Economia

Usa: ecco come l’Inflation Reduction Act traina la crescita delle industrie green

Secondo le stime statunitensi, l’Ira porterà nelle casse statali fino a 851 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. Intanto sempre più aziende decidono di lasciare l’est Europa per trasferire le sedi negli States, proprio per le agevolazioni fiscali fornite dalla misura
Credit: Michael Reynolds / Pool via CNP 
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16 febbraio 2024 Aggiornato alle 17:00

La storica legge sul clima del presidente Biden, l’Inflation Reduction Act, ha raccolto l’interesse internazionale per i suoi sussidi; l’obiettivo finale è implementare progetti di energia pulita negli Stati Unit.

L’Inflation Reduction Act (Ira), che i democratici hanno approvato nell’estate del 2022, include crediti d’imposta e altri sussidi per le tecnologie energetiche a basse emissioni che hanno lo scopo di aiutare a “svezzare” gli Usa dai combustibili fossili.

Questa misura sta determinando una rapida crescita (maggiore rispetto alle aspettative) sia degli acquisti di veicoli elettrici che dei progetti legati all’energia rinnovabile.

Inoltre, i fondi dell’Ira contribuiranno a aumentare le entrate fiscali americane. Il Congressional Budget Office nel 2022 ha stimato che le decine di miliardi di nuovi finanziamenti dell’Irs (Internal Revenue Service) forniti dall’Ira aumenterebbero le entrate di 180,4 miliardi di dollari dal 2022 al 2031. L’Irs spiega che se i finanziamenti dell’Ira verranno ripristinati, rinnovati e diversificati, le entrate stimate potrebbero raggiungere gli 851 miliardi di dollari dal 2024 al 2034.

La scorsa settimana, il Congressional Budget Office ha aumentato di 428 miliardi di dollari la proiezione dei crediti d’imposta sul clima previsti dalla legge fino all’anno fiscale 2033, dando un timbro ufficiale a ciò che gli analisti pubblici e privati avevano affermato nell’ultimo anno. Si prevede che la legge porterà fino a 3.000 miliardi di dollari di investimenti pubblici e privati nel prossimo decennio.

Molti di questi crediti sono effettivamente illimitati, il che significa che più persone o aziende scelgono di richiederli, più si aggiungeranno ai deficit federali. I crediti illimitati includono incentivi per i produttori per costruire fabbriche di pannelli solari o turbine eoliche e per i consumatori per acquistare veicoli elettrici. I contabili del bilancio devono stimare quanto saranno popolari questi crediti, al fine di prevedere quanto costeranno.

L’aumento del Cbo è guidato da un’ondata di annunci per fabbriche di energia pulita, proposte di regolamenti ambientali che spingerebbero più acquirenti verso i veicoli elettrici e regole che consentono alle auto elettriche in leasing di beneficiare di generose agevolazioni fiscali con minori restrizioni. L’elenco degli impegni di investimento aziendale si è ampliato pochi giorni fa, quando Toyota ha affermato di voler investire 1,3 miliardi di dollari per aumentare la produzione di veicoli elettrici in una fabbrica nel Kentucky.

Nel 2023 si sono verificati trasferimenti di crediti d’imposta per un valore stimato tra 7 e 9 miliardi di dollari, raggiungendo un terzo delle dimensioni del mercato tax-equity nel primo anno in cui è diventata disponibile la trasferibilità, secondo un rapporto di questa settimana di Crux, piattaforma di trasferimenti.

Accordi degni di nota includono il trasferimento di credito d’imposta di 700 milioni di dollari da parte di First Solar a Fiserv e un trasferimento di 580 milioni di dollari guidato da Invenergy alla Bank of America. Numerosi partecipanti al mercato hanno dichiarato a Energy Source che si aspettano una “crescita da hockey” per la trasferibilità nel 2024.

La trasferibilità segna un importante allontanamento dalla partnership sull’equità fiscale, che è il modo predominante per finanziare le energie rinnovabili. In base alla trasferibilità, gli sviluppatori possono vendere crediti d’imposta a qualsiasi società e utilizzare il denaro per compensare gli elevati costi iniziali per i progetti di costruzione. Le aziende, nel frattempo, ottengono una fetta delle loro imposte.

E mentre gli investimenti americani crescono, in Ue l’Ira è vista come una minaccia allo sviluppo: la concorrenza dei sussidi green offerti dagli Usa alimenta preoccupazioni su una “fuga” delle aziende negli States. Già alcuni colossi come Tesla, Enel, Solvay, EDP e Volkswagen stanno riflettendo sull’opportunità di andare negli Usa anziché nei Paesi dell’est Europa per beneficiare dei sussidi previsti dalla legislazione statunitense.

Ciò potrebbe in definitiva significare meno innovazione per il Vecchio Continente e meno posti di lavoro per gli europei. Preoccupazioni che non sembrano scalfire Washington, i cui piani economici, che iniettano miliardi di dollari nella produzione interna, puntano a vincere la competizione tecnologica con Pechino.

La misura ha destato non poche critiche, in quanto molti dei vantaggi offerti sono disponibili solo per i prodotti fabbricati negli Stati Uniti. Tra gli altri, il Governo tedesco ha accusato gli Stati Uniti di violare le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), che vieta la discriminazione contro i prodotti stranieri.

Queste possibilità si sono concretizzate nel momento in cui numerose industrie europee hanno annunciato i loro piani di espansione negli Stati Uniti; a esempio, Volkswagen ha deciso di dare priorità allo sviluppo di uno stabilimento di batterie situato negli Stati Uniti anziché in Europa orientale. Pertanto, nel primo trimestre del 2023, l’Ue ha risposto all’Ira annunciando il Green Deal Industrial Plan.

Il Piano non è rivoluzionario ma evoluzionario, in quanto rappresenta un’accelerazione delle politiche europee in materia, al fine di restare competitivi nel settore dell’energia pulita post-Ira. Il piano europeo prevede due atti: il Net Zero Industry Act e il Critical Materials Act, che stabiliscono il target (non vincolante) di aumentare le capacità produttive nazionali di 8 tecnologie strategiche a zero emissioni, in modo che almeno il 40% della loro domanda sia fornita dall’Ue stessa entro il 2030 e il 40% dei minerali necessari sia lavorato all’interno dell’Unione.

Tuttavia, per comprendere se il piano europeo riuscirà a limitare gli effetti dell’Ira servirà tempo; inoltre, i mutamenti geopolitici in atto potrebbero cambiare le carte in tavola da un momento all’altro, all’interno della (forse) prima, vera spinta istituzionale verso il compimento della transizione ecologica.

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