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Diritti

Africa Day: perché serve un trattato per il libero commercio

L’African Continental Free Trade Area assicurerebbe un futuro ai giovani e alle donne. Uno degli obiettivi, infatti, è superare le discriminazioni di genere, che costano al continente 95 miliardi di dollari l’anno
di Sophie Gai e Maria Angela Maina
Tempo di lettura 4 min lettura
25 maggio 2023 Aggiornato alle 14:00

In un mondo che sempre più si contrappone tra Occidente e Oriente, l’Africa celebra la sua diversità e cerca di smussare i contrasti esaltando i valori comuni. E così, mentre nel resto del mondo si minacciano guerre commerciali, prendendo come spunto la sicurezza nazionale, i Paesi africani proseguono nel cammino virtuoso della creazione di un’area di libero scambio che dovrebbe essere estesa a tutto il Continente, attraverso l’implementazione dell’AfCFTA (African Continental Free Trade Area).

Spesso il libero scambio è visto come un meccanismo per promuovere la concorrenza tra i Paesi e creare benessere diffuso, anche se può condurre a situazioni di forte interdipendenza con conseguenze che possono avere effetti negativi, come il conflitto Russo-Ucraino ci sta tristemente insegnando. Sotto il profilo storico, il libero scambio è stato spesso osteggiato dai Paesi africani, attraverso l’innalzamento di vere e proprie barriere commerciali volte a proteggere le proprie imprese e commerci, anche a scapito delle classi sociali più deboli.

Sebbene questa sia stata a lungo una tendenza nel continente, in Africa sono altrettanto radicati i valori dell’unione e del duro lavoro ed è per questo che abbiamo modi di dire come “Ci vuole un villaggio per crescere un bambino” o “per andare vicino puoi camminare solo, se vuoi andare lontano devi camminare insieme”.

In questo senso crediamo che l’AfCFTA sia il villaggio dove crescerà il bambino che è l’Africa in questo momento. Tuttavia, perché un villaggio sia prospero, ha bisogno di un grande leader. La leadership all’interno dell’Unione Africana quindi ha un ruolo importante per potere garantire l’unità e l’inclusività continentale, fungendo da scudo contro le influenze esterne negative, rompendo tutte le barriere esistenti al commercio e negando le false narrazioni.

L’Africa deve essere pronta ad andare oltre i propri limiti e ciò richiede una forte leadership a livello continentale che possa creare un seguito nei vari Paesi. Per rimanere negli adagi creati dalla saggezza popolare, è utile ricordare il detto “chi pensa di comandare e non ha nessuno che lo segue sta solo facendo una passeggiata”: ebbene questo è proprio quello che non vogliamo.

Il libero scambio, che l’AfCFTA dovrebbe garantire, costituisce inoltre un ottimo inizio e un’occasione favorevole per assicurare un futuro prospero ai giovani e alle donne africane. L’AfCFTA ha infatti obiettivi economici ambiziosi, soprattutto per la componente femminile che, diversamente da altri continenti, rappresentano una percentuale assai elevata dell’imprenditoria (circa il 25%).

Del resto, in Africa le donne sono il punto di partenza di qualsiasi iniziativa che voglia essere di successo, come ben sanno le organizzazione internazionali quando lanciano i vari programmi di sviluppo e, nella Giornata dell’Africa, consideriamo l’AfCFTA come l’inizio di una nuova era per il continente, perché punta ad aumentare la partecipazione economica delle donne, superando le discriminazioni di genere che si stima costino all’Africa una perdita media di 95 miliardi di dollari l’anno.

Allo stesso modo, crediamo che l’Unione Africana (UA) debba prestare la stessa attenzione all’attuazione della sua Strategia per l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile. Se ci pensiamo bene, la qualità degli “obiettivi economici da sogno” dell’Africa non può essere veramente raggiunta se un genere è trascurato e non si sente socialmente sicuro di contribuire. Del resto, come ha detto una volta l’economista indiano Amartya Sen, “la disuguaglianza di genere non è la condizione umana naturale”.

In questa giornata guardiamo quindi con ottimismo al futuro dell’Africa, anche se sappiamo che la vera crescita potrà essere assicurata soltanto attraverso una versione olistica di tutti gli aspetti che caratterizzano il continente.

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