Ambiente

Palermo: nasce il National Biodiversity Future Center

Sarà il primo centro di ricerca italiano dedicato allo studio e alla tutela della biodiversità, grazie al coordinamento del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr)
Credit: Stephanie LeBlanc
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25 maggio 2023 Aggiornato alle 11:10

Studiare e tutelare la biodiversità. È questo l’obiettivo del nuovo National Biodiversity Future Center (Nbfc) di Palermo, il primo centro di ricerca italiano dedicato al tema, coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Inaugurato per il centenario dell’Ente, servirà a conoscere meglio il tesoro (composto da 60.000 specie di animali, 10.000 piante vascolari e oltre 130 ecosistemi) che secondo l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) popola il nostro Paese.

La protezione del paesaggio e dell’ambiente, da febbraio 2022, è parte anche della Costituzione, grazie alla modifica degli Articoli 9 e 41. Per questa ragione, Palazzo Chigi ha deciso di indirizzare parte dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) al Nbfc: in tutto il finanziamento ammonterà a 320 milioni di euro per 3 anni, dal 2023 al 2025. Si tratterà di 1 dei 5 centri nazionali dedicati alla ricerca di frontiera e, oltre al Cnr, vi collaboreranno 49 partner, tra università, centri di ricerca, fondazioni e imprese, e 2.000 ricercatori, la metà dei quali sono donne. I bandi rivolti all’esterno del network coinvolgeranno diversi soggetti privati e istituzioni già presenti sul territorio (parchi, riserve, aree marine protette, associazioni ambientaliste, comunità e reti locali), nel segno della massima inclusività, si legge nella nota stampa.

Questa grande comunità scientifica tenterà di sistematizzare tutte le ricerche italiane relative alla biodiversità. L’obiettivo è renderle strategiche, così da farle continuare autonomamente anche dopo il 2026. Solo attraverso la conoscenza approfondita della sua ricchezza naturale, infatti, l’Italia riuscirà a valorizzarla e a rispettare il target, stabilito dall’Unione Europea, del 30% di territorio protetto entro il 2030.

Nbfc vuole promuovere, nella scienza e nella politica, processi di conservazione e ripristino, capaci di creare reti tra comunità, mondo imprenditoriale e territori. La sua ambizione più grande è, però, rivoluzionare i metodi di lavoro, formando grazie a nuove tecnologie e opportunità gli scienziati di domani.

Insieme al Centro, sarà istituito il Biodiversity Science Gateway, una grande infrastruttura virtuale con alcune sedi fisiche in Italia; tra loro anche la nave oceanografica Gaia Blu del Cnr. Questa piattaforma servirà per comunicare all’esterno i risultati delle analisi del Nbfc, con dati sull’Italia e sul Mar Mediterraneo, ma anche con consulenze e storie emblematiche riguardo l’uso sostenibile del territorio. Punta così a diventare uno strumento di sensibilizzazione, educazione e innovazione della società e degli attori del mercato; tutti i dati scientifici raccolti a Palermo inoltre saranno disponibili e open access per tutta la comunità scientifica.

«Nbfc è stato concepito seguendo il modello Hub&Spoke, un sistema di gestione e sviluppo delle reti nel quale le connessioni si realizzano (usando per analogia un’espressione riferita alla ruota della bicicletta) dallo spoke “raggio verso l’hub “perno centrale” e viceversa – ha spiegato il presidente del Centro Luigi Fiorentino - Dall’hub centrale, con sede presso l’Università degli Studi di Palermo, si dipartono così 8 raggi (spoke) dedicati alle problematiche legate al mare, alla terra e acqua dolce, alle aree urbane e alle ricadute sulla società, ciascuno dei quali comprende diversi partner affiliati (università, enti pubblici di ricerca e società private). Ogni area di interesse prevede 2 nodi incaricati del monitoraggio dell’ambiente e dello studio di soluzioni, affidate al Cnr e alle più prestigiose università italiane».

«Il National Biodiversity Future Center coordinato dal Cnr, contribuisce a monitorare, preservare e ripristinare gli ecosistemi terrestri, marini e urbani della Penisola e del Mediterraneo, aiutando a valorizzare la biodiversità e a renderla un elemento centrale su cui fondare lo sviluppo sostenibile - ha dichiarato la presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Maria Chiara Carrozza - Un’attività che assume una rilevanza strategica nell’ottica di contribuire a raggiungere i traguardi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, in particolare per quanto riguarda la riduzione della perdita di biodiversità e la conservazione, il ripristino e il corretto utilizzo degli ecosistemi».

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