Culture

Perché siamo così attratti dal paranormale

Aiutate dalla pandemia, le credenze nell’irrazionale non smettono di reclutare adepti. Tanto da fruttare, solo in Italia, un giro d’affari di 8 miliardi di euro. Ma maghi, ciarlatani e guru dell’aldilà fanno leva su “percezioni” della mente studiate anche dalla scienza
Credit: Steinar Engeland
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
6 marzo 2022 Aggiornato alle 12:00

Fantasmi, spiriti, chiaroveggenza, telepatia, animismo e animali parlanti. Perché siamo inesorabilmente attratti dal paranormale? C’è chi ci crede davvero, chi ne è in qualche modo affascinato e chi, pur essendo per natura scettico, ha vacillato almeno una volta nelle sue convinzioni razionali. Secondo una ricerca Codacons fattucchieri e maghi riuscirebbero a scucire a malcapitati 13 milioni di italiani una cifra che ammonterebbe a 8 miliardi di euro all’anno. Circa 160.00 “professionisti” che offrirebbero una media di 30.000 consulenze al giorno, più al Nord che al Sud, con il primato della Lombardia: 2.800 operatori dell’ occulto a fronte di 200.000 clienti. E le incertezze da Covid non hanno aiutato: durante il biennio di pandemia sono cresciute le credenze all’irrazionale, come certifica il 55° rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.

Anche il cinema d’altronde, che da sempre intercetta e riflette gli umori e gli interessi del pubblico, ha attinto a piene mani dal folklore, dalla tradizione e dalle credenze popolari sul tema, a partire dai cult dell’ horror e del paranormale negli anni ‘70 e ‘80, come le pietre miliari del genere L’esorcista del 1973 e Shining del 1980; qualche anno più tardi, commedie come Ghost (1990), film di suspense come Il sesto senso (1999) e The Others (2001), sino ad arrivare ai giorni nostri, con le inquietanti avventure di una gang di amici strampalata nella serie tv Stranger Things.

Tra le fila dei fantasmi, poi, non mancano figure illustri. Come riporta la stessa White House Historical Association, pare che lo spettro del Presidente Abramo Lincoln, affettuosamente soprannominato the White House Ghost, infesti la Casa Bianca dal suo assassinio nel 1865. E deve trattarsi di un vizio, perché pare che si aggiri anche nelle sue vecchie residenze a Springfield e Illinois, incluso il suo ex studio legale. Perfino Winston Churchill, il più cinico dei cinici, raccontò di essersi trovato una volta faccia a faccia con lui. Nel corso di una visita al Presidente degli Stati Uniti, durante un bagno caldo con tanto di scotch e sigari, aveva visto apparire l’ombra di Abraham Lincoln.

Il fatto curioso è che a sua volta il celeberrimo Primo Ministro inglese, stando alle cronache locali, si sia reso protagonista di varie apparizioni post mortem: sul web imperversano articoli e segnalazioni di ogni genere. Come la storia riportata dal Daily Mail di Craigh Cooper, autista di autobus a Londra, che in attesa sulla banchina della stazione metro di Queensway avrebbe avuto un incontro inquietante con lo spirito del politico inglese. Con tanto di prove fotografiche dell’alone bianco balenato nella galleria.

Già nel 1882 un gruppo di scienziati del Trinity College di Cambridge aveva fondato la Società per la Ricerca Psichica con il proposito di esaminare gli eventi paranormali in modo scientifico e imparziale, società tutt’oggi attiva, con oltre 5.500 membri. La maggioranza degli psicologi ritiene che il credere in un episodio paranormale possa costituire una forma di difesa, un muro eretto di fronte alla realtà.

Dopo un avvenimento traumatico, che sia la morte di una persona cara, un cataclisma o la perdita del lavoro, il nostro sistema nervoso si “inceppa”. Nell’affannosa ricerca di una spiegazione razionale a un evento senza ragioni apparenti, il cervello umano finisce per elaborare delle “proiezioni”. Pensiamo solo alle miriadi di tesi cospirazioniste sorte durante la pandemia per spiegare un fenomeno che per quanto tragico, si abbatte ciclicamente sull’umanità (epidemie di peste, colera, ebola etc.). Qui entra in gioco, secondo gli esperti, anche un altro fattore: quello dell’infodemia, il vero e proprio bombardamento mediatico - spesso confuso e contradittorio - a cui siamo sottoposti giornalmente e che finisce per confondere anche le menti più illuministe.

Altre volte le suggestioni sono semplicemente frutto di un’esigenza, tutta umana, di arricchire una realtà spesso piatta o monotona. Il risultato è che si tendono a collegare episodi e ad attribuire nessi di causa-effetto a circostanze e azioni che non ne hanno, come ha spiegato Jennifer Whitson, ricercatrice dell’Università del Texas nello studio The emotional roots of conspiratorial perceptions. L’espressione “la mente fa brutti scherzi” si riferisce proprio alle cosiddette “distorsioni cognitive”, che alterano la nostra visione del mondo esterno e quelle “percettive”, come a esempio le illusioni ottiche, determinate da uno stimolo che inganna il nostro apparato visivo.

Secondo Richard Wiseman – una brillante carriera da professore di psicologia presso la University of Hertfordshire in UK dopo quella di mago e autore di Guida razionale al paranormale (qui anche il podcast in inglese) siamo spinti a credere al paranormale per via dei bias cognitivi, in particolare a causa di un meccanismo chiamato cherry picking: selezioniamo, cioè, accuratamente le prove a favore di qualcosa che inconsciamente desideriamo che sia vero, scartando tutto il resto. A ciò contribuisce una memoria selettiva che tende a ricordare nella routine quotidiana, solo quei segnali o quegli eventi che miracolosamente si sono poi dimostrati profetici.