Economia

Cultura e turismo salveranno i Neet?

Nel Belpaese il 23% dei giovani non studia o lavora (la media Ue è 13%). Secondo il professor Salvatore Messina, promotore dell’iniziativa Italia è cultura, musei e siti Unesco potrebbero offrire 700.000 posti di lavoro
Credit: Gabriella Clare Marino 
Tempo di lettura 3 min lettura
6 giugno 2023 Aggiornato alle 12:00

Nel 2023 l’Italia ha registrato il tasso più alto di Neet in tutta l’Europa (23% contro una media del 13% per i 27 Paesi Ue): i ragazzi inattivi rappresentano il 17,7%, mentre le ragazze arrivano al 20,5%, superate solo dalle coetanee provenienti dalla Romania (25,4%). Oggi, sembra difficile raggiungere l’obiettivo di abbassare il livello di Neet al 9% entro il 2030.

Risultano essere più di 3 milioni i giovani senza un’occupazione o un titolo di studio. Il Decreto Lavoro proposto dal Governo Meloni porterà modifiche proprio sul piano dell’aiuto per i giovani: dal primo giugno al 31 dicembre 2023, i datori di lavoro che assumeranno giovani registrati al Programma operativo nazionale Iniziativa occupazione giovani (tramite il quale è stato attuato in Italia il piano europeo Garanzia giovani, destinato proprio ai Neet e terminato nel 2020), avranno un compenso del 60% della retribuzione mensile lorda, valido per 12 mesi.

Sebbene lavoratori e datori di lavoro stagionali potranno beneficiare e rispondere positivamente all’iniziativa, l’incentivo non sarà la risposta definitiva al fenomeno dei Neet, un problema le cui basi sono strutturali e non risolvibili con un’iniziativa pressoché provvisoria. La soluzione dovrebbe risiedere, infatti, in un elemento del sistema lavorativo o dell’istruzione che possa stimolare ragazze e ragazzi a intraprendere una carriera o a riprendere gli studi.

La questione è stata ampliamente trattata durante la manifestazione Italia è cultura (organizzata con il patrocinio della Regione Sicilia) che, attraverso discipline come la musica, il canto, la danza, le arti visive e il teatro, organizzate e gestite da giovani artisti, fa conoscere l’arte e la cultura in chiave moderna.

Come afferma il promotore dell’iniziativa, il professore Salvatore Messina (rettore dell’Università degli Studi Europei Jean Monnet di Gorazde) il settore turistico è una risorsa potenzialmente preziosa per questo scopo: utilizzare il bagaglio culturale di cui il nostro Paese è ricchissimo potrebbe significare dare lavoro ad almeno 700.000 Neet.

Secondo le sue parole, queste risorse potrebbero rappresentare «un’occasione per contrastare la disoccupazione dei giovani al Sud, dove si registra un tasso tra i peggiori a livello internazionale. Ma è anche una sfida complessa, per questo va costruita una rete internazionale tra università, istituzioni e siti culturali, e serve rinnovare profondamente i processi e i meccanismi che regolano questi ambiti, compresa la Pubblica Amministrazione».

L’organizzazione mondiale per il turismo dell’Onu (Unwto) aveva già individuato in Italia nel 2022 una fortissima presenza di menti brillanti che, nonostante non occupassero ancora un posto nel mondo lavorativo, avevano trovato la voglia di fare la differenza e creatività: secondo l’Unwto, non solo i giovani avrebbero potuto beneficiare del restart del turismo, ma sarebbero potuti diventare la chiave di quella ripartenza.

La grandissima presenza di musei, parchi archeologici e siti Unesco è sicuramente il più grande vanto del Paese: non utilizzare questa riserva per il bene comune non solo non gioverebbe alla salvaguardia della nuova generazione, ma impedirebbe all’Italia stessa di non progredire nei settori economici e lavorativi in espansione, primo tra tutti il turismo.

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