Futuro

Il social network di Donald Trump

Si chiama Truth Social ed è ora disponibile anche su iOS. Si professa paladino della libertà di parola: ma non è chiaro su quali finanziamenti si regga
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
22 febbraio 2022 Aggiornato alle 21:00

“Follow the Truth” è lo slogan, Donald Trump il proprietario della società di nuovi media che l’ha sviluppato: Truth Social è il nuovo social media ora disponibile sull’App Store iOS negli Stati Uniti.

Le recensioni la valutano già 4,3 su 5, la descrizione dice “Che cosa la rende differente?! Siamo una piattaforma di social media libera da discriminazioni politiche. Unisciti a noi e condividi, comunica e divertiti!”. Un chiaro riferimento al fatto che l’ex Presidente degli Stati Uniti d’America sia stato escluso dalle omologhe Twitter – a cui la neo-piattaforma assomiglia molto -, Facebook e Alphabet Inc dopo l’attacco a Capitol Hill del 6 gennaio 2021: Trump è stato accusato di aver incitato alla violenza i suoi sostenitori in quell’occasione, postando parole al vetriolo sui vari social. Pagandone le conseguenze, almeno virtuali.

Sta procedendo, intanto, l’inchiesta della commissione della Camera sull’attacco al Congresso, da cui emergono sempre più prove compromettenti contro Trump e il suo entourage di un disegno apparentemente preordinato. “Sviluppi che potrebbero portare a inchieste penali e sbarrare al tycoon la strada di una ricandidatura nel 2024”, spiegava l’Ansa nell’anniversario dell’assalto, avvenuto il 6 gennaio 2021.

L’app è stata lanciata sull’Apple Store a mezzanotte di domenica 20 febbraio, risultando subito tra le più scaricate e meglio valutate, anche perché nei giorni scorsi era possibile pre-ordinarla. E alcuni hanno avuto l’onore di provarla durante la fase in cui era necessario testarla, prima del lancio. Come riporta l’agenzia britannica Reuters, molti utenti, comunque, hanno riscontrato dei problemi con la registrazione dell’account o sono stati aggiunti a una waiting list virtuale con un messaggio che recitava: “A causa della massiccia domanda, ti abbiamo inserito nella nostra lista d’attesa”. L’editorialista del britannico Guardian Arwa Mahdawi, quando ha tentato di iscriversi alla piattaforma, era la numero 194.276. Una fila bella lunga. E «non è chiaro quante persone siano effettivamente riuscite a entrare» ha spiegato Mahdawi.

A capo della società di nuovi media che regge Truth Social, Trump Media & Technology Group, il tycoon ha nominato l’ex repubblicano statunitense Devin Nunes, membro della Camera dei Rappresentanti per lo Stato della California dal 2013 al 2022. Nel 2017 aveva guidato la Commissione Intelligence della Camera, che, contemporaneamente all’omologa del Senato e all’Fbi, stava indagando sugli eventuali collegamenti e aiuti ricevuti durante la campagna elettorale di Trump da Mosca.

All’epoca aveva ricevuto in via confidenziale le prove che Trump e i suoi uomini erano finiti “incidentalmente” sotto intercettazione da parte dell’Fbi, spiegando poi in un’intervista all’agenzia americana Bloomberg che la sua fonte era un uomo dell’intelligence, non dello staff della Casa Bianca. Per poi cambiare versione, dicendo che Washington aveva solo confermato la soffiata. La tesi è che a Nunes siano state date quelle informazioni sia per sostenere Trump, sia per sottrarre la sua attenzione - e quella dell’opinione pubblica - dall’inchiesta sui potenziali legami con la Russia.

Arwa Mahdawi del Guardian racconta anche che nel 2019, quando Nunes era membro del Congresso repubblicano, aveva intentato una causa da 250 milioni di dollari contro Twitter e due account che si prendevano gioco di lui: Devin Nunes’ Mom e Devin Nunes’ Cow. Ma la causa non era andata a buon fine, tanto che uno degli account è ancora attivo e ha molto seguito. Secondo chi è riuscito ad accedere alla piattaforma, venerdì 18 febbraio Nunes era sull’app ed esortava gli utenti a interagire il più possibile, seguendo più account, in quello che è parso un tentativo di aumentare l’interazione.

Trump Media & Technology Group si aggiunge alla lista delle società tecnologiche che si professano paladine della libertà di parola e cercano di attirare tutti quegli utenti che ritengono di subire una censura da parte dei maggiori social network. Finora la loro popolarità non ha toccato i livelli dei competitor, ma è in divenire e possiamo aspettarci di tutto. Non è chiaro, però, spiega Reuters, come l’azienda stia sovvenzionando la sua crescita attuale. A dicembre Tm&Tg ha raccolto 1 miliardo di dollari di finanziamenti da investitori privati, soldi che, però, non saranno disponibili fino alla chiusura dell’accordo con la Digital World Acquisition Corp, la società di assegni in bianco con cui l’azienda ha in programma di fondersi per essere quotata a New York. Un accordo che potrebbe concludersi entro pochi mesi.

«Il nostro obiettivo è di essere pienamente operativi entro la fine di marzo negli Stati Uniti, e penso che ce la faremo» ha detto Nunes intervistato dal Fox News, il canale televisivo internazionale che ha sempre e fortemente supportato l’operato di Trump (e più in generale dei Repubblicani, fin dalla sua nascita). Ma, dopo l’attacco a Capitol Hill, persino uno dei più celebri conduttori di Fox News, Sean Hannity, aveva supplicato un collaboratore di Trump di non circondarsi più di “persone squilibrate” e non parlare più di “elezioni rubate”, tematica preferita dell’ex Presidente da più di un anno a questa parte. Ma ora, se vorrà ancora lamentarsene, avrà una piattaforma tutta sua per farlo.

Leggi anche
Futuro
di Redazione 3 min lettura