Diritti

I fuorisede potranno votare alle Europee?

Sul tema esiste una legge delega ferma da mesi in Senato. Le organizzazioni giovanili chiedono di fare presto anche se si tratterebbe di approvare una “sperimentazione” limitata alle prossime elezioni di giugno
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14 febbraio 2024 Aggiornato alle 17:00

In totale sono 5 milioni. Di questi, secondo gli ultimi dati, 591.000 sono studenti. Stiamo parlando degli italiani che anche in vista delle prossime elezioni europee dovranno fare ore di treno, auto, bus o aereo per esercitare il diritto su cui si fonda la nostra democrazia: il voto.

Quello del voto per i fuorisede è un problema di cui si parla da anni, ma la discussione si è riaccesa negli ultimi giorni: come non pensare proprio ai fuorisede, mentre a Sanremo i cantanti in gara si scambiavano matite aderendo alla campagna ideata dalla Commissione europea, dal Parlamento europeo e da FantaSanremo per sensibilizzare le persone sull’importanza del voto e delle elezioni europee?

Proprio al Festival della canzone italiana è arrivata infatti la protesta di The Good Lobby, Will, FantaSanremo e della Rete Voto Sano da Lontano per far approvare una legge che permetta ai fuorisede di votare entro le prossime elezioni.

Anche a Milano c’è chi ha pensato di sfruttare l’occasione per parlare di chi si vede questo diritto troppo ostacolato. Il 10 febbraio numerose organizzazioni, tra cui i Giovani Democratici Lombardia, il M5S Milano, Azione under 30 Milano, Unione degli Universitari, UniSi- Uniti a Sinistra, Parola agli Studenti e Comitato Voto Dove Vivo, si sono ritrovate sotto la Prefettura di Milano per chiedere alla politica di fare presto.

In realtà a oggi esiste già una legge delega che potrebbe consentire ai fuorisede di votare alle elezioni europee di giugno 2024, ma è al momento ferma in Senato e le speranze che venga approvata in tempo sono comunque poche.

«Il termine ultimo per votare un decreto legge che permetta di votare a queste europee è il 15 febbraio», spiega Tito Maraz, Responsabile innovazione dei Giovani Democratici di Milano.

Anche se il decreto venisse approvato in tempo, cosa di cui si dubita molto, il problema si riproporrebbe alle prossime elezioni politiche: il testo così come è ora infatti non include questo tipo di votazioni, ma parla solo di una sperimentazione limitata alle elezioni europee.

«Per questo vogliamo proporre un emendamento che estenda le misure per le elezioni europee anche a quelle politiche», dice Edoardo Arcidiacono di Azione under 30 Milano.

Che la politica sia poco reattiva su questo tema non è comunque una novità. Ne sa qualcosa Tom Osborn, fondatore del Comitato Voto Dove Vivo. «Dal 2019 abbiamo iniziato un’attività che ha portato alla presentazione di diverse proposte di legge sul tema, ma alla fine tutte si sono arenate. Abbiamo dialogato con tutti i partiti, ma troppo spesso questo argomento è finito nel dimenticatoio. Ma noi non molliamo», racconta.

Nel frattempo, c’è chi subisce le conseguenze di questo problema. Matteo Leonardi ha 22 anni ed è a suo modo fortunato: studia medicina a Pavia, ma è ancora residente a Trento, la città d’origine. Anche se per lui i costi non sono chiaramente comparabili a quelli di chi deve, per esempio, fare un volo da Milano a Palermo, è il principio che conta: «L’assenza di un sistema di voto per i fuorisede è frustrante. I politici dicono di volerci attivi, ma poi non sono interessati neanche a farci votare. Mi sembra assurdo che non si riesca a ottenere risultati su questo tema. Si tratta semplicemente di garantire un diritto base».

«Il problema riguarda anche chi non è coinvolto in prima persona, perché il crollo dell’affluenza è un problema democratico enorme ed è favorito anche dall’assenza di una legge specifica», dice la Responsabile fuori sede Giovani Democratici di Milano, Lucia Albini.

Cosa fare quindi se il 15 febbraio ci sarà l’ennesima fumata nera? «Bisogna non far calare l’attenzione su questo tema, ma continuare a parlarne non solo a ridosso di appuntamenti elettorali».

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