Ambiente

CO2, crescono i progetti di cattura e stoccaggio

Più conveniente rispetto alla cattura diretta dall’aria, è una tecnica su cui Stati Uniti e Arabia Saudita stanno investendo molto. In Italia, Eni e Snam prevedono di stoccare 24.000 tonnellate dal 2024
Credit: Galina Nelyubova
Tempo di lettura 5 min lettura
24 maggio 2023 Aggiornato alle 08:00

La gestione del carbonio, in questi ultimi anni, sta diventando di vitale importanza per raggiungere l’obiettivo di rallentare il cambiamento climatico. Nonostante il monossido di carbonio sia un gas già presente in natura, in realtà le attività umane, a partire dalla rivoluzione industriale, hanno avuto un forte impatto sull’ambiente provocandone un’eccessiva produzione.

L’obiettivo è proprio quello di ridurre le emissioni di CO2 e gas serra, considerati i principali responsabili del cambiamento climatico e del surriscaldamento globale. La temperatura del Pianeta aumenta ogni anno che passa: secondo le stime, tra il 2030 e il 2050 si potrebbe arrivare a un aumento pari a 1,5ºC se non si attuano interventi immediati.

Per cercare di mantenere sotto controllo l’aumento della temperatura, nel 2015 è stato firmato l’Accordo di Parigi, il quale prevede la riduzione delle emissioni almeno del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, favorendo la transizione energetica.

Una delle strategie che, probabilmente verrà utilizzata sempre di più nel futuro, è la cattura diretta dall’aria (Dac). In cosa consiste? Viene realizzato un impianto che, così come fa un albero, aspira e assorbe l’anidride carbonica presente nell’aria, la immagazzina e la dispone per altri utilizzi. Un fattore importante riguarda il fatto che l’anidride carbonica viene immagazzinata in modo permanente.

Tra gli impianti in costruzione troviamo Notrees, in Texas, che promette di immagazzinare artificialmente circa 500.000 tonnellate di CO2 a partire dal 2025. L’obiettivo, almeno negli Stati Uniti, è quello di realizzare quanti più impianti possibili. Occidental Petroleum conta di costruire circa 100 impianti Dac entro il 2035.

Ma c’è un ostacolo: il costo. Il processo sarà sicuramente molto costoso e, di conseguenza, rallentato. Nel frattempo, sta prendendo piede anche un’altra procedura: la cattura e lo stoccaggio del carbonio (Ccs).

La cattura e lo stoccaggio del carbonio ha l’obiettivo di eliminare la CO2 che viene prodotta da centrali elettriche e dalle industrie, prima che venga emessa nell’atmosfera. Una volta catturata, essa viene iniettata nel sottosuolo allo stato liquido, così da occupare meno spazio rispetto allo stato gassoso.

Per cercare di raggiungere gli obiettivi, queste procedure dovranno svolgere un ruolo centrale dal momento che le macchine elettriche, le energie rinnovabili e le altre strategie di decarbonizzazione non sono ancora abbastanza.

Se si vuole ridurre la temperatura globale, secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, sarà necessario lo stoccaggio tra 400 milioni e 1,8 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno entro il 2050: una cifra considerevole, considerando che attualmente vengono immagazzinate soltanto 20 milioni di tonnellate. Secondo le stime di Wood Mackenzie, la Ccs attirerà oltre 150 miliardi di dollari a livello globale.

La procedura Ccs risulta, comunque, essere più conveniente da un punto di vista economico rispetto al Dac e, con il passare del tempo, diventerà sicuramente un sistema redditizio. Stanno emergendo sempre più progetti per investire su queste procedure: è il caso dell’Arabia Saudita. Il colosso petrolifero, infatti, si è posto l’obiettivo di aumentare di almeno 5 volte la capacità di Ccs, per i prossimi 12 anni.

Nella stessa direzione anche gli Emirati Arabi Uniti: Adnoc, azienda petrolifera di Abu Dhabi, vuole aumentare la sua capacità di Ccs di almeno 6 volte entro il 2030, cercando di raggiungere almeno 5 milioni di tonnellate all’anno.

E in Europa? Nel nostro continente la situazione è un po’ diversa, si procede a rilento rispetto agli Stati Uniti o ad altri Paesi, in quanto sono mancati importanti finanziamenti e progetti che potessero accelerare la procedura. Negli ultimi tempi, inoltre, i prezzi sono aumentati in maniera esponenziale, e questo contribuisce senza dubbio al rallentamento.

Comunque, ad aprile 2023 l’Unione europea e la Norvegia hanno siglato un’alleanza “verde” con l’obiettivo di lavorare insieme a favore della neutralità climatica entro il 2050 e allineare le politiche climatiche sia nazionali che internazionali. Tra i settori su cui ci si concentrerà, anche la cattura e la rimozione del carbonio.

Uno strumento importante per la creazione di un vero e proprio business è la Carbon Removal Certification: una certificazione che dimostri che la rimozione del carbonio sia conforme con in criteri dell’Unione europea. Per ottenerla, è necessario presentare una domanda presso sistemi di certificazioni, pubblici o privati, che siano riconosciuti dalla Commissione europea.

Sono diversi i progetti in ballo: Danimarca, Regno Unito, Olanda, Germania o Islanda sono solo alcuni dei Paesi che hanno pianificato dei progetti. Attualmente, in Europa ci sono più o meno 70 progetti di stoccaggio del carbonio pianificati o esistenti.

Anche in Italia è stato annunciato il primo progetto Eni in collaborazione con Snam: situato a Ravenna, promette di avere una capacità di stoccaggio di almeno 25.000 tonnellate di CO2 e, se tutto procede secondo le tempistiche, dovrebbe essere attivo dal 2024.

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