Diritti

Usa: le università in crisi per l’antisemitismo nei campus

Più di 70 deputati hanno chiesto le dimissioni dei presidi di Harvard, University of Pennsylvania e Mit. Intanto il Dipartimento dell’Istruzione americano ha annunciato nuove indagini in altri 6 college
Credit: George Pak 
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15 dicembre 2023 Aggiornato alle 13:00

Oltre 70 deputati statunitensi hanno chiesto il licenziamento dei presidi di Harvard, University of Pennsylvania e Mit dopo la loro convocazione al Congresso americano per fare luce sull’antisemitismo diffuso nei campus. Mentre la preside della University of Pennsylvania si è dimessa, la Harvard Corporation ha fatto sapere che la preside Claudine Gay rimarrà in carica e il Dipartimento americano dell’Istruzione ha annunciato di aver avviato un’indagine ufficiale sull’antisemitismo presso Harvard.

Questa si aggiunge alle altre 20 indagini avviate finora nelle università degli Stati Uniti a partire dall’attacco di Hamas del 7 ottobre. Le ultime 6 sono state annunciate martedì 12 dicembre nei confronti di Stanford, della University of California - Los Angeles, della University of California - San Diego e della University of Washington a Seattle. Intanto, centinaia di ex alunni e studenti di diversi college indagati hanno presentato lettere di protesta per denunciare la retorica antisemita e islamofoba nei campus.

Secondo il sondaggio pubblicato dall’Anti-Defamation League, il 73% degli studenti universitari ebrei negli Stati Uniti ha assistito o subito azioni di antisemitismo nel loro campus dall’inizio dell’anno accademico. La commissione dedicata all’istruzione del Congresso americano ritiene che la risposta dei college nei confronti del fenomeno sia stata finora inadeguata.

Nel corso dell’audizione che si è tenuta a Washington il 5 dicembre, i 3 presidi delle università sono stati interrogati sulla gestione delle proteste filo-palestinesi nei campus nate dopo l’inizio del conflitto armato a Gaza e sulla libertà di parola in relazione alle accuse di antisemitismo. Elise Stefanik, la deputata repubblicana che presiede la commissione sull’istruzione del Congresso e che ha condotto l’audizione, ha chiesto ai presidi se le manifestazioni costituissero una violazione del codice di condotta delle loro università e se intendessero adottare misure disciplinari nei confronti degli studenti che hanno invocato “il genocidio degli ebrei”.

Elizabeth Magill, rettrice della University of Pennsylvania e gli altri presidi hanno detto che la punizione degli studenti dipende dal contesto. Dopo la sua dichiarazione, un importante donatore ha ritirato una sovvenzione di 100 milioni di dollari all’università e Magill ha rassegnato le sue dimissioni.

La preside di Harvard ha risposto che quanto è accaduto è in contrasto con i valori dell’università e ha aggiunto: «Abbracciamo l’impegno per la libera espressione, anche di opinioni discutibili, offensive, odiose». In merito alle procedure disciplinari ha spiegato che «Quando le parole si trasformano in comportamenti che violano le nostre politiche, comprese le politiche contro il bullismo, le molestie o le intimidazioni, agiamo». La preside ha poi riferito che le procedure disciplinari sono in corso, pur non potendo scendere nei dettagli per rispettare il diritto alla privacy degli studenti.

Elise Stefanik ha giudicato le risposte di Gay e degli altri presidi evasive e insufficienti e ha chiesto le loro dimissioni. A questa richiesta si sono aggiunti anche donatori di Harvard e alcuni docenti. Il giorno dopo, Gay si è scusata per le sue osservazioni durante l’udienza, affermando che gli appelli al genocidio degli ebrei «sono vili, non hanno posto a Harvard, e coloro che minacciano i nostri studenti ebrei saranno chiamati a risponderne».

Quasi 700 membri della facoltà hanno firmato una petizione chiedendo a Harvard di “resistere alle pressioni politiche che sono in contrasto con l’impegno di Harvard per la libertà accademica” e di confermare Gay come preside. Tra i firmatari, la professoressa Alison Frank Johnson, ospite del programma Newshour della Bbc, che ha detto che la dottoressa Gay ha dato una «serie di risposte catastrofiche» durante l’audizione al Congresso, ma ha aggiunto che la «questione dell’autonomia universitaria» ha spinto lei e altri a firmare la petizione a sostegno della preside.

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