New York: per gli attivisti, la città “brilla troppo”

Nella città di New York è in corso in questi giorni la Climate Week Nyc, il più grande evento annuale dedicato alla crisi climatica-ambientale che si svolge in concomitanza con l’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Dal 17 al 24 settembre più di 400 iniziative e meeting, coordinati dall’ong Climate Gorup, impegneranno la Grande Mela con la presenza di imprenditori, politici, decisori locali e rappresentanti della società civile, provenienti da tutto il mondo, che discuteranno della transizione ecologica.
In contemporanea all’iniziativa si sono svolte numerose proteste di attivisti per denunciare l’inazione della politica globale, ma anche per criticare le contraddizioni ambientali delle città ospitante.
La megalopoli delle costa orientale degli Stati Uniti contribuisce in maniera evidente alla crisi climatica, non solo per le emissioni di gas climalteranti, ma anche per l’impatto sulla biodiversità e in generale l’ecosistema, fra cui gli enormi consumi energetici derivanti dall’illuminazione esterna delle case e degli edifici pubblici.
La denuncia del problema è stata mossa dall’International DarkSky Association (Ida), che da tempo si batte contro l’inquinamento luminoso generato dallo sviluppo economico-industriale moderno: «Abbiamo ancora molta strada da fare prima che una città ben illuminata venga vista per quello che è, ovvero solo un enorme spreco di energia e qualcosa che sta avendo un impatto diretto sul mondo naturale», ha ammonito Ruskin Hartley, direttore dell’Ida.
Inoltre, ha aggiunto che durante gli eventi come la Climate Week le discussioni su i danni causati dall’inquinamento illuminoso dovrebbero avere la loro rilevanza pubblica: «Le persone sono alla ricerca di modi in cui possiamo fare una differenza significativa in breve tempo, data l’entità della crisi che ci troviamo ad affrontare. E una delle cose più semplici che possiamo fare è guardarci intorno e capire dove possiamo ridurre gli sprechi generati dal sistema».
L’illuminazione esterna della città di New York è una delle peggiori in assoluto a livello nazionale e per lo US Department of Energy tutte le luci esterne della nazione consumano un equivalente di energia che potrebbe alimentare i consumi di 35 milioni di abitazioni in un anno. Uno spreco enorme, decisamente superiore alla media dei Paesi europei, che ha portato l’amministrazione cittadina di New York ad approvare una legge nel 2021 che impone il risparmio energetico degli edifici pubblici dalle 23:00 di sera fino alle 6 di mattina, spegnendo l’illuminazione non essenziale.
Una scelta che segue le politiche europee e che diversi comitati cittadini vorrebbero estendere anche alle abitazioni private e agli impianti industriali, soprattutto per le ore notturne. Ma questo tipo di iniziative ha suscitato le proteste da parte del settore turistico e di alcuni segmenti della cittadinanza, che temono che una misura del genere mini il fascino della città e la skyline famosa in tutto il mondo.
L’altro grande problema generato dall’illuminazione esterna newyorkese è la moria di uccelli causata dal disorientamento alimentato dalla luce artificiale. Ogni anno circa 250.000 uccelli muoiono per le collisioni nella megalopoli, specialmente durante le migrazioni autunnali che partono dal Canada e arrivano in Sud America.
Infine l’International DarkSky Association stima che tutta l’illuminazione esterna statunitense sia responsabile del rilascio di 21 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Per compensare tutte queste emissioni si dovrebbero piantare circa 875 milioni di alberi ogni anno.