Diritti

Sportwashing: il calcio inglese si svende al fondo saudita

La condanna di Amnesty International, dopo l’accordo del fondo saudita per l’acquisto del Newcastle United, “viola i diritti umani”
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18 ottobre 2021 Aggiornato alle 13:23

Che il calcio fosse uno sport malato e spinto per lo più dai soldi, lo sapevano già tutti. Che i tifosi di un club della Premier League avrebbero gioito per la ‘svendita’ della propria squadra al Regno dell’Arabia Saudita non era una cosa così scontata.

E invece, ieri, oltre al risultato negativo per la squadra di casa, il Newcastle United, è stata una festa dentro e fuori allo stadio St James’ Park. Presente tra gli spalti il neo presidente Yasir Al-Rumayyan, il governatore del fondo saudita che ha acquistato il club. Il Fondo per gli investimenti pubblici (PIF) di Riyad ha acquisito una quota di controllo dell’80% del Newcastle in un’operazione dal valore di 300 milioni di sterline (circa 353 milioni di euro). Il PIF, fondo sovrano dell’Arabia Saudita, di cui Mohammad bin Salman è il presidente oltre a essere il principe ereditario, Primo Vice Primo ministro e ministro della Difesa del Regno. È anche stato accusato in un rapporto ONU del 2019 di essere il mandante dell’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi, ucciso nell’ambasciata dell’Arabia Saudita a Istanbul il 2 ottobre del 2018.

Proprio per questo e per la violazione dei diritti umani del Paese, a intervenire, invano, prima della chiusura dell’accordo è stata Amnesty International chiedendo alla Premier League di bloccare l’affare. “Abbiamo esortato la Premier League a cambiare i parametri di scelta dei proprietari dei club inserendo anche le questioni relative ai diritti umani. I sauditi vogliono entrare nel calcio per lavarsi la coscienza sul tema della violazione dei diritti”, si legge nella nota dell’organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani.

Un modello di “sportwashing”, la definizione dell’accordo da parte di Amnesty International prima del fischio di inizio della partita. A sfilare fuori lo stadio, anche un camion con su scritto “Jamal Khashoggi, ucciso il 2.10.18”.

Un punto di non ritorno non soltanto per il calcio, ma per la salvaguardia dei diritti umani.