Ambiente

Cattura e stoccaggio CO2: qual è la strategia Ue

Le tecnologie di Carbon Capture Utilization and Storage mirano a ottenere maggiore rilevanza all’interno degli investimenti europei e nazionali. Ma sarà necessario l’intervento di ingenti fondi privati
Credit: Marcin Jozwiak 

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27 febbraio 2024 Aggiornato alle 08:00

Quando si parla di transizione ecologica è impossibile non fare riferimento alla decarbonizzazione, concetto cardine che racchiude in sé tutta una serie di percorsi e tecnologie mirati a ridurre il più possibile le emissioni di gas climalteranti da parte di imprese e cittadini. Nel lungo elenco di strumenti capaci di fornire energia e allo stesso tempo rispettare l’ambiente, però, ne esiste una che vede nella CO2 non un nemico da sconfiggere, bensì una risorsa di immenso valore da proteggere in modo da usarla a fin di bene.

Parliamo delle tecnologie per la cattura di anidride carbonica finalizzata al suo stoccaggio o al suo utilizzo, tutte volte a valorizzare la CO2 in modo da ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera e mitigare i cambiamenti climatici.

Il processo di Carbon Capture Utilization and Storage (Ccus) ha come punto di inizio la cattura, che si basa sulla separazione della CO2 da tutti gli altri gas di scarico che fuoriescono dai camini di impianti industriali, centrali elettriche e altre tipiche sorgenti di emissioni inquinanti. In questo modo, l’anidride carbonica viene “catturata per poi essere compressa e trasportata facilmente via mare o via terra.

A questo punto, si aprono due strade possibili. La CO2 catturata può essere stoccata in depositi geologici sotterranei già esistenti, come giacimenti di idrocarburi esauriti e dismessi o acquiferi salini, impendendone così il rilascio nell’atmosfera. Oppure, la stessa anidride carbonica può essere utilizzata in diversi processi industriali come vera e propria materia prima per la produzione di combustibili sintetici, attraverso processi di sintesi chimica che possono essere impiegati per alimentare veicoli e macchinari offrendo un’alternativa ai combustibili fossili tradizionali. Così come è possibile utilizzarla anche nella produzione di una vasta gamma di prodotti chimici e nell’industria alimentare (per esempio per dare effervescenza alle bibite e all’acqua minerale).

Questa tecnologia rientra fra le principali strategie lanciate dalla Commissione europea in una raccomandazione pubblicata a inizio febbraio in cui si poneva l’obiettivo di tagliare le emissioni del 55% entro i prossimi 6 anni (rispetto ai livelli del 1990) e successivamente del 90% entro il 2040. Le prime applicazioni di Ccs risalgono dal secolo scorso: più precisamente al 1972, anno in cui entra in funzione il primo impianto di trattamento di gas naturale di Terrel, in Texas e dal 1996 il progetto norvegese Sleipner è stato il primo al mondo dedicato allo stoccaggio geologico della CO2 per fini esclusivamente ambientali.

A livello europeo, già nel 2013 l’EU Emissions Trading System, il sistema di scambio delle emissioni di carbonio avviato nel 2005 fra i paesi dell’Unione europea, incentivava la cattura e lo stoccaggio permanente della CO2. Il lento, ma costante, percorso europeo nell’implementazione di questa tecnologia ha accelerato nel 2022, quando Bruxelles ha messo a punto la proposta di un quadro di certificazione per l’eliminazione del carbonio.

Nel tentativo di delineare tempi e modalità per lo sviluppo di queste tecnologie, il lascito della Commissione al nuovo esecutivo che si formerà dopo le elezioni di giugno si troverà davanti l’obiettivo di stoccare almeno 50 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030. Una cifra ambiziosa, che presuppone la messa a punto di una filiera solida ed efficiente, capace di fare rete fra gli stati membri e di assicurare un posto privilegiato al carbonio fra le fonti utilizzabili per decarbonizzare i processi industriali e i trasporti dopo il 2040.

Da questo punto di vista, l’Italia è fra i 20 paesi europei ad aver incluso la cattura della CO2 fra le tecnologie strategiche per la transizione ecologica. Alla luce della raccomandazione della Commissione, saranno proprio le politiche ecologiche dei singoli governi a occupare un ruolo chiave nella spinta allo stoccaggio e all’utilizzo di anidride carbonica, specialmente nei settori hard to abate, come quelli della produzione di cemento, acciaio, vetro (ma anche raffineria di petrolio e industria cartaria), filiere di imprese che presentano difficoltà significative nel ridurre le emissioni di gas serra attraverso le tecnologie e le soluzioni attualmente disponibili.

Nell’attesa che i 7 paesi membri rimanenti si attivino per il riconoscimento del Ccus, le stesse istituzioni europee si occuperanno di fornire maggiore propulsione alla valorizzazione della CO2 sviluppando entro i prossimi 2 anni una piattaforma dove domanda e offerta di stoccaggio potranno incontrarsi e generare un vero e proprio mercato, con notevoli implicazioni positive per lo sviluppo economico europeo.

In campo c’è una dotazione di diversi miliardi di euro di fonte comunitaria pronta a investire in questi progetti: tra i principali contributori spiccano il Fondo per l’innovazione insieme a Horizon Europe. Il sostegno più forte, però, proviene e dovrà provenire direttamente dai privati, come si evince dal Climate Innovation Fund da un miliardo di dollari di Microsoft, che già in precedenza ha acquistato 1,4 milioni di tonnellate metriche di CO2 per raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050.

In tutto ciò, l’Italia fa la sua parte. È recentemente iniziata la prima fase del progetto Ravenna CCS a opera di Eni e Snam, che consiste nella realizzazione di una infrastruttura di stoccaggio della CO2 per catturare l’anidride carbonica direttamente dai camini industriali e trasportarla, tramite tubazioni interrate, alla futura stazione di pompaggio di Casal Borsetti (in provincia di Ravenna) per poi raggiungere i giacimenti esauriti a oltre 2500 metri sotto il fondale marino, in cui l’anidride carbonica verrà accumulata e stoccata.

Questo Hub punta a diventare uno dei siti di stoccaggio più grandi del mondo e diventerà ufficialmente operativo a partire dal 2027, con una capacità stimata intorno ai 500 milioni di tonnellate di CO2.

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