Ambiente

L’orsa Jj4 è salva (per ora)

Il Tar di Trento si è pronunciato sul ricorso della Lav. Sospeso il possibile abbattimento, anche per l’orso Mj5, fino al 27 giugno. Intanto, le associazioni ambientaliste puntano a far trasferire i plantigradi
Credit: Jack Charles
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26 maggio 2023 Aggiornato alle 16:00

Rinchiusi ma salvi. Il Tar di Trento si è finalmente pronunciato sul ricorso per evitare l’abbattimento dell’orsa Jj4 che il 5 aprile scorso uccise il runner Andrea Papi.

La decisione di uccidere il plantigrado, così come anche Mj5,altro orso rinchiuso nel recinto del Casteller e giudicato pericoloso, è stata sospesa.

Esultano le associazioni ambientaliste, delusione invece per Maurizio Fugatti presidente della Provincia Autonoma di Trento che chiedeva la soppressione visto il timore di altre aggressioni.

“La vita degli orsi per ora è salva”, scrive Lav, la Lega antivivisezione che ha presentato il ricorso contro le ordinanze di abbattimento.

Secondo il Tar di Trento non è stato possibile accertare pienamente la pericolosità dell’orsa Jj4: “La misura dell’abbattimento consegue all’affermazione della pericolosità dell’animale, ma tale affermazione non trova spiegazione nell’impugnato decreto, né nei due pareri dell’Ispra”, visto che “nel caso in esame non sono stati eseguiti seri accertamenti al riguardo”, scrivono i giudici amministrativi sospendendo l’uccisione degli orsi Jj4 e Mj5 fino al 27 giugno.

A questo punto, da qui a fine giugno, e prima che il 14 dicembre ci sia l’udienza di merito del Tav, la Lav e altre associazioni sperano che ci sia l’effettiva possibilità di trasferire i plantigradi in strutture sicure e meno opprimenti rispetto al piccolo recinto del Casteller.

Una delle possibilità resta una struttura dedicata in Romania che si è detta pronta ad accogliere gli animali. La Lav stessa depositerà l’approfondimento richiesto del progetto per portare in salvo gli animali in un rifugio sicuro, sostenendone interamente le spese necessarie.

Nel frattempo, il Tar chiede maggiori indagini sull’accaduto: è infatti fondamentale comprendere l’esatta dinamica dell’incidente che portò alla morte nei boschi di Caldes del giovane di 26 anni.

“Sebbene vi sia motivo di ritenere che l’aggressione del giovane Andrea Papi sia dipesa dalla presenza di cuccioli al seguito dell’orsa (…) tuttavia non v’è traccia degli accertamenti posti in essere dalla Provincia al riguardo, perché non è stata prodotta in giudizio la documentazione richiesta (…) tanto più necessaria se si considera che anche il consulente di parte nella propria relazione, a seguito dell’esame autoptico effettuato sul cadavere del giovane, ha evidenziato la necessità di ulteriori verifiche”, sostengono i giudici.

La morte di Papi è stato di fatto il primo decesso causato da un orso in Italia da oltre un secolo: la tragedia ha fortemente riacceso il dibattito sulla convivenza fra umani e animali selvatici nelle aree montane, con comunità e opinione pubblica divise fra chi chiede una riduzione degli orsi (oggi circa un centinaio sulle Alpi dopo il ripopolamento legato al progetto Life Ursus) e chi invece sprona per maggiori politiche per una possibile convivenza.

Ora tutto è rimandato, per quanto riguarda i due orsi “imputati”, al 27 giugno, ultimo giorno nel quale le parti (Provincia Autonoma di Trento e associazioni ambientaliste) possono fornire ulteriori documentazioni: poi il 22 ottobre in Trentino sono previste le elezioni provinciali e qualunque altra decisione dovrebbe essere posticipata a dicembre.

Anche per questo la Lav ha ribadito alle agenzie stampa la volontà, insieme a Enpa e Oipa, di proporre entro il 27 giugno “un piano dettagliato in merito ai trasferimenti, ovvero tutti i dettagli, come trasferire gli orsi, i costi, quando e dove. Stiamo già preparando la documentazione richiesta”, chiosano ricordando che attualmente i due santuari-rifugio più probabili sono a Zarnesti in Romania e in Giordania.

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di Redazione 2 min lettura