Diritti

India: la nuova legge che limita l’accesso alla cittadinanza ai musulmani

Mentre l’islamofobia cresce nel Paese, il Citizenship Amendment Act agevola l’ottenimento del passaporto indiano per chi fugge dalle persecuzioni religiose, eccetto i migranti di fede musulmana
Credit: EPA/JAGADEESH NV 
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13 marzo 2024 Aggiornato alle 17:00

In India sono scoppiate alcune proteste per l’attuazione di una controversa legge sulla cittadinanza in vista delle elezioni nazionali che inizieranno il 21 marzo. Il Citizenship Amendment Act è stato approvato nel 2019 e lunedì 11 marzo il Governo indiano ha deciso di attuarlo introducendo per la prima volta nel Paese come criterio di accesso alla cittadinanza quello della religione, che secondo i critici discrimina le persone di fede musulmana.

La legge accelera le richieste di cittadinanza indiana di indù, parsi, sikh, buddisti, giainisti e cristiani fuggiti in India dalle persecuzioni religiose in Afghanistan, Bangladesh e Pakistan, rendendoli idonei a compiere la loro richiesta per i documenti a 5 anni dal loro arrivo nel Paese. Prima della sua applicazione, la religione non rappresentava un fattore determinante per permettere ai migranti di ottenere un passaporto indiano e tutti coloro che lo richiedevano dovevano attendere 11 anni prima di avviare le pratiche.

Il Citizenship Amendment Act non include i profughi musulmani in cerca di asilo che, per richiedere la cittadinanza, resteranno vincolati alla legislazione precedente. Dopo l’annuncio del presidente Narendra Modi, Amnesty International India ha detto che la legge viola i valori costituzionali di uguaglianza e “legittima la discriminazione basata sulla religione”.

Già nel 2019 Human Rights Watch aveva dichiarato che la legge è discriminatoria nei confronti dei musulmani. Quell’anno, dopo l’adozione della legge da parte del parlamento indiano, all’intervento della polizia che si era scontrata con gli studenti in protesta nei campus universitari erano seguiti decine di arresti e 6 morti.

Secondo alcuni gruppi per i diritti umani, sotto il Governo odierno l’islamofobia in India è in aumento. Nel 2023, il centro di ricerca India Hate Lab ha documentato una media di 2 eventi di incitamento all’odio nei confronti dei musulmani al giorno in tutto il Paese. Il 75% di essi si è verificato negli Stati federali governati dal partito del premier Modi (ci sono stati anche morti e feriti).

Ora che la legge è entrata in vigore, nello Stato meridionale del Kerala, guidato dal partito comunista indiano di opposizione rispetto al Partito popolare al Governo, il primo ministro Pinarayi Vijayan ha indetto proteste a livello statale: «Questa legge ha lo scopo di dividere la gente e minare i principi fondamentali della Costituzione», ha detto, aggiungendo che il Citizenship Amendment Act non sarà attuato nel suo Stato.

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