Diritti

Zelenskiy, la scalata del “servitore del popolo”

Dalla carriera di comico alla leadership di un Paese che lo vede in prima linea nella guerra contro la Russia. Il presidente dell’Ucraina ha raggiunto il 91% dei consensi da parte dei suoi connazionali
Il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelenskiy
Il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelenskiy
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28 febbraio 2022 Aggiornato alle 16:00

“E questo sono io! E questo è Volodymyr Zelenskiy”, recitavano i manifesti politici accanto alla faccia sorridente del presidente dell’Ucraina. Alla vigilia delle elezioni presidenziali tra febbraio e marzo 2019, le strade della capitale Kyiv, oggi sotto l’assedio dei russi, erano tappezzate dei cartelloni di Petro Poroshenko, presidente della nazione da giugno 2014 a maggio 2019.

Soprannominato il “re del cioccolato” per la scalata del suo business cominciata vendendo semi di cacao, Poroshenko fu votato solo dal 25% della popolazione ucraina, sconfitto di gran lunga al primo turno elettorale e al ballottaggio da Zelenskiy (con il 73%).

Classe ‘78, comico di madrelingua russa, Volodymyr è famoso per aver interpretato nel 2015 il ruolo di presidente ucraino nella serie televisiva Sluha Narodu (servitore del popolo): il protagonista interpretava un insegnante di liceo eletto a sorpresa presidente dell’Ucraina dopo essere stato protagonista di un filmato virale in cui denunciava la corruzione del governo locale.

Dalla finzione alla realtà: sulla scia del successo del programma, nel marzo 2018 nasce l’omonimo partito politico e la candidatura alle elezioni presidenziali (a soli 6 mesi dal voto), ricevendo i favori del pubblico e di qualche oligarca, tra i quali Ihor Kolomoyskiy, uno dei più potenti del Paese.

Filo-europeista, tra le promesse c’era proprio quella di combattere la corruzione, piaga del Paese. Senza successo, tanto che a dicembre 2021, secondo un sondaggio nazionale, Zelenskiy aveva solo poco più del 26% di giudizi positivi contro il 59% di negativi – 2 ucraini su 3 dicevano che lo Stato stava andando nella direzione sbagliata.

Poi quello che non ti aspetti, l’invasione russa, e l’incubo della guerra. Una comunicazione da far invidia ai migliori social media manager, i video in prima persona vestito con abiti militari insieme ai suoi ministri in cui dice «Siamo tutti qui. Siamo a Kyiv. Difendiamo l’Ucraina».

La svolta da statista di Zelenskiy è arrivata proprio dopo un periodo in cui era stato oggetto di forti critiche da parte della popolazione, sia per non aver rispettato le promesse in campagna elettorale nel combattere la corruzione, sia per aver quasi sottovalutato una vera invasione russa a ridosso della stessa, parlando di una esagerazione da parte dell’Occidente. Da madrelingua russa, in questi ultimi giorni l’ha usata solo per parlare direttamente ai russi e convincerli a non avanzare.

Social media ma non solo, l’arma del telefono sembra aver assunto un ruolo importante nella comunicazione di Zelenskiy: usato per comunicare con i leader europei, rimproverarli per i ritardi negli aiuti, lodarli e incoraggiarli ad attuare le sanzioni contro la Russia. Da Emmanuel Macron a Mario Draghi, da Ursula von der Leyen a Mark Rutte, in questi giorni i tweet di Zelenskiy e i post su Instagram hanno fatto il giro del mondo.

Come quello del 26 febbraio, “La battaglia è qui. Mi servono munizioni, non un passaggio”, rifiutando l’aiuto degli Stati Uniti a lasciare la madrepatria per evitare che venisse ucciso o catturato dalle forze russe.

Secondo fonti di intelligence citate da Afp, il presidente ucraino avrebbe rifiutato l’offerta, rispondendo anche sui social e facendosi vedere pronto a difendere la sua capitale e il suo paese. Tanto da far salire il suo consenso alle stelle: il 91% degli ucraini approva oggi il suo operato, mai così alto dalla sua elezione.

E pensare che lo slogan di Poroshenko, criticato da Zelenskiy durante le elezioni del 2019 recitava, “Lingua, esercito e fede”.

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