Ambiente

Consumo suolo: in 15 anni perso un territorio come Roma

L’Italia si classifica quinta tra i peggiori Paesi d’Europa. Secondo i dati Istat (2021), la provincia di Monza e della Brianza registra le percentuali più alte (40,7%); seguono Napoli (34,6%) e Milano (31,7%)
Credit: formiche.net
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6 giugno 2023 Aggiornato alle 16:00

Dopo l’alluvione in Emilia-Romagna (come se fosse necessario sempre aspettare la tragedia prima di renderci conto di un problema) è tornato in discussione il tema del consumo di suolo in Italia. Questo anche perché negli ultimi 15 anni (dal 2006 al 2021) abbiamo detto addio nello Stivale a un territorio pari all’intero Comune di Roma, tanto per dare un’idea.

Secondo il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa) ormai il 7,1% del suolo nazionale è consumato da opere di cementificazione: siamo quasi al doppio rispetto alla media europea del 4,2% e il quinto peggior Paese d’Europa.

Consumare suolo e cementificare, senza lasciare il corretto spazio alla natura, significa trasformare terreni che nel tempo saranno sempre più inadatti a reggere gli impatti della crisi climatica, dalle grandi inondazioni alle ondate di calore che probabilmente arriveranno questa estate. Eppure, continuiamo a costruire: in Lombardia l’occupazione del suolo è addirittura del 12,1%, in Veneto del 11,9%, in Campania del 10,3%.

L’Emilia-Romagna, che oggi prova a rialzarsi, solo tra il 2020 e il 2021 è stata la terza Regione per consumo di suolo (incremento di 658 ettari ogni anno). Di fatto abbiamo ormai superato la soglia dei 2 metri quadrati al secondo con quasi 70 chilometri quadrati di nuova occupazione di edifici, infrastrutture, insediamenti ogni anno. Praticamente è come se ci fossimo giocati un territorio grande come Mantova o Pavia, mentre ogni anno le aree edificate sono aumentate di 1.153 chilometri quadrati, tanto quanto Roma appunto.

Asfalto e cemento contribuiscono a rendere gli effetti del caldo sempre più intensi, così come a privare i terreni del giusto drenaggio, ma anche ad aumentare la frammentazione degli habitat dove vivono fauna e flora e, di conseguenza, danneggiare la biodiversità.

Nella Giornata mondiale dell’ambiente, al grido di “OnlyOneEarth”, ci viene ricordato che abbiamo una sola Terra: eppure continuiamo a consumarla senza che poi si possa tornare indietro.

Se si osserva nel dettaglio la condizione delle province, sempre secondo i dati Istat del 2021, Monza e Brianza ha la maggior percentuale di suolo consumato (40,7%). Seguono Napoli (34,6%) e Milano (31,7%). 3 province che erano già sul podio nel 2006 e continuano a consumare e cementificare: un fenomeno che si registra soprattutto nelle grandi aree di insediamenti urbani in territori vasti (come può essere la pianura).

Al contrario, a consumare meno, per esempio, sono: Lucca, Pistoia, La Spezia, Genova, Trieste o Firenze, mentre le zone dove cresce l’edificazione si trovano in Puglia (Bari, Brindisi o Taranto) e in Romagna (Ravenna).

Per iniziare davvero a invertire la rotta sul consumo di suolo oggi i tecnici indicano la necessità di snellire la burocrazia delle cabine di regia, di accentrare le competenze e di ripensare al futuro, per esempio tramite lo sviluppo di poche opere mirate (come le casse di espansione) e con maggiori freni all’utilizzo dei suoli per uso antropico. Ma serve anche pianificare attraverso dettagli, individuando confini tra città e campagne netti e varando leggi per la riduzione del consumo di suolo, magari guardando a quell’Europa che a luglio dovrebbe discutere la proposta della direttiva Soil health - protecting, sustainably managing and restoring Eu soils per tentare di regolare il problema.

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