Economia

G20 per l’India: top o flop?

Il vertice si è tenuto a New Delhi, che ha sfruttato l’occasione per rafforzare la propria immagine nel mondo. Tuttavia, i partecipanti al forum non sono riusciti a raggiungere sempre un parere congiunto
Narendra Modi, primo ministro indiano, in attesa dei partecipanti al G20
Narendra Modi, primo ministro indiano, in attesa dei partecipanti al G20 Credit: Sean Kilpatrick/The Canadian Press via ZUMA Press

Il G20, appena conclusosi in India, è stato contraddistinto dai grandi assenti. Il primo a decidere di non presentarsi è stato il presidente russo Vladimir Putin; dopo pochi giorni, il leader cinese Xi Jinping ha deciso di dare forfait. In un primo momento, anche Joe Biden sembrava dover rientrare nel club ma, alla fine, il presidente statunitense ha partecipato al meeting.

Il primo ministro indiano Narendra Modi ha messo in gioco la propria reputazione nel tentativo di portare a termine il G20; ma, soprattutto, di concludere un incontro di successo. Infatti, da quando nel novembre dello scorso anno lIndia ha ufficialmente assunto la presidenza del G20, le principali città sono state adornate dei loghi dell’evento.

G20: è mancato il consenso

Nellorganizzazione del G20 indiano non si è raggiunto un consenso unanime. Nei vari vertici che si sono tenuti tra i ministri (indipendentemente dall’argomento di cui si è trattato) i partecipanti non sono mai riusciti a raggiungere una dichiarazione congiunta. Non importa se si trattasse di finanza o di cambiamenti climatici.

Nella maggior parte dei casi, i vari leader si sono accontentati di un documento finale, nel quale fossero evidenziate le aree di accordo e di disaccordo (soprattutto per quanto riguarda linvasione dellUcraina da parte della Russia).

Da un certo punto di vista, potrebbe essere lecito aspettarsi che il G20, almeno sotto un certo punto di vista, possa dimostrarsi come un vero e proprio fallimento. Harsh V. Pant del King’s College di Londra, ha però sottolineato che «se le linee di frattura nellambiente politico globale sono tali da non consentire un documento di consenso, allora c’è ben poco che l’India possa fare al riguardo».

In effetti, dal punto di vista delle priorità della politica estera indiana, della posizione del Paese nel mondo e del Bharatiya Janata Party (Bjp, partito di Modi), la presidenza è stata un successo clamoroso.

Il successo dellIndia a livello globale

LIndia ha ottenuto l’indipendenza nel 1947; la sua politica estera, fin da subito, è stata caratterizzata dalle relazioni intrattenute con il mondo “povero”, soprattutto attraverso la leadership del Non-Aligned Movement.

Il Paese, fin dal primo momento in cui ha assunto la presidenza del G20, ha convocato il Voice of Global South Summit, per definire le sue priorità allinterno del G20: tra queste, ha sostenuto linclusione dell’Unione africana nel gruppo, un fattore che risulterebbe essere utile per rafforzare la posizione dellIndia stessa come leader del mondo “povero”.

In secondo luogo, la presidenza del G20 ha contribuito a rafforzare l’immagine del Paese nel mondo in un anno in cui la sua popolazione ha superato quella della Cina e il suo Pil è considerato tra quelli in rapida crescita tra tutte le principali economie.

Organizzando eventi in tutto il territorio, il Governo ha messo in mostra l’ampiezza e la diversità del Paese. Recentemente Modi si è vantato del fatto che nel corso dell’anno “100.000 delegati provenienti da 125 Paesi abbiano sperimentato la magia dell’India - riporta l’Economist - e che 15 milioni di indiani abbiano preso parte in qualche modo agli eventi”.

A cosa è servita la presidenza del G20?

La presidenza del G20, in estrema sintesi, è servita da veicolo per il culto della personalità di Modi a livello nazionale, in vista delle elezioni generali del prossimo anno. Come i cittadini di altre grandi democrazie, gli indiani hanno poco interesse per gli affari esteri.

Il G20 ha portato il mondo a casa, con dibattiti televisivi notturni via cavo, per esempio, che hanno concentrato l’attenzione anche sulla figura del premier indiano, leader saggio non solo nel Paese ma nel mondo.

In un sondaggio condotto allinizio di questanno dal Pew Research Center, il 68% degli indiani ha affermato di ritenere che il proprio Paese stia accrescendo la propria influenza sulla scena globale. Tra coloro che non sostengono il Bjp, la cifra raggiunge ancora un impressionante 60%. Nel 2008 la Cina ha utilizzato i Giochi Olimpici di Pechino come una festa di coming out” per mettersi in mostra al mondo: per lIndia (e per lo stesso Modi), il G20 è servito più o meno allo stesso scopo.

Il successo di Modi negli Stati Uniti

Nessun Paese, tranne la Cina, ha sostenuto leconomia di guerra della Russia tanto quanto lIndia, assetata di petrolio. E poche grandi democrazie sono scivolate tanto nella classifica delle libertà democratiche. Narendra Modi, nonostante queste premesse, riceverà durante la visita a Washington unaccoglienza entusiastica. Gli americani sperano di concludere accordi sulla difesa e Modi sarà uno dei pochi leader stranieri (insieme a Winston Churchill, Nelson Mandela e Volodymyr Zelenskij) a parlare più di una volta a una sessione congiunta del Congresso.

Il peso globale dell’India sta crescendo rapidamente: la sua economia è la quinta più grande del mondo; il Paese è diventato indispensabile per lo sforzo americano di affermarsi in Asia e scoraggiare l’aggressione cinese.

Eppure, sebbene enorme, capitalista, democratica e diffidente nei confronti di Pechino, l’India è anche povera. La relazione è quindi un banco di prova per la disordinata alleanza di democrazie che emerge in un mondo multipolare. Possono entrambe le parti ottenere i vantaggi economici e di sicurezza derivanti dalla cooperazione anche se condividono meno principi di quelli che vorrebbero ammettere?

Lascesa dellIndia è una storia edificante, essendo una delle economie in più rapida crescita. Si prevede, inoltre, che il suo Pil supererà quello del Giappone e della Germania entro il 2028; le esportazioni sono alimentate dai servizi, di cui il Paese è il settimo fornitore mondiale (si pensi ai call center e ai data scientist di Goldman Sachs).

Anche le infrastrutture sono migliorate con Modi e i suoi immediati predecessori. La produzione potrebbe riprendersi man mano che le catene di approvvigionamento si diversificheranno dalla Cina. Un esempio su tutti: Apple assembla il 7% degli iPhone in India. La principale vulnerabilità del Paese, però, è lenorme numero di giovani non qualificati e senza lavoro, che il Governo sta cercando di aiutare aprendo la strada a uno stato sociale digitale.

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