Ambiente

Arrivano le navi aspiraplastica

Il progetto pilota, realizzato tra Civitavecchia e Barcellona, ha permesso di catturare 65.000 particelle inquinanti. La nuova partnership tra Grimaldi e Wärtsilä
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
22 febbraio 2022 Aggiornato alle 13:15

Solcare i mari ripulendoli dalle microplastiche. È la nuova sfida lanciata dalla partnership tra il gruppo italiano Grimaldi e l’azienda finlandese Wärtsilä, leader internazionale nel campo delle tecnologie per il settore marino ed energetico.

Grazie allo scrubber, strumento sviluppato per eliminare l’inquinamento dei gas di scarico, le navi del futuro potranno attingere l’acqua durante la navigazione per poi filtrarla e restituirla. Non prima però di aver trattenuto le microplastiche. Scongiurando così il rischio che vengano ingerite dalla fauna ed entrino nella catena alimentare.

«L’idea – ha spiegato l’amministratore delegato Emanuele Grimaldi – è nata pensando all’acqua della piscina che si pulisce e si reimmette nella vasca. Se lo si porta in mare, questo meccanismo dà un contributo importante all’ambiente. Oggi ci sono migliaia di scafi che utilizzano gli scrubber. Una volta intercettate, le microplastiche possono essere conferite nei porti e riciclate».

Il nuovo sistema, ha spiegato in una nota l’azienda finlandese Wärtsilä, richiede pochissime modifiche all’equipaggiamento di bordo e sfrutta le potenzialità di uno scrubber a circuito aperto per contribuire alla pulizia degli oceani durante ogni viaggio. Attualmente, un motore da 10 megawatt richiede agli scrubber di trattare circa 450 metri cubi di acqua all’ora.

Questo speciale filtro è efficiente nell’intercettare particelle di dimensioni inferiori a 10 micron. La concentrazione catturata in volume è pari a circa 76 particelle per metro cubo.

La società Grimaldi ha annunciato il nuovo progetto lo scorso 17 febbraio. «Abbiamo già completato i test pilota a bordo di una delle nostre navi impiegate tra Civitavecchia e Barcellona - ha commentato Emanuele Grimaldi - I risultati sono promettenti». E pare proprio che sia così: in un solo viaggio tra i due porti, sono state circa 65.000 le microplastiche aspirate.

A seguito della fase sperimentale, Wärtsilä, prima azienda ad aggiudicarsi la licenza non esclusiva per lo sviluppo e commercializzazione dell’impianto, integrerà questo strumento nei suoi sistemi di trattamento delle acque di lavaggio. Lo scorso gennaio Grimaldi aveva fatto sapere di aver condotto l’esperimento insieme all’università di Napoli, per poi vendere il brevetto ad aziende di costruzione di motori e impiatti di trattamento. I proventi derivanti dalle concessioni delle licenze d’uso saranno devoluti a iniziative ed enti benefici.

Dotare le navi di uno strumento aspiraplastica è un progetto che fa ben sperare dinnanzi a una criticità sempre più globale. Basti pensare che il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) ha stimato che ogni chilometro quadrato di oceano contiene in media circa 63.320 di queste particelle inquinanti, con differenze significative a livello regionale.

Portando lo sguardo ai nostri confini più prossimi, è utile ricordarci che nel Mediterraneo, considerato tra gli specchi d’acqua più inquinati al mondo, è concentrato il 7% delle microplastiche a livello globale.

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