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È ancora caos in Burkina Faso

Dopo il colpo di stato di gennaio, non si placano le violenze e la crisi nel Paese. Detenuto in un campo militare il presidente Kaboré
 Roch Marc Christian Kaboré con il presidente francese Emmanuel Macron
Roch Marc Christian Kaboré con il presidente francese Emmanuel Macron
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14 febbraio 2022 Aggiornato alle 11:00

Quattro civili e 10 militanti islamisti rimasti uccisi in Burkina Faso. È questo l’ultimo sanguinoso bilancio comunicato dall’esercito francese, militarmente presente nella regione del Sahel con migliaia di truppe che operano nell’ambito di una missione per combattere la violenza dei gruppi militanti islamici legati ad al Qaeda e allo Stato islamico.

Proprio l’incremento delle violenze jihadiste hanno portato al golpe di gennaio 2022 e all’arresto del presidente Roch Marc Christian Kaboré, ancora detenuto in un campo militare. I golpisti lamentano la scarsa efficacia dell’azione governativa contro le forze jihadiste che operano nel Paese dal 2015, e che hanno i militari come bersaglio privilegiato. Negli ultimi 6 anni, Kaborè, eletto per voltare pagina, non è riuscito a mantenere le promesse alimentando violenze, manifestazioni e un costante clima di insicurezza.

Il 23 gennaio i militari hanno preso il potere in Burkina Faso con un annuncio in televisione da parte di soldati in uniforme. La crisi, scoppiata con episodi di ammutinamento in varie caserme e manifestazioni anti governative in cui è stato dato alle fiamme il quartier generale del partito di Kaborè, è degenerata nello spazio di 24 ore con la notizia dell’arresto del presidente da parte dei soldati ribelli. Sospesa la costituzione, sciolti il parlamento e il governo, chiuse le frontiere e introdotto il coprifuoco.

Il movimento che ha preso il potere è guidato dal colonnello delle Forze Armate Nazionali Paul Henri Sandaogo Damiba, dichiarato Presidente dal Consiglio costituzionale del Paese dal 24 gennaio 2022. «Condanno fermamente qualsiasi tentativo di impossessarsi di un governo con la forza delle armi», aveva dichiarato il segretario Generale Antonio Guterres, preoccupato per l’incolumità del presidente Roch Marc Christian Kaboré, e nel peggioramento della situazione a seguito del colpo di stato.

Come ha spiegato Camillo Casola, ISPI Associate Research Fellow, «se l’attivismo armato di gruppi jihadisti e milizie etniche è all’origine di una incessante escalation di violenze politiche nel Liptako-Gourma, al confine tra Mali, Niger e Burkina Faso, la graduale regressione autoritaria nella regione e la destituzione di governi civili eletti in Mali, Ciad, Burkina Faso, hanno aggravato la dimensione politico-istituzionale di quella che tutti gli analisti definiscono una crisi multidimensionale».

Fortemente preoccupati per la situazione i membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu: in una nota congiunta hanno chiesto il rilascio e la protezione del presidente Roch Marc Christian Kabore e di altri funzionari del governo, rapiti dai militari ribelli durante il colpo di Stato.

L’ECOWAS, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, e l’Unione africana hanno deciso di sospendere il Burkina Faso dalle rispettive istituzioni e attività fino a quando non sarà stato ripristinato l’ordine costituzionale da parte delle autorità militari e hanno espresso il loro sostegno agli sforzi di mediazione regionale.

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