donne era spesso silenziata, con i suoi scritti diede un contributo fondamentale all’emancipazione femminile
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7 aprile 2024 Aggiornato alle 13:00

Il 4 aprile del 1881 nasceva a Torino Amalia Guglielminetti, poetessa e scrittrice di grande fama, la cui personalità forte e carismatica non venne però sempre apprezzata dalla società di allora.

L’ex capitale d’Italia stava per diventare, verso la fine del XIX secolo, il polo dell’innovazione industriale ed era pronta al cambiamento, ma principalmente da un punto di vista economico e strutturale.

Anche se secondo diverse ricerche la popolazione femminile dell’epoca in città non pensava unicamente a marito, figli e faccende di casa ma anche a costruirsi una propria identità, la società non era ancora predisposta e incline ad accogliere (nemmeno tollerare) donne e giovani ragazze completamente libere, autonome, indipendenti e anticonformiste, peculiarità caratteriali di Amalia Guglielminetti che portava avanti con estremo orgoglio e tenacia.

La sua infanzia fu cruciale nell’indirizzarla a diventare una donna sicura di sé e indubbiamente anticonformista per l’epoca. A seguito della morte del padre, avvenuta quando era solo una bambina di 5 anni, iniziò a vivere con il nonno paterno, colui che inventò nel 1860 la borraccia utilizzata tutt’oggi anche se con materiali e tipologie differenti rispetto al passato.

Il nonno diede ad Amalia un’educazione molto rigida e religiosa e proprio all’interno di questo contesto in cui non si sentiva in linea iniziò a formarsi in maniera sempre più evidente il suo carattere forte e il desiderio di emancipazione che voleva trasmettere alle sue coetanee ma non solo.

Una volta diventata maggiorenne cominciò ad avvicinarsi al mondo della poesia come autodidatta debuttando con Voci di giovinezza, seguito dopo pochi anni da Le vergini folli. Si trattano di due raccolte poetiche in cui spicca l’ambizione dell’autrice di mostrare un universo femminile ancora poco conosciuto e nascosto nella Torino del ‘900.

In particolare, le pagine del secondo libro hanno l’intento di esaltare le particolarità psico-fisiche delle donne. La poesia le più lodate contenuta all’interno del volume recita: “Lodate voi, dagli occhi di gazzelle dolci, che un raggio abbaglierà domani, attonite a un fiorir di cuori umani come di rose in primavere belle”. E ancora: “Più lodata colei che avrà premuto nell’anima il singulto e il sogno caro sola, nell’ombra del suo duolo muto”.

Sono versi delicati, romantici e ricchi di vibrazioni emotive che portano le lettrici e i lettori a una riflessione profonda sull’anima femminile, vista da una prospettiva diversa, nell’ambiente in cui tutte le donne e la stessa Amalia vivevano il loro quotidiano.

Considerata una femme fatale e una femme poète, Gabriele D’Annunzio parlò di Amalia come «l’unica vera poetessa che oggi abbia l’Italia», riguardo soprattutto al suo primo romanzo, Gli occhi cerchiati d’azzurro, che narra la storia di due donne, una mamma e la sua primogenita, recluse in un castello situato sulle Langhe. Il ruolo della figlia è cruciale e lo si evince quando Amalia scrive che “sua figlia le aveva insegnato a sorridere e amare, ma ella sorrideva e amava in silenzio”. La madre “appariva così una donna insignificante, senza intelligenza e senza cultura”, anche se disponeva di una formazione intellettuale elevata grazie anche a una grossa quantità di libri che teneva nel posto in cui risiedeva continuamente nell’ombra.

Amalia Guglielminetti in ogni poesia e in tutte le sue scritture mostrava uno spaccato della società in cui le donne non trovavano ancora la giusta collocazione.

Alfred Mortier, giornalista, drammaturgo e traduttore francese, la definì «poetésse italienne de la rébellion» per la sua attitudine ad andare sempre controcorrente.

Poteva sembrare a tratti contraddittoria nei suoi ideali, specialmente quando scrisse al suo amato Guido Gozzano una lettera rivolta alle femministe che presenziarono al Primo Congresso delle Donne Italiane, svoltosi a Roma dal 23 al 30 aprile del 1908: “tutte così poco accoglienti, così poco fraterne, così intimamente sconosciute e ostili quasi lʼuna allʼaltra”.

In realtà, Amalia si rivolgeva a donne unite e collaborative, che non avevano timore di uscire fuori dal coro facendo valere i propri diritti. Le sue parole e i suoi pensieri erano indirizzati a tutte coloro che avevano dovuto lasciar perdere un amore tanto atteso, un sogno che poi si è infranto e una vita vissuta a metà.

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