Culture

Chi è Kenneth Grahame e cosa c’entra con il divario lavorativo di genere

In vista della Giornata Internazionale dei diritti delle Donne, ti raccontiamo la storia di uno scrittore, nato l’8 marzo 1859, che si dedicò alla figura della donna per risaltarne le innumerevoli competenze nel mondo del lavoro
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7 marzo 2024 Aggiornato alle 19:00

Tutti gli anni, ormai da molto tempo, l’8 marzo si celebra la Giornata Internazionale dei diritti delle Donne. L’obiettivo principale è stato quello e lo è tuttora di commemorare da una parte, i successi socioculturali, economici e politici raggiunti dalle donne; dall’altra, di ricordare le discriminazioni nei loro confronti, passati e attuali con il forte auspicio che non si verifichino più.

Questa festività venne istituita nel 1944 nei territori liberati dell’Italia a seguito della fondazione dell’Unione Donne Italiane (UDI).

In quell’epoca, tutto il genere femminile rivendicava già il proprio status sociale soprattutto riguardo alle attività lavorative.

Correva il XX secolo e il richiamo degli uomini all’ordine per combattere la guerra diede in un certo senso l’occasione alle donne di farsi valere specialmente in campo lavorativo.

Difatti, svariate mansioni considerate inizialmente solo per i maschi, vennero poi portate avanti da mamme, ragazze e signore più grandi d’età con rispetto e dignità.

Tuttavia, gli squilibri e i divari di genere sul mercato del lavoro è una questione che risale ancor prima del periodo preso in considerazione fino a ora.

Esistono numerose opere che parlano di questa importante tematica ma, in riferimento all’evento di oggi, risulta importante ricordare Kenneth Grahame, scrittore di origine scozzese che nacque proprio l’8 marzo del 1859, in un’epoca molto complessa per le donne.

Queste ultime vivevano continuamente in subordinazione rispetto agli uomini che non permettevano loro di esercitare una determinata professione in piena libertà.

Alcune riuscivano a diventare insegnanti; altre e purtroppo nella maggior parte dei casi, dovevano pensare alla casa, al marito e ai figli.

Grahame affronta tale tematica nel suo libro La tagliateste dove narra la storia di una ragazza di nome Jeanne che eredita il lavoro del padre a seguito del suo decesso.

La notizia venne appoggiata dal Sindaco del piccolo comune francese di Saint Radegonde dove è ambientato il racconto ma non dal cugino il cui nome era Enguerrand e che ambiva al lavoro dello zio.

Il ragazzo era riconosciuto dalla collettività come un avvocato apparentemente di alto livello; in realtà, non eccelleva davvero nella sua professione. Pensava tuttavia di poter ottenere l’occupazione perché era un uomo e quindi più abile, capace e competente.

Le pagine del secondo capitolo toccano proprio questo argomento descrivendo l’incontro dei due cugini dove Enguerrand confessò alla protagonista della storia che non riteneva propriamente corretto e giusto la scelta fatta. Lui stesso definì l’impiego da lei portato avanti “poco femminile”.

La ragazza, alla luce delle considerazioni fatte dalla controparte, ribatté affermando con orgoglio e sicurezza che si trattavano unicamente di “pregiudizi maschili” i quali non lasciavano spazio, in alcun modo, a considerazioni lodevoli e positive nei confronti delle lavoratrici.

Il romanzo La tagliateste non rientra tra i più famosi dell’autore, riconosciuto principalmente per i suoi scritti di genere fantasy.

Nonostante ciò, ha lasciato un’impronta alquanto rilevante perché ha preso in esame delle problematiche oscurate dal XIX secolo e nei periodi a seguire.

Grahame mette al centro la figura della donna parlando di dignità e diritti.

Cita nel terzo capitolo, riferendosi al personaggio principale, queste frasi di estremo valore “nell’abbracciare una professione non aveva pensato neppure un momento che questa potesse costituire un ostacolo a quella ammirazione che, da donna, le spettava di diritto”.

Un racconto scorrevole ma intenso e a tratti anche ironico. Allo stesso tempo, appare notevolmente profondo e tenace nel portar avanti il ragionamento principale, ovvero che tutti gli individui possono lavorare indipendentemente dal genere di appartenenza.

L’autore, inoltre, pone tutti coloro che si accingono a leggere la vicenda da lui stesso raccontata, a riflettere sul perché la società considerava la donna inadeguata in particolari attività, definite dure e impegnative e non alla loro portata.

Sono domande che ancora vengono fatte nel contesto sociale di oggi ove, per fortuna, sono stati fatti numerosi e concreti progressi in alcuni Paesi. In altri però, la strada è ancora lunga.

Se da una parte, infatti, l’International Labour Organization (Ilo) conferma un incremento maggiore delle donne nel mondo del lavoro a differenza degli anni passati, dall’altra dichiara che il divario di genere è ancora elevato, più di quanto si possa immaginare.

Secondo i dati pubblicati nel 2023 dall’agenzia specializzata delle Nazioni Unite, il 15% delle donne in età lavorativa avrebbe il desiderio e l’intenzione di avanzare professionalmente, rispetto invece 10,5% degli uomini che riescono realmente a farlo.

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