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Aiuto! Ho il burnout anti-Trump

Sempre più democratici si definiscono “esauriti” dall’idea di dover fronteggiare un’altra corsa alle presidenziali del tycoon. E come non capirli? Tra Donald e Joe (Biden), non si capisce chi è nei guai di più
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Jon Tyson 

Tempo di lettura 4 min lettura
4 marzo 2024 Aggiornato alle 20:00

In attesa del “Super Tuesday” di domani, 5 marzo, quando 15 grandi Stati americani andranno al voto per le primarie, Donald Trump ha portato a casa la prima sconfitta dopo cinque successi consecutivi contro la sfidante Nikki Haley, a Washington DC. Ma ha segnato anche una importante vittoria grazie alla pronuncia unanime della Corte Suprema, che oggi ha ribadito la sua ammissibilità alla corsa elettorale (messa in dubbio in alcuni stati come il Colorado per il suo ruolo nell’assalto di Capitol Hill del 6 gennaio 2021). Forte di questo nuovo via libera, Trump punta quindi a riprendersi la scena alle prossime Presidenziali del novembre 2024.

Un’ipotesi che, come ha riportato un articolo del New York Times, pare stia gettando nell’ansia molti elettori democratici, gli stessi che “nel 2017 hanno indossato cappelli rosa per marciare su Washington e urlare la loro furia contro Donald”.

Gli stessi che hanno unito le loro forze per far eleggere Biden nel 2020 come se fosse un’emergenza nazionale. “Ma quest’anno” scrive il Nyt “gli elettori anti-Trump sono alle prese con un altro sentimento potente: il burnout”. In altre parole: l’esaurimento.

Da una parte, la campagna elettorale del Presidente procede con qualche intoppo: nelle primarie del Michigan, per esempio, Biden ha avuto sì l’80% dei consensi ma quasi 100.000 voti sono andati uncommitted (non schierati) su suggerimento della grandissima comunità araba che vive nello Stato e che non condivide l’appoggio governativo a Israele. Proprio in questa occasione, a Biden, immortalato mentre mangia un gelato, è stato chiesto di impegnarsi per un accordo di pace e per un cessate il fuoco definitivo in Palestina.

Dall’altra parte c’è sempre più la preoccupazione anche tra i democratici che le “accuse” a Biden sui suoi vuoti di memoria dovuti all’età e sulle sue gaffe non siano così infondate: se venisse rieletto, gli Stati Uniti si troverebbero infatti con un Presidente che a fine mandato avrà 86 anni.

L’ultima gaffe proprio con la premier italiana Giorgia Meloni, durante l’incontro del 3 marzo nello Studio Ovale della Casa Bianca. Biden ha confuso Gaza con l’Ucraina: «Nei prossimi giorni ci uniremo ai nostri amici in Giordania e ad altri per effettuare lanci di cibo e rifornimenti aggiuntivi in Ucraina», ha detto. E ora si attende il suo terzo discorso alla Nazione (The state of the union speech) previsto per il 7 marzo.

Nelle scorse settimane la vicepresidente Kamala Harris aveva dichiarato di sentirsi “pronta” in caso di necessità, lasciando intendere di essere libera per una possibile candidatura al posto di Biden se dovesse rendersi necessario in futuro o se lui stesso decidesse di uscire di scena dopo il Congresso democratico di giugno, una sorta di Piano B ipotizzato anche dal sito politico.com.

Un attacco diretto all’età critica del presidente Usa è poi arrivato anche dal vice presidente del Consiglio di sicurezza nazionale russo Dmitry Medvedev, che senza troppi giri di parole ha definito Biden «un nonno che diventa ogni giorno più debole con un’andatura incerta in uno stato di demenza persistente».

Se non bastasse, il figlio Hunter Biden ha dovuto testimoniare il 28 febbraio a porte chiuse davanti alla Commissione di sorveglianza della Camera americana, nell’ambito dell’indagine sull’impeachment del padre. «Gli errori li ho commessi io, non lui» ha dichiarato. «Sono qui oggi per fornire l’unico fatto incontestabile che dovrebbe porre fine alla falsa premessa di questa inchiesta: non ho coinvolto mio padre nei miei affari».

Secondo un sondaggio del 2023 del Pew Research Center citato dal New York Times, i democratici non sono soli nella loro stanchezza politica: il 65% degli americani ha affermato di sentirsi sempre o spesso esausto quando pensa alla politica. La possibilità di ritrovarsi un presidente con 91 accuse di reato nel curriculum non entusiasma l’elettorato.

Dal canto suo, Donald Trump non perde tempo per sviare l’attenzione sui suoi guai e ha appena dichiarato che se verrà rieletto espellerà dagli Stati Uniti il principe Harry d’Inghilterra. Il duca di Sussex sarebbe infatti nella nella bufera perché secondo il think tank americano The Heritage Foundation avrebbe mentito sui suoi documenti per ottenere il visto di ingresso negli Usa.

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