Ambiente

Mountain Valley: riprendono i lavori per il gasdotto della discordia?

Dopo anni di cantieri bloccati e rimandati, l’accordo stretto tra Biden e il partito dell’opposizione potrebbe rappresentare un’apertura per l’ultimazione dell’infrastruttura, osteggiata dagli attivisti per il clima
Credit: David Hungate
Tempo di lettura 4 min lettura
8 giugno 2023 Aggiornato alle 08:00

Negli Stati Uniti gli attivisti dell’ambiente contestano l’accordo concluso tra l’attuale presidente Joe Biden e il partito opposto dei repubblicani sul debito pubblico, rappresentato dallo speaker della Camera dei rappresentanti Kevin McCarthy. Alla base della polemica risiede la probabilità che la sospensione del limite del debito pubblico fino al gennaio 2025 possa permettere al Governo di aumentare il proprio livello di indebitamento attraverso vari prestiti, in modo tale da avere più risorse per accelerare la costruzione del gasdotto Mountain Valley.

Si tratta di un’infrastruttura dal valore di 6,6 miliardi di dollari, i cui lavori sono gestiti e co-finanziati dall’azienda energetica statunitense Equitrans Midstream Corp , destinata al trasporto di gas naturale a circa 480 km dai giacimenti di scisto - un tipo di roccia il cui olio viene utilizzato come combustibile e in parte nella produzione di prodotti chimici - in Marcellus (West Virginia) sfruttando quasi un migliaio di corsi d’acqua per poi sfociare in Virginia.

L’impianto si sarebbe dovuto già concludere quattro anni fa, a costo dimezzato (3,5 miliardi di dollari) e con una capacità di 2 miliardi di metri cubi di gas al giorno. A pesare sul ritardo nella tabella di marcia ci sono infatti i molteplici stop e dinieghi di autorizzazioni riguardo gli attraversamenti di corsi d’acqua e di habitat protetti. Motivo per cui, al fine di sbloccare i lavori e portare a compimento l’opera entro la fine dell’anno, l’accordo dovrebbe contenere l’ordine rivolto alle agenzie federali competenti di approvare gli eventuali permessi rimasti in sospeso entro 21 giorni, con la loro esenzione dal controllo giudiziario.

La ripresa dei lavori viene quindi messa al sicuro da future azioni legali, nonostante ci siano già diversi procedimenti giudiziari pendenti.

«Questo progetto avrebbe un impatto sproporzionato sui più vulnerabili tra noi, compresi i poveri, gli anziani e le comunità tribali e indigene in tutta la Virginia», affermano i Virginia House Democrats, un distaccamento statale del partito dei Democratici, di cui fanno parte lo stesso Biden e il senatore del West Virginia Joe Manchin III, da sempre forte sostenitore del progetto nonché beneficiario di oltre 60.000 dollari di finanziamenti provenienti direttamente da NextEra Energy, fra le principali società dietro al gasdotto.

Non sono solo i Dem americani a contestare la scelta presa dal loro leader. Il gasdotto è infatti da anni nel mirino delle contestazioni di vari gruppi ambientalisti, che proprio in questi giorni affidano il loro dissenso ai vari canali social. «I politici a cui abbiamo affidato le nostre vite ci hanno venduto agli amministratori delegati dei combustibili fossili. Siamo stati pugnalati alle spalle», affermano su Twitter gli attivisti di Climate Defiance, che promettono una «rivolta pacifica come non l’avete mai vista», a partire da una protesta sotto casa del senatore Chuck Schumer, senatore dem di New York a favore della costruzione dell’gasdotto e leader della maggioranza in Senato.

Si pone quindi una doppia sfida. La prima è quella politica, con un accordo altamente impopolare a poco più di un anno dalle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, con il forte rischio che Biden non riesca a convincere di nuovo i giovani elettori, dotati di maggiore sensibilità verso la riduzione dei combustibili fossili.

Dall’altro lato è proprio è proprio la questione climatica e ambientale a destare maggiore preoccupazione, visti anche i numerosi avvertimenti da parte di scienziati e organizzazioni non governative di non continuare ad approvare nuove opere di questo tipo- capaci di rilasciare milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno- ma dirottare gli investimenti verso progetti che non impattino sul riscaldamento globale.

Se da un lato alcuni esperti affermano che la Mountain Valley Pipeline non intacca gli obiettivi di emissioni stabiliti dall’Inflation Reduction Act (che prevede la riduzione di 15 miliardi di tonnellate di CO2 entro il 2055), proprio perché andrebbe a sostituire il ben più inquinante carbone, gli stessi sostenitori di Biden come temono che questo nuovo impianto possa rappresentare un passo falso per la sua politica climatica, il campo più rilevante su cui si gioca la partita per la Casa Bianca.

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