Diritti

Usa: i manifestanti di Black Lives Matter saranno risarciti

NY, Filadelfia, Denver, Atlanta, LA, Oakland, Milwaukee, Kansas City, Portland e altre pagheranno in totale 80 milioni di dollari alle persone ferite durante le proteste nate dopo la morte di George Floyd
Credit: Nathan Dumlao
Tempo di lettura 4 min lettura
30 maggio 2023 Aggiornato alle 16:00

Sono almeno 19 le città degli Stati Uniti che hanno accettato di pagare un totale di oltre 80 milioni di dollari di risarcimenti ai manifestanti feriti dalla polizia durante le proteste del 2020 scaturite dopo l’omicidio di George Floyd, riporta il Guardian.

New York, Filadelfia, Denver, Atlanta, Los Angeles, Oakland, Milwaukee, Kansas City e Portland sono tra le città che finora si sono accordate con le vittime delle proteste, ma per Mara Verheyden-Hilliard, direttrice esecutiva del Center for Protest Law and Litigation, molte cause legali sono ancora in corso e la cifra del risarcimento è destinata ad aumentare senza precedenti nella storia del Paese.

Lo stesso Center for Protest Law and Litigation ha intentato una causa contro la polizia della città di Dalton, in Illinois, per chiedere di risarcire 2 manifestanti arrestati nel corso di una protesta pacifica per aver insultato alcuni poliziotti. Ma le accuse più gravi al momento sono quelle registrate tra New York, Seattle, Minneapolis e Los Angeles.

Nel corso dei processi seguiti alle manifestazioni, New York ha scoperto che 146 agenti avevano commesso abusi di potere durante le proteste (tra questi c’è anche un agente che ha guidato un’auto contro i manifestanti), mentre le città di Filadelfia, Minneapolis e Los Angeles ritengono che i propri dipartimenti di polizia siano responsabili di cattiva condotta, come per esempio di aver spruzzato spray al peperoncino negli occhi di civili inginocchiati a terra o aver sparato alla testa dei manifestanti con proiettili di gomma. In alcuni casi, i responsabili sono stati licenziati e incriminati, ma pochi sono stati condannati.

Legati e feriti con manganelli, gas lacrimogeni, spray al peperoncino e proiettili di gomma: in tutti gli Stati Uniti i manifestanti accusano la polizia di essere stati sottoposti ad azioni di forza eccessiva nel corso di proteste che hanno denunciato il razzismo sistemico e l’uccisione sproporzionata di neri americani da parte delle forze dell’ordine. I processi che sono seguiti hanno rivelato gli abusi perpetrati dalla polizia per isolare, sottomettere o scoraggiare i manifestanti in città grandi e piccole del Paese che, a seguito di queste violenze, hanno promesso di rinnovare l’organizzazione dei propri dipartimenti di polizia.

Dopo le proteste del movimento Black Lives Matter, il consiglio comunale di Minneapolis ha promesso di definanziare la polizia locale responsabile della morte per soffocamento di George Floyd, ma il suo budget al contrario è cresciuto. La città è ancora in attesa dei risultati di un’indagine federale per stabilire se la polizia abbia agito secondo un “modello o pratica” incostituzionale o illegale, ma intanto un’indagine del Dipartimento per i diritti umani del Minnesota ha rivelato che le forze dell’ordine hanno agito per oltre un decennio secondo un modello di discriminazione razziale consolidato.

In alcune città statunitensi, la polizia operava sotto la supervisione federale per le violazioni dei diritti civili già da prima che le proteste del 2020 avessero luogo e alcuni dipartimenti stanno ora chiedendo di interrompere la supervisione. Come nel caso di Seattle, dove il dipartimento di polizia sostiene di aver rivisto e adeguato le proprie attività da quando gli investigatori nel 2011 hanno scoperto che gli ufficiali ricorrevano troppo rapidamente e troppo spesso all’uso della forza, anche quando questa non era necessaria.

Secondo le Nazioni Unite, che a inizio maggio hanno concluso una missione di 2 settimane nel Paese nell’ambito di un’indagine internazionale istituita dal Consiglio per i diritti umani dopo l’assassinio di George Floyd, i singoli provvedimenti negli Stati e nelle città americane non bastano: il Governo Usa deve intervenire per superare la violenza razzista e quotidiana delle forze dell’ordine. Per Tracie Keesee, una dei due esperti indipendenti delle Nazioni Unite “la discriminazione razziale permea ogni contattato col pubblico delle forze dell’ordine, dal primo incontro passando per l’arresto, la detenzione, la condanna e la privazione dei diritti civili”.

Leggi anche
Un manifestante in protesta contro il razzismo subito dagli indigeni che hanno partecipato alle marce contro il governo a Quito, in Ecuador, lo scorso luglio
Uguaglianza
di Chiara Manetti 3 min lettura
Elaborazione del dipinto originale: Cabrera, Doña María de la Luz Padilla y Gómez de Cervantes, circa 1760; Brooklyn Museum, Museum Collection Fund and Dick S. Ramsay Fund.
Arte
di Sofia Centioni 4 min lettura