Ambiente

La carica (contagiosa) dei cinghiali

San Valentino. Chi lo passerà con il coniuge, chi con l’amante, chi con l’animale domestico e chi - gli agricoltori - con la suina. Che gliela portano i cinghiali
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
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12 febbraio 2022 Aggiornato alle 07:00

Nella vecchia fattoria Italia lo zio Tobia ha un sacco di animali. Diciamo, circa 10 milioni di cani, 9 milioni di suini, 6,3 milioni di mucche e circa 3 milioni e mezzo di gatti. Solo nella città di Brescia - un paio d’anni fa - erano stati censiti 1.300.000 maiali, per dire. E la cosa aveva fatto notizia perché i suini sono più degli abitanti di città e dintorni. Un po’ come nel centro di Milano, dove il miglior amico dell’uomo - in casa - ha superato di gran lunga il numero di figli pro capite.

Ma perché parlare di maiali, adesso? Perché in questo momento tanti agricoltori hanno paura della Peste suina africana. È un problema che sta diventando grosso nelle regioni di Piemonte, Liguria e Lombardia, secondo la Confederazione Italiana Agricoltori: ha lanciato un allarme proprio ieri. E gli allevamenti di suini sono in pericolo di suina a causa di un altro animale, che in tanti posti sta diventando il migliore amico dell’uomo in campagna: il cinghiale.

Ormai siamo arrivati a 2 milioni di cinghiali, in Italia. Cinghiali selvatici ma anche cinghiali cittadini, come quelli di Roma. Cinghiali che attraversano le autostrade e che obbligano la politica a prendere decisioni drastiche, come perimetrare 275 chilometri di autostrada A26 e A7 dove si è concentrato un focolaio e rafforzare le recinzioni, portandole da una a una doppia. In modo che i pelosi non si muovano troppo, e non passino la suina oltre, in altri luoghi.

“Si tratta di un lavoro estremamente oneroso - ha spiegato il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia - che non dovrà sottrarre risorse ai fondi stanziati dal Ministero per ristorare le aziende agricole danneggiate”. È da tempo che Cia-Agricoltori Italiani chiede di rivedere le regole di gestione della fauna selvatica. La legge da rivedere è la numero 157/92. Dicono, i cinghiali rischiano davvero di far saltare un sacco di imprese agricole.

Diciamo, la cosa fa il paio con il sacco di Roma. La carica dei cinghiali ormai è una realtà come i piccioni in Piazza Duomo di Milano. Però, poveri cinghiali. Contribuiscono a causare 10.000 incidenti l’anno col fatto che attraversano la strada senza guardare. Sono prolificissimi. Distruggono giardini, devastano aree di parcheggio incustodite, ci prendono di punta se anche solo guardiamo strano i loro piccoli e ci mettono di fronte al dilemma. Una volta deceduti, e ritrovati, le agenzie di oggi dicono si dovrebbe chiamare il veterinario della Asl competente perché “risolva il problema”. Ma che davvero? Quelle stesse Asl in tilt perché non curano più nessuno se non hai il Covid. Quelle che chiami e non risponde mai nessuno. Quelle che vabbé, mission impossible! Beh, figurati coi cinghiali con la suina, come ce le vedo bene Asl!