Futuro

Lavorare tanto, lavorando meno

Oltre lo smart working. Il Belgio vuole sperimentare la settimana lavorativa di 4 giorni a parità di ore. In Europa il dibattito è ormai aperto in tanti Paesi. E in Italia?
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21 febbraio 2022 Aggiornato alle 07:00

Forse risponde a una delle tante nuove esigenze che sono emerse durante la pandemia. O forse è semplicemente buonsenso: a chi non piacerebbe un giorno di riposo in più a settimana? Così il Belgio, nell’ambito di una riforma complessiva del mercato del lavoro, sta pensando a qualcosa che ha pochi precedenti: una settimana di quattro giorni, ma a parità di ore, lasciando libertà a impiegati e operai di scegliere questa opzione.

L’obiettivo dichiarato è quello di aiutare soprattutto le coppie separate, che hanno maggiori problemi a organizzarsi. La reazione delle parti sociali, al momento, è stata freddina. Sperimentazioni sono in corso in varie parti d’Europa, dall’Islanda alla Svezia, passando per la Spagna, dove dovrebbe partire un progetto pilota a livello nazionale e dove il colosso delle telecomunicazioni Telefonica ha raggiunto un accordo con i sindacati perché una parte dipendenti provi la settimana corta con riduzione del 15% dello stipendio. In Italia giace in Parlamento un progetto di legge che prevede riduzione sia dei giorni che dell’orario.

La parola magica è produttività, appunto e la domanda alla quale rispondere è la seguente: riducendo il tempo di lavoro, riesco a fare le stesse cose? Come al solito è molto più complicato di quanto non sembri. La produttività dipende da parecchi altri fattori, come gli investimenti, la tecnologia, l’organizzazione. E il successo di qualche sperimentazione in giro per il mondo può dipendere da tanti elementi, non ultimo il fatto che spesso chi vi partecipa è un volontario, quindi motivato a far funzionare la cosa.

Tra le mille lezioni che ci ha impartito questa pandemia, molte riguardano il modo di intendere la nostra vita lavorativa. È certo che l’equilibrio tra smart working e ufficio, quantità di ore, giorni di riposo andrà rivisto e che i modelli novecenteschi con i quali guardiamo alla gestione delle risorse umane sono invecchiati in un batter d’occhio. Il nostro peggior nemico è la rigidità: raggiungere il difficile equilibrio di cui sopra è compito di ogni singola azienda, di ogni singolo capo del personale, in definitiva di ogni singolo lavoratore.