Ambiente

La moda ha un problema con la sostenibilità

Dopo Stella McCartney altri due colossi del settore abbandonano il programma Fashion Pact a causa dei pochi traguardi raggiunti
Credit: Johnny Dufort/Courtesy of Stella McCartney
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5 giugno 2023 Aggiornato alle 16:00

Il Fashion Pact perde pezzi. A fare un passo indietro, questa volta, dopo l’addio di Stella McCartney, sono stati i due colossi della moda Hermès e Selfridges. Il motivo? I pochi passi in avanti fatti dall’organizzazione, che nel corso di quattro anni non sarebbe andata oltre un progetto pilota e programmi di analisi preliminari.

Ma riavvolgiamo il nastro. Il Fashion Pact è un programma lanciato in occasione del G7 di Biarritz, nell’agosto del 2019, da François Pinault e Emmanuel Macron, con l’obiettivo di modificare l’approccio della moda alle questioni ambientali e guidare il settore in una direzione di maggiore sostenibilità.

Tre le linee di azioni principali previste: l’attenzione alla sostenibilità, la salvaguardia degli oceani e la preservazione e ripristino della biodiversità. L’adozione di questi principi si tradurrebbe in abbandono di plastiche monouso, impiego di fonti di energia completamente rinnovabili entro il 2030 e azzeramento di emissioni di gas serra entro il 2050.

Attualmente, l’accordo conta più di 200 brand e tra questi alcuni nomi di lusso come Burberry, Capri Holdings, Chanel, Zegna, Ferragamo, Gruppo Armani, Moncler, Otb Group, Prada, Pvh e Ralph Lauren.

L’impegno, almeno su carta, rappresenta certamente un bell’obiettivo, contando che il Fashion Pact conta la presenza di circa un terzo del mercato globale della moda, riunendo quasi 60 amministratori delegati di aziende del fashion system accomunate dalla lotta ai cambiamenti climatici.

Peccato che, nella realtà dei fatti, il 40% delle aziende che ne fanno parte non hanno ancora adottato misure concrete in merito, e altre presentano resoconti parziali o non ne presentano affatto. Tutti comportamenti che ne danneggiano l’efficacia, rendendo quasi impossibile esercitare un controllo delle procedure attuate.

La rivista di settore Business of fashion scrive: «È difficile tracciare esattamente come il gruppo si stia comportando rispetto agli obiettivi fondamentali per ridurre le emissioni, gli imballaggi in plastica e l’impatto delle materie prime. I membri sono tenuti a riferire i propri progressi annualmente ma lo fanno in modo selettivo e, in alcuni casi, per niente. Molti devono ancora soddisfare le basi dell’impegno del Fashion Pact. a esempio, i firmatari dovrebbero stabilire obiettivi verificati e basati sulla scienza per ridurre le proprie emissioni, ma quasi il 40% non si è ufficialmente impegnato a farlo».

Per questi motivi Hermès e Selfridges hanno deciso di abbandonare il Fashion Pact, allineandosi alla decisione di McCartney, che si era discostata già nel 2021. L’organizzazione, tuttavia, non sembra preoccuparsi: è consapevole della lentezza dei suoi progressi, ma d’altra parte considera il bilancio positivo.

Helena Helmersson, Ceo di H&M e da poco alla guida della co-presidenza del Fashion Pact, ha commentato: «Tutto quello che sta accadendo contribuisce a far sì che l’adesione sia composta da aziende fortemente impegnate sugli obiettivi del Fashion Pact e che contribuiscano al progresso collettivo dell’iniziativa».

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