Ambiente

L’oceano è il nuovo spazio tutto da scoprire

Il Polo nazionale della dimensione subacquea, voluto dal Ministero della Difesa, mira a promuovere la cooperazione tra società civile e militare, imprese, università e startup per l’esplorazione subacquea
Credit: Theo D
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6 settembre 2023 Aggiornato alle 20:00

L’oceano ha da sempre catturato la nostra immaginazione: con il suo mistero e la sua vastità, da sempre, affascina i più. Ma, nonostante millenni di interazione, gran parte dei fondali marini rimane inesplorata.

Coprendo il 70% della superficie terrestre e occupando un’enorme area di 360 milioni di chilometri quadrati, i mari e gli oceani giocano un ruolo cruciale nell’ecosistema del Pianeta. Tuttavia, meno del 20% dei fondali è stato accuratamente mappato utilizzando tecniche moderne e solo il 2% ha una cartografia aggiornata.

Un divario che è sorprendente, soprattutto se consideriamo che la stragrande maggioranza delle merci transita attraverso i mari, causando meno inquinamento rispetto ai trasporti su terra. Inoltre, oltre il 90%delle comunicazioni globali avviene tramite dorsali sottomarine, senza contare le infrastrutture energetiche cruciali come gasdotti e oleodotti.

Questi fattori rendono dunque i fondali marini non solo un’importante risorsa economica, ma anche un contesto geopolitico di crescente rilevanza. E, in effetti, i mari sono diventati l’equivalente dello spazio nel passato recente: un territorio conteso, strategico e altamente competitivo.

Questo nuovo scenario sta catalizzando una corsa all’innovazione, simile a quella che ha caratterizzato l’economia spaziale qualche decennio fa: le sfide poste dall’ambiente marino, contraddistinto da condizioni operative difficili come le profonde pressioni e le limitate capacità di comunicazione wireless, richiedono un salto in avanti in termini di competenze e soluzioni tecnologiche.

Il Polo nazionale della dimensione subacquea

Proprio in questo contesto nasce il Polo nazionale della dimensione subacquea, un’iniziativa introdotta nella Legge di Bilancio 2023-2025. Il Polo si trova a La Spezia sotto la guida della Marina Militare Italiana, e il suo obiettivo è quello di promuovere la cooperazione tra attori militari e civili, imprese pubbliche e private, università, centri di ricerca e startup operanti nell’ambito subacqueo.

«La cosa più interessante che sta succedendo nel mercato è questo polo della subacquea e la nostra competenza nei sottomarini», spiega Pierroberto Folgiero, Amministratore delegato di Fincantieri. «È come un nocciolo duro di competenze al servizio del Paese per lo sviluppo del polo in Italia, che sarà guidato dalla Marina Militare Italiana. La cosa più bella di questo nuovo ciclo industriale è che c’è un futuro imminente in cui Fincantieri ha la possibilità di fare da acceleratore e catalizzatore della tecnologia del mare intorno al dominio della subacquea com’era per lo spazio quarant’anni fa».

Il prossimo centro polare, che sarà inaugurato nel centro di supporto e sperimentazione navale presso San Bartolomeo sotto la guida della Marina, avrà a disposizione un finanziamento annuo di 2 milioni di euro. Un’iniziativa che, come ha sottolineato il sottosegretario alla Difesa, Matteo Perego di Cremnago, mira a valorizzare, rafforzare e promuovere la competitività dell’Italia nell’ambito dell’esplorazione subacquea.

In un’ottica più ampia, l’importanza di estendere l’innovazione subacquea al settore civile non solo rafforzerà la filiera industriale delle piccole e medie imprese, ma avrà anche un impatto socioeconomico positivo per l’Italia nel suo insieme.

Questo nuovo capitolo nell’esplorazione delle profondità marine potrebbe rappresentare dunque una svolta tanto attesa, aprendo le porta a scoperte sorprendenti e soluzioni tecnologiche innovative, simili a quelle che l’umanità ha sperimentato nello spazio.

Quanto oceano abbiamo esplorato?

Nonostante il nostro grande desiderio di conoscenza, intrinseco alla natura umana, solo una minuscola porzione degli oceani è stata esplorata. Più precisamente, si stima che ben il 91% delle specie marine rimane ancora da scoprire, nascosto nelle profondità degli abissi.

Ma vediamo brevemente quali sono le grandi sfide per gli esploratori. La zona superiore dell’oceano, chiamata Sunlight Zone o zona di luce solare, si estende dalla superficie fino a cica 200 metri di profondità. Qui la luce, quella solare, è sufficiente per sostenere la fotosintesi delle piante marine, creando una variegata gamma di vita.

Inoltre, a questa profondità la pressione è ancora gestibile per gli esseri umani e le tecnologie esplorative rendono questa zona relativamente accessibile. Tuttavia, man mano che si scende, la luce diminuisce e la pressione aumenta drasticamente, introducendo sfide sempre più complicate per gli esploratori.

Oltrepassando la zona di luce solare si entra nella cosiddetta Twilight Zone, o zona crepuscolare: qui la luce diventa sempre più fioca, ma non scompare del tutto. Solo quando si raggiunge la profondità di 1.000 metri che si immerge completamente nell’oscurità, in zone in cui le temperature sono molto più fredde e la pressione esercitata si moltiplica esponenzialmente. In particolare, la pressione supera di oltre 110 volte quella dell’atmosfera terrestre, rendendo difficile progettazione e utilizzo di attrezzature che possono resistere a queste condizioni estreme.

Ma quanto abbiamo esplorato degli oceani? Attualmente, solo il 5% delle distese d’acqua, e anche se alcune parti sono state mappate, l’80% rimane inosservato. Le sfide economiche e tecniche legate all’esplorazione hanno però giocato un ruolo significativo nel limitare il nostro progresso in questo campo.

In tal senso, l’esplorazione oceanografica è relativamente giovane, e i passi in avanti nel settore tecnologico hanno ampliato notevolmente il nostro orizzonte di conoscenza. Ciò ha permesso di gettare uno sguardo più attento su luoghi che un tempo erano considerati inaccessibili e di rivelare la diversità straordinaria delle forme di vita che si nascondono nelle profondità oscure degli oceani.

Il mondo marino, dunque, rimane una delle frontiere finali dell’esplorazione umana. E il Polo nazionale della dimensione subacquea rappresenta certamente un grande passo in avanti. Aspettiamo con ansia che si aprano nuove finestre su questo mondo inesplorato.

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