Culture

Ecco com’è nuotare in un mare di pesci e di plastica

Enter The Plastocene a Milano è una mostra interattiva che permette di immergersi nei fondali degli oceani, per vivere tra rifiuti e detriti. E riflettere sui danni che stiamo causando al nostro prezioso ecosistema
La mostra Enter The Plastocene
La mostra Enter The Plastocene
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
13 febbraio 2022 Aggiornato alle 13:00

La sensazione è di ritrovarsi, all’improvviso, nei fondali marini. Le pareti sono interamente percorse dalla flora e dalla fauna dell’oceano. La mostra Enter the Plastocene a Milano catapulta lo spettatore in un ecosistema straordinario, ma in declino: i pesci, infatti, nuotano circondati da detriti di plastica.

Un’esperienza immersiva multicanale che vuole essere per ciascuno di noi un invito a riflettere. L’umanità ha determinato per gli abitanti dell’oceano una nuova, drammatica Era Geologica: il Plastocene. La plastica è ormai un elemento onnipresente negli ecosistemi marini.

In particolare, durante il percorso ci si imbatte in un live feed che permette al visitatore di interagire con i pesci. Munito di tablet può guidare i banchi ittici nel paesaggio marino. Sfortunatamente, però, più lo spettatore è attivo e guida i loro movimenti, più i pesci finiscono per trasformarsi in rifiuti di plastica.

“Enter the Plastocene rimette lo spettatore al proprio posto: in mezzo all’immondizia che crea, e restituisce un’idea chiara di cosa significhi essere circondati ovunque da spazzatura” spiegano i curatori della mostra.

Ogni giorno si riversano nell’oceano circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. L’equivalente di un camion della spazzatura scaricato in mare ogni minuto. Alcuni modelli statistici prevedono che entro il 2050 vi saranno più plastiche che pesci negli oceani.

Ad aggravare la situazione gli ultimi due anni di emergenza sanitaria, con l’uso di una quantità enorme di mascherine, guanti e contenitori in plastica monouso (frutto della produzione d’asporto dei ristoranti e della riduzione delle attività in molti impianti di riciclaggio).

La maggior parte dei rifiuti di plastica viene spedito nei Paesi più poveri del mondo, spesso gettato in mare durante il tragitto o al punto d’arrivo. Quelli più grandi si arenano sulle spiagge come carcasse o galleggiano in superficie nel grande vortice di rifiuti del Pacifico. I pezzi più piccoli si fanno strada dal Polo Nord al Polo Sud, disperdendosi sui fondali oceanici di tutto il mondo.

Un’opera digitale coinvolgente e provocatoria quella realizzata da Tamiko Tiel e /p, e disponibile dal 9 al 27 Febbraio al MEET Digital Culture Center di Milano.

Leggi anche
Sono 1.370 trilioni le microplastiche da mascherine diffuse nei mari.
inquinamento
di Giacomo Talignani 3 min lettura
rigenerazione
di Chiara Adinolfi 4 min lettura