Diritti

Il centrodestra propone di togliere l’Iva sulla medicina estetica

Secondo la prima firmataria, Annarita Patriarca (FI), gli interventi di questo tipo dovrebbero rientrare nel più ampio concetto di salute, «comprensivo di ogni stato benessere fisico, psichico e sociale»
Credit: Joeyy Lee
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
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24 maggio 2023 Aggiornato alle 09:00

Medicina estetica: vezzo di vanità o esigenza? L’annosa domanda su come incasellare gli interventi che modificano tratti specifici del viso o del corpo, non per motivi strettamente riconoscibili come medici, non è nuova. C’è chi sostiene che a muovere le persone che vi si sottopongano sia solo la voglia di apparire più belle e chi, invece, che questa pratica sia funzionale a una maggiore accettazione di sé, legata a un’immagine che “post ritocco” corrisponda di più e meglio alla propria essenza. Il centrodestra, intanto, ha formulato una proposta di legge per eliminare l’Iva proprio sulle operazioni di medicina estetica.

Prima firmataria della proposta, Annarita Patriarca di Forza Italia, secondo la quale questo tipo di prestazione dovrebbero «rientrare nel novero di quelle non sottoposte a trattamento Iva - perché - il concetto di salute è comprensivo di ogni stato di completo benessere fisico, psichico e sociale, che non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità». Una definizione che riprende fedelmente la dicitura di salute data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Questa proposta di legge punta anche a garantire certezza normativa agli operatori del settore, alle prese da tempo con problemi con l’agenzia delle Entrate, che nel 2005 con una circolare aveva definito esenti da Iva tutte le prestazioni di medicina e medicina estetica proprio perché definite fortemente collegate al benessere psicofisico.

La Corte di giustizia Ue però, si era espressa diversamente, sostenendo che non tutte le operazioni estetiche potessero beneficiare di questo trattamento fiscale, ma solo quelle necessarie a seguito di traumi, malattie o handicap.

La difficoltà nell’individuarle con esattezza e l’incongruenza tra le due norme ha generato però non poco caos e negli anni alcuni uffici locali dell’Agenzia delle Entrare hanno contestato la mancanza del versamento dell’Iva proprio alla luce della sentenza europea.

A mettere un po’ di ordine ci ha provato la Cassazione, che ha stabilito che spetta al medico dimostrare l’esistenza dei presupposti che renderebbero legittima la richiesta di esenzione, ma secondo i firmatari della proposta di legge non è abbastanza. Serve invece una normativa fiscale univoca e di facile applicazione, che dovrebbe andare nella direzione dell’abolizione dell’Iva.

Per nulla d’accordo l’opposizione, e in particolare Nicola Fratoianni parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra, secondo il quale si tratterebbe dell’ennesimo favore ai ricchi, ben distante dalle necessità reali del Paese. «Mentre si prepara a togliere il superbollo per chi possiede una Ferrari da 300.000 euro, la destra chiede al governo di togliere l’Iva sulla medicina estetica. Grande rispetto per chi lavora in questo settore, tuttavia sarebbe un bene avere un piano diverso di priorità: mi aspetterei un’attenzione maggiore della destra e di questo Governo sulle difficoltà della sanità pubblica, a esempio verso coloro che non si possono più permettere le cure odontoiatriche, o che non ce la fanno più a pagare i farmaci o che aspettano mesi se non anni per poter essere visitati».

Con una sanità italiana sempre più in difficoltà non sono in pochi, a prescindere dall’orientamento politico, a pensarla in questo modo e a credere che gli sforzi economici dovrebbero concentrarsi su ben altri settori. Non manca nemmeno chi pone sul tavolo un altro tema, altrettanto rilevante: eliminare l’Iva sulla medicina estetica può spingere anche persone che non ne avrebbero necessità a cedere al richiamo?

Escludendo motivazioni mediche specifiche, questo tipo di interventi, come sostiene il nome stesso, risponde a un’esigenza estetica e il confine tra vero disagio da colmare e ricerca della perfezione è spesso molto labile, soprattutto tra i giovanissimi, sempre più attratti dai bisturi.

Secondo l’inchiesta francese Génération Bistouri delle giornaliste Elsa Mari e Ariane Riou, dal 2019 sembra essere iniziata una vera e propria corsa al ritocco per persone dai 18 ai 34 anni. Questa fascia d’età sta infatti modificando il proprio aspetto con pratiche più o meno invasive, con maggiore frequenza rispetto agli over 50, che prima di allora dominavano il mercato. Un trend figlio, molto probabilmente, dei tempi e del dilagare di social network come Instagram e TikTok che a suon di filtri propongono agli adolescenti e giovani adulti modelli di bellezza spesso inarrivabili, se non artificialmente.

La tendenza francese non è ovviamente circoscritta ma si replica in modo pressoché identico anche nel nostro Paese, dove stando ai dati resi noti durante il Convengo Hair&Nail and Anti-Aging, il 73% degli adolescenti italiani ha ammesso di aver subito qualche forma di intervento estetico.

Il tema è dunque complesso e presenta diverse sfaccettature delle quali tenere conto perché, se da un lato è innegabile come molte volte migliorarsi esternamente aiuti anche a star meglio internamente, lo è altrettanto affermare che il mito della bellezza possa fare molti danni e non debba essere inseguito a tutti i costi.

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