Ambiente

La moda può prevenire le pandemie?

Forse sì. Ma a patto che scelga di dire addio all’impiego di pellicce e tessuti di origine animale
Credit: Paul Pascale
Tempo di lettura 3 min lettura
11 settembre 2023 Aggiornato alle 15:00

Dobbiamo aspettarci una nuova pandemia? La storia ci ha insegnato che non dobbiamo sottostimare questa possibilità: influenze e malattie infettive hanno colpito l’umanità nel corso del XX secolo a intervalli regolari.

Uno scenario che preoccupa gli esperti c’è, e, come sottolinea Ilaria Capua in un suo pezzo per Il Corriere della Sera, riguarda la diffusione del virus intestinale aviario H5N1, che ormai da anni minaccia il mondo animale.

Un virus che è uno spettro globale, che attacca i polli domestici in tutto il mondo e, talvolta, infetta uccelli selvatici. Ma la preoccupazione degli esperti non riguarda solo il mondo avicolo: a contrarre l’influenza aviaria sono anche mammiferi selvatici, orsi, leoni marini.

E questo, in termini scientifici, vuol dire che l’H5N1è in grado di effettuare il cosiddetto salto della specie, un fenomeno che minaccia la biodiversità e, se fuori controllo, può mettere a rischio l’umanità stessa.

Animali da pelliccia e rischio pandemia

C’è poi un aspetto meno noto ma altrettanto inquietante: il coinvolgimento in questo scenario degli animali da pelliccia.

Sia il Covid-19 che il virus H5N1 hanno dimostrato la loro capacità di infettare visoni, volpi, artiche e cani procione da pelliccia. E questi animali possono diventare veri e propri serbatoi per le mutazioni dei virus, consentendo la transizione da animale a uomo.

In Italia, a inizio 2022, il Governo Draghi aveva approvato una legge con cui è stato imposto il divieto di allevamento, riproduzione e uccisioni di animali da pelliccia. E, recentemente, 80 associazioni europee hanno aderito all’iniziativa di Oipa – Organizzazione internazionale protezione animali contro le pellicce, raggiungendo in tutto il mondo oltre 1 milione e mezzo di firme.

Tuttavia, in molti Paesi, tra cui Russia, Canada, Finlandia, Danimarca, Cina e Stati Uniti vi sono ancora un elevato numero di allevamenti.

Di recente un focolaio di influenza aviaria è stato segnalato in un allevamento di visoni in Spagna, seguito da un caso simile in Finlandia che coinvolgeva volpi artiche e cani procione. Due eventi da cui dovrebbe partire una riflessione profonda, perché mettono in luce la vulnerabilità dei siti di allevamento e la loro potenziale connessione con le pandemie.

Il ruolo dell’industria della moda

Ed ecco che un segnale forte potrebbe arrivare dall’industria della moda. Il perché è presto detto: quello della moda – e in particolare quello della moda italiana – è un settore in grado di influenzare il mondo e di guidarne le tendenze. Se dunque scegliesse di abbandonare l’uso di pellicce e materiali di origine animale, potrebbe allora crearsi un’onda di cambiamento a livello internazionale.

Un impegno che non solo potrebbe aiutare a preservare la salute pubblica, ma dimostrerebbe anche una responsabilità sociale ed ecologica, portando il settore a svolgere un ruolo cruciale nel prevenire e scongiurare una prossima pandemia.

E, in questo modo, una decisione di stile potrebbe diventare una decisione umana: quella di proteggere la vita, degli uomini e degli animali.

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