Ambiente

Brasile: cresce (di nuovo) l’estrazione mineraria illegale

Nonostante i divieti e gli sforzi del Governo Lula, i cercatori d’oro e di stagno sono tornati a operare nel territorio della comunità Yanomami, anche a causa della riduzione delle operazioni di sgombero
Una donna Yanomami e il suo bambino
Una donna Yanomami e il suo bambino Credit: EPA/Raphael Alves 
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28 dicembre 2023 Aggiornato alle 19:00

Nello Stato di Roraima, in Brasile, un campo minerario illegale circonda le capanne del territorio indigeno degli Yanomami e da ormai troppo tempo dà vita a una lotta contro migliaia di minatori illegali. A distanza di un anno dalle operazioni di sgombro da parte del Governo, la loro resistenza persiste.

Il Presidente Lula ha infatti “dichiarato guerra” a circa 20.000 minatori illegali presenti nel territorio Yanomami, occupati principalmente nell’estrazione illegittima dell’oro e dello stagno, rendendola una delle sue principali missioni dopo la sua ascesa al potere a gennaio.

Lula ha visitato la regione per condannare (come l’ha definito lui stesso) il genocidio perpetrato dal Governo del suo predecessore di estrema destra, Jair Bolsonaro, e ha ordinato un’offensiva per allontanare i minatori da questo enclave amazzonico grande quanto il Portogallo.

Un comandante delle forze speciali dell’agenzia ambientale Ibama ha dichiarato che la miniera illegale sul territorio sembra essere finita, annunciando i successi nelle rischiose missioni di frontiera. Tuttavia, secondo Kopenawa, Presidente dell’associazione indigena Hutukara, la riduzione degli sforzi di sgombero ha fatto sì che molti minatori tornassero, aumentando le tensioni e riprendendo a minacciare il territorio Yanomami.

Secondo una fonte governativa, la situazione potrebbe essere ancora più problematica di quanto descritto, con un numero significativamente superiore ai 4.000 minatori attivi nella zona: la sensazione è dunque quella di una battaglia che torna al punto di partenza, e che addirittura peggiora in alcune aree.

Una tensione storica

Kopenawa, nato in un villaggio nell’enclave negli anni ’50, ha vissuto in prima persona i drammatici cambiamenti nella vita della sua comunità causati dalla corsa all’oro degli anni ’80, e la sua lunga e instancabile attività di attivismo ha portato alla creazione del territorio protetto dei Yanomami nel 1992, ma la minaccia dei minatori è rimasta una costante.

In questo scenario, il Governo di Bolsonaro aveva accentuato il problema con politiche anti-ambientali, incoraggiando bande di minatori che hanno persino costruito strade illegali per introdurre le attrezzature nella regione. Motivo per cui Kopenawa si era detto sollevato per la vittoria di Lula, affermando che «Bolsonaro è veramente uno spirito malvagio… Un presidente sporco e criminale che ha portato crimine e morte in Brasile».

D’altro canto, Kopenawa ritiene che gli sforzi di sgombero stiano perdendo di intensità, consentendo ai minatori di riprendere le loro operazioni illegali dai profitti multimilionari: nonostante le operazioni delle forze di sicurezza, un video circolato a novembre su TikTok mostra minatori illegali in un aeromobile sopra il villaggio di Yanomami che insultano gli abitanti, mettendo bene in luce la realtà della situazione.

Secondo alcune fonti interne al Governo, questo scenario è da attribuire al fallimento del Brasile nel controllo dello spazio aereo sopra le terre Yanomami,, nonostante sia in vigore il divieto di volo: gli aeromobili illegali continuano a volare come se niente fosse, e la mancanza di blocchi fluviali permanenti non interrompe le rotte di approvvigionamento.

Dunque, nonostante gli sforzi del Governo e delle forze di sicurezza, la lotta per la protezione del territorio Yanomami e le sue comunità indigene continuano a essere una sfida urgente, richiedendo un impegno rinnovato sia per preservare l’ambiente che per sostenere i diritti delle sue popolazioni.

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