Ambiente

Sai cosa c’è davvero nella tua borraccia?

I contenitori di cui ci serviamo quotidianamente per bere possono rilasciare una grande quantità di sostanze chimiche. Lo rivela uno studio della danese Københavns Universitet, che ci consiglia quali modelli preferire. E quali evitare
Credit: Martin Sanchez
Tempo di lettura 3 min lettura
20 febbraio 2022 Aggiornato alle 09:05

Attenzione alle borracce che utilizzate. Da sempre usate da sportivi ed escursionisti, e negli ultimi anni prodotto popolarissimo anche fra chi si impegna nella battaglia per la riduzione della plastica, questi contenitori sono un oggetto amico dell’ambiente ma non sempre sicuro per la nostra salute. Secondo un nuovo studio da poco pubblicato sul Journal of Hazardous Materials, più che quelle in alluminio o acciaio, è necessario porre attenzione alle fiaschette in plastica.

Un gruppo di ricercatori guidati da Selina Tisler e Jan Christensen della Københavns Universitet di Copenhagen ha indagato i rischi legati a questi prodotti di plastica riutilizzabili, sia per capire se l’acqua trasportata all’interno subisse alterazioni, sia per comprendere se fosse opportuno o meno sciacquarli in lavastoviglie.

Con nostra sorpresa, gli esperti hanno affermato che l’acqua di rubinetto conservata nelle borracce analizzate in laboratorio conteneva diverse centinaia di sostanze chimiche, di cui numerose potenzialmente dannose per la salute umana. Una cifra tanto importante che ha portato a suggerire la necessità di «una migliore regolamentazione e di standard di produzione per le aziende che le fabbricano».

In totale sono state trovate oltre 400 sostanze chimiche legate al contenitore di plastica e almeno 3.500 derivate dal lavaggio e dal sapone per lavastoviglie. Buona parte di queste sostanze è poco conosciuta e non sono noti i potenziali effetti sulla salute. Fra quelle individuate si contano fotoiniziatori (potenziali interferenti endocrini e cancerogeni), ammorbidenti per plastica, antiossidanti, agenti distaccanti, dietiltoluamide e tanti altri.

Dai test realizzati per imitare l’uso comune di una borraccia nell’arco di una giornata è emerso che «quel che viene rilasciato di più dopo il lavaggio in lavastoviglie sono le sostanze saponose. La maggior parte dei derivati chimici che provengono dalla bottiglia d’acqua stessa rimangono dopo il lavaggio in lavastoviglie e il risciacquo extra. Le sostanze più tossiche che abbiamo identificato in realtà si sono accumulate dopo che il contenitore era stato inserito dentro la lavastoviglie, presumibilmente perché il lavaggio consuma la plastica e quindi aumenta la lisciviazione».

Per gli scienziati non è possibile sostenere che queste sostanze siano realmente dannose per la salute, essendo necessari maggiori esami anche sulle concentrazioni e le composizioni per riuscire ad avere un quadro più completo. Tuttavia, hanno fornito un consiglio: «In futuro sarebbe meglio servirsi di contenitori in vetro o acciaio inossidabile di qualità».

I ricercatori, che invitano i produttori a condurre maggiori esami sulle sostanze rilasciate, hanno denunciato la scarsa conoscenza generale riguardo i derivati chimici dei prodotti con cui vengono a contatto bevande e cibi.

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