Diritti

Uk: stupri e molestie sessuali sulle operatrici sanitarie straniere

Il Bureau of Investigative Journalism, in collaborazione con Citizens Advice, ha raccolto le testimonianze di 175 persone che lavorano nel settore con il visto per operatori sanitari e assistenziali. Per paura di perderlo, sono costretti a tacere
Credit: Ben Iwara
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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13 marzo 2024 Aggiornato alle 10:00

Costretti a tacere su stupri e abusi per paura di non perdere il visto e il lavoro.

È accaduto a operatrici e operatori stranierə del settore sanitario nel Regno Unito, secondo un’indagine del Bureau of Investigative Journalism (TBIJ) e di Citizens Advice.

Le due organizzazioni hanno raccolto le testimonianze di quasi 175 persone che lavorano per circa 80 operatori sanitari tramite il visto per operatori sanitari e assistenziali. Dozzine di lavoratori e lavoratrici migranti hanno raccontato di aver subito molestie, violenze sessuali o trattamenti degradanti dai loro responsabili, o sponsor.

Le storie raccolte in “Visa system forces care workers to stay silent on rape and abuse” (Il sistema dei visti costringe gli operatori sanitari a tacere su stupri e abusi) rivelano che “le persone che costituiscono una parte vitale della nostra forza lavoro dell’assistenza sociale temono di sollevare preoccupazioni sugli abusi sul lavoro”, spiega l’inchiesta, “in gran parte perché l’attuale sistema dei visti li rende dipendenti dal loro datore di lavoro per il loro diritto di rimanere e lavorare nel Regno Unito. E qualsiasi denuncia, anche se accolta, può far partire il ticchettio dell’orologio, lasciando loro appena due mesi per evitare il rischio di espulsione”.

Sarebbe successo ad Abena (nome di fantasia, così come tutti gli altri riportati nell’indagine), “una lavoratrice migrante proveniente dall’Africa meridionale”, che ha raccontato di essere stata “violentata ripetutamente dal suo manager in una casa di cura del Regno Unito”.

La donna non si è sentita in grado di denunciarlo alla polizia per paura di perdere il lavoro e il visto. Il caso di Bernice, originaria dei Caraibi, è simile: il suo padrone di casa, quella predisposta dal suo sponsor, l’avrebbe molestata sessualmente.

Gli abusi riguardano anche condizioni di lavoro precarie e di sfruttamento, come nel caso di un’assistente sanitaria che ha raccontato di essere stata costretta a lavorare 20 ore al giorno senza interruzioni. O in quello di una badante originaria del Ghana, Chidera: una volta sarebbe rimasta quasi quattro mesi senza un giorno libero. “Dopo essersi lamentata con un manager, è stata minacciata di essere licenziata e di vedersi revocato il visto”, riporta TBIJ. Altri operatori sanitari hanno raccontato di aver subito furti salariali, di aver pagato fino a 30.000 sterline in commissioni di reclutamento illegali, di aver ricevuto meno ore di quanto promesso e persino di essere rimasti indigenti a causa delle condizioni di lavoro vissute nel settore sanitario.

Secondo i dati del governo britannico, nel 2023 sono stati concessi quasi 106.000 visti agli operatori sanitari - il triplo rispetto allo stesso periodo del 2022 - perlopiù provenienti da India, Nigeria, Zimbabwe, Ghana, Bangladesh e Pakistan. Nel Regno Unito i visti per gli operatori sanitari o assistenziali vengono concessi quando chi li richiede riceve un’offerta di lavoro da un datore di lavoro britannico approvato, noto appunto come sponsor. Il loro diritto di soggiornare e lavorare nel Paese dipende dal datore di lavoro. Perderlo, spiega l’inchiesta, significa avere, al massimo, “60 giorni per trovare un nuovo sponsor lavorativo o lasciare il Regno Unito, una volta contattati dal Ministero degli Interni”.

Alcunə lavoratorə vivono “anche in alloggi forniti dai loro datori di lavoro, che potrebbero perdere se lasciano il lavoro o vengono licenziati”. Questo meccanismo, secondo l’indagine, darebbe molto potere ai responsabili, a cui i lavoratori migranti rimangono legati per tutta la durata del visto, e li esporrebbe a un rischio maggiore di sfruttamento.

«Lavoriamo su molte questioni difficili a Citizens Advice, ma questa è una delle più strazianti a causa della nostra limitata capacità di aiutare le persone a trovare una via da seguire», ha dichiarato Kayley Hignell, la direttrice a interim delle politiche dell’ente di beneficenza che fornisce supporto confidenziali su questioni come i debiti e gli alloggi. «La nostra indagine mostra che ci sono potenzialmente migliaia di persone intrappolate in un sistema che le lascia vulnerabili ad abusi e minacce, incapaci di lamentarsi e spesso perdendo migliaia di sterline. Queste persone sono professionisti qualificati che mantengono attivi i nostri servizi sanitari… la cosa migliore che possiamo fare a volte è aiutarli ad accedere a un banco alimentare».

Il 30% di chi ha raccontato di essere stato maltrattato sul lavoro afferma di avere paura di esprimere preoccupazioni nei confronti del proprio manager o datore di lavoro perché temono ritorsioni, inclusa la perdita del lavoro e del visto, e minacce alla propria sicurezza.

L’inchiesta è partita quando, all’inizio dello scorso anno, il personale di Citizens Advice ha registrato un aumento delle chiamate da parte di lavoratrici e lavoratori migranti con il visto per operare nel settore sanitario e assistenziale.

Da allora, l’ente benefico ha raccolto prove da 150 lavoratori, “anche se il numero reale delle persone colpite è probabilmente molto più alto”, e poi le ha condivise in forma anonima con TBIJ, che a sua volta ha parlato con altri 22 operatori sanitari. “I lavoratori si sentono intrappolati in queste situazioni”, spiega l’inchiesta, “perché le loro disposizioni sui visti penalizzano la denuncia delle irregolarità”.

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