Delega al Governo per riformare il voto fuorisede entro 18 mesi

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Una delega al Governo per poter riformare la disciplina relativa al voto dei fuorisede entro 18 mesi. Si tratta di una novità voluta dai partiti di centrodestra e aspramente contestata dalle opposizioni, unite nel riconoscere l’importanza del tema e critiche verso la mossa parlamentare della maggioranza, ritenuta “un’escamotage” per evitare di affrontare un problema che riguarda milioni di cittadini.
Giovedì 18 maggio la commissione Affari costituzionali alla Camera ha concluso l’esame del testo relativo al diritto di voto per i fuorisede, presentato nei mesi scorsi dalla deputata del Partito democratico Marianna Madia e sostenuto da tutte le opposizioni. Il giorno prima, mercoledì 17 maggio, in commissione erano stati approvati alcuni emendamenti che, di fatto, eliminavano i contenuti principali della proposta di Madia, sostituendoli con una delega all’Esecutivo “in materia di esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza, in caso di impedimenti per motivi di studio, lavoro o cura”.
Nel “rispetto dell’articolo 48 della Costituzione” e “al fine di consentire l’esercizio del diritto di voto a tutti i cittadini, garantendo la piena partecipazione degli elettori al processo democratico” viene previsto che il Governo dovrà quindi adottare uno o più decreti legislativi per disciplinare nel “rispetto dei principi di segretezza e sicurezza del voto” 2 aspetti.
Innanzitutto, le modalità “atte a garantire l’esercizio del diritto di voto degli elettori che per motivi di studio, lavoro o cura si trovano in un Comune diverso da quello di residenza in occasione dello svolgimento di consultazioni elettorali o referendarie”. Inoltre, la delega dovrà intervenire riguardo una ”ulteriore riduzione della tariffa agevolata applicata dagli enti e le società che gestiscono i servizi di trasporto in favore degli elettori residenti in Italia e all’estero che devono recarsi a votare nei propri Comuni di iscrizione elettorale”.
Le critiche
Nel corso di una conferenza stampa che si è svolta alla Camera, diversi deputati delle opposizioni hanno accusato il centrodestra di “aver scippato” una proposta di legge di iniziativa parlamentare sostituendola con una “delega in bianco” al Governo.
Una delega che, finché la proposta di legge (nella sua “nuova versione”) non verrà approvata dai 2 rami del Parlamento, non potrà essere esercitata dall’Esecutivo. Infatti, per l’emanazione dei decreti legislativi ci sarà tempo 18 mesi, ma dal momento in cui il provvedimento entrerà effettivamente in vigore. Al momento il testo è ancora in prima lettura alla Camera: deve ancora ricevere il via libera dell’assemblea di Montecitorio.
«L’idea della maggioranza è quella di trasformare una proposta di legge dell’opposizione in una delega in bianco al Governo. Si vuole sottrarre all’opposizione una prerogativa importante, anche di merito. È molto evidente che si tratta di una furbizia della maggioranza, che ha un problema con il ministero dell’Interno, che è venuto in audizione e ha espresso perplessità su questo diritto», ha spiegato nel corso della conferenza stampa la deputata del Pd Marianna Madia, prima firmataria della proposta di legge.
Per l’esponente Dem il «Governo, anziché assumersi la responsabilità di dare parere contrario, usa una furbizia per prendere tempo, per non dire che blocca un diritto e per non cambiare l’ordinamento. Solo l’Italia, tra i Paesi avanzati, trova tutte queste difficoltà».