Economia

Lavoro: il 44% degli italiani vuole cambiarlo

Il trend è in crescita del 38% rispetto allo scorso anno. Il motivo? La ricerca di maggiore equilibrio e libertà, come spiega il terzo Barometro della Felicità
Credit: Wework.com
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30 maggio 2023 Aggiornato alle 08:00

Negli ultimi anni sono sempre più i lavoratori insoddisfatti e desiderosi di cambiare lavoro, disposti ad abbandonare colleghi e scrivanie per cercare nuove opportunità professionali, spinti dal desiderio di migliori condizioni, non solo economiche.

Il 44% dei lavoratori italiani nel 2023 è pronto a cercare una nuova occupazione, in aumento rispetto al 38% registrato lo scorso anno.

Tuttavia, il 56% si dichiara ancora soddisfatto del proprio lavoro e, per questo, non intenzionato a cambiarlo.

È quanto emerge dal terzo Barometro della Felicità, presentato dall’Osservatorio BenEssere presso la Confcommercio di Milano durante l’evento Il lavoro che cambia.

La ricerca ha coinvolto un campione di 1.106 lavoratori provenienti da tutta Italia, tra cui dipendenti, liberi professionisti, imprenditori e manager.

Complice una nuova consapevolezza portata dalla pandemia, il cambiamento nel mondo del lavoro spinge quotidianamente dipendenti di tutte le età a cercare la felicità e il benessere sul posto di lavoro, nell’ottica di un maggior equilibrio tra vita privata e lavoro.

Questo desiderio non riguarda solo i giovani (di cui quasi il 60% è disposto a cambiare impiego), ma anche una percentuale significativa dei cosiddetti baby boomers, con un’età compresa tra i 59 e i 77 anni, di cui uno su quattro è pronto a intraprendere una nuova sfida lavorativa, nonostante si avvicini all’età pensionabile.

Ma la tendenza a cercare un lavoro migliore si estende anche al 42% degli individui tra i 43 e i 58 anni (appartenenti alla cosiddetta Generazione X) e al 52,6% dei Millennials, con un’età compresa tra i 27 e i 43 anni.

Secondo l’Osservatorio BenEssere, la felicità sul luogo di lavoro significa “libertà” per la maggior parte del campione (55,3%); solo il 12% la identifica con il riconoscimento dei meriti lavorativi, mentre il 10% con “successo” e “ricchezza”.

Se si parla di benessere sul posto di lavoro, invece, la maggioranza degli intervistati ritiene che esso sia strettamente legato a una condizione di equilibrio psico-fisico (38,5%).

Secondo i dati raccolti dallo studio, l’aspetto più importante nella scelta del proprio impiego è sentirsi “apprezzati-stimati” (44,7%), che supera di gran lunga l’amore per il proprio lavoro (37,8%) e l’opportunità di crescita (30,2%). La sostenibilità aziendale, in particolare, conta per il 46% dei lavoratori.

Questi sono i principali fattori che spingono gli italiani a cambiare lavoro, e contano ancor più della flessibilità oraria (28,4%), della fiducia (23,7%) e del controllo delle proprie attività (21,4%).

Al contrario, elementi come l’allineamento ai valori dell’organizzazione (13%), i colleghi (12,3%) e il “fare la differenza” (11,6%) sono meno determinanti nella scelta.

I dati emersi del Barometro della Felicità 2023 riflettono il cambiamento nelle aspettative, aspirazioni ed esigenze dei lavoratori italiani, ulteriormente trainato dalla pandemia.

Il risultato economico non è più l’unica preoccupazione dei manager, sempre più consapevoli dell’importanza della valorizzazione delle capacità e dei bisogni dei propri lavoratori.

Promuovendo il benessere dei dipendenti si attirano talenti e si promuove la loro fidelizzazione, portando a un miglioramento delle loro prestazioni.

Ciò ha un impatto significativo sulla competitività delle imprese, poiché la felicità sul posto di lavoro è in grado di aumentare la produttività aziendale.

Come innescare tale circolo virtuoso? Implementando modelli di lavoro più sostenibili e promuovendo una cultura basata sull’innovazione e sul welfare.

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