Culture

Una favola dark racconta la ribellione del Sud

Una femmina è una storia di donne, di dolore e di rinascita ambientata in Calabria. Un film, ora nelle sale, dedicato alle “fimmine ribelli” che reagiscono al sistema patriarcale e criminale in cui sono nate
Tempo di lettura 3 min lettura
20 febbraio 2022 Aggiornato alle 13:00

Opera prima del regista calabrese Francesco Costabile, presentata all’ultimo Festival di Berlino nella sezione Panorama, Una femmina è una storia di donne, di dolore, di ricerca di una rinascita, ambientata al Sud. Il film è tratto dal libro-inchiesta Fimmine Ribelli di Lirio Abbate, su un soggetto scritto dallo stesso Abbate con il regista Edoardo De Angelis. Arriva in questi giorni nelle sale italiane.

In un paesino della Calabria, Rosa (Lina Siciliano) vive con la nonna e la famiglia di suo zio. Un contesto rurale la cui quotidianità viene stravolta dalla crescente consapevolezza da parte della ragazza di un destino già segnato a cui non può ribellarsi. Chi lo fa, chi lo ha fatto, come sua mamma, lo paga a caro prezzo. Ma Rosa decide comunque di tradire quella famiglia legata alla ‘ndrangheta e di cercare vendetta.

Rappresentazione iconica di questa rivoluzione è lo sguardo severo di Lina Siciliano: attrice emergente scoperta con una lunga ricerca nelle case di famiglie calabresi, Lina porta in Rosa parte del suo vissuto. Una scelta in cui Costabile ha creduto fermamente anche quando è rimasta incinta e le riprese sono state rimandate. Lina Siciliano doveva essere Rosa e non poteva essere sostituita. E la sua ostinazione è stata vincente.

Con Lina, Costabile riesce a trasmettere la ruvidità dei luoghi e dei sentimenti: il suo sguardo sa trattenere un mondo interiore controverso. Le immagini sfocate e le sonorità ipnotiche fanno da sfondo al racconto del territorio, con i paesaggi rocciosi, i vicoli delle case in pietra e i cieli plumbei che solo in qualche momento di pace si colorano con la luce calda del sole.

Ambientata in un contesto arcaico e rurale, la pellicola è una favola dark che attinge da fatti reali. Tra le storie a cui si ispira c’è quella di Maria Concetta Cacciola: 30 anni, 3 figli, colpevole di aver tradito il marito e di aver deciso di collaborare con la giustizia. È stata costretta a bere acido muriatico e lasciata morire nel bagno di casa sua. Anno Domini 2011. Solo un paio di anni prima, il 24 novembre 2009, Lea Garofalo, altra vittima della ‘ndrangheta, era stata sciolta nell’acido.

Con questa storia Francesco Costabile, che con Lirio Abbate, Serena Brugnolo e Adriano Chiarelli firma anche la sceneggiatura, porta sul grande schermo un mondo che facciamo fatica a immaginare, che rifiutiamo di credere che possa far parte del nostro presente, Paese Italia.

Torna nella sua Calabria, affonda nelle sue radici, per deflagrare, frame dopo frame, un sistema di valori consolidato di una e mille culture, e proiettare lo spettatore in una dimensione universale potente e intima. Le botte, le minacce, le grida, i ricatti, gli occhi da tenere bassi, il silenzio imposto: sono elementi che ricorrono nella quotidianità della Rosa del film come delle Rosa di tutto il mondo.

Un monito tutto al femminile, dedicato alle fimmini ribelli, che riescono a reagire al sistema patriarcale e criminale in cui sono nate, ad acquisire la consapevolezza di chi sono e cosa vogliono. E a usare la ribellione come unica vera arma da puntare contro i loro uomini, per sfaldare i sistemi di regole e imposizioni che le circonda.