Ambiente

Circolarità Ue: l’Italia è al primo posto

Il Belpaese precede Spagna e Francia; tuttavia, secondo il quinto rapporto di Circular Economy Network, oggi solo il 7,2% della global economy è circolare (5 anni fa era il 9,1%)
Credit: Lara Jameson
Tempo di lettura 4 min lettura
18 maggio 2023 Aggiornato alle 12:00

“Nulla si crea, nulla si distrugge”. Queste le parole dello scienziato francese Antoine-Laurent de Lavoisier, vissuto nella seconda metà del ‘700, riferendosi alla massa atomica e al prodotto della reazione tra gli elementi. Facendo un balzo in avanti di 300 anni, questo enunciato si presta bene a descrivere un grande bisogno dei nostri anni: l’eliminazione degli scarti.

Spingere il riciclo può contribuire a combattere l’aumento dei costi energetici e ambientali nella produzione di materie prime e un livello di inquinamento insostenibile. È sempre più evidente l’importanza di promuovere la circolarità delle nostre economie. Dai dati emersi nel quinto rapporto dedicato all’economia circolare in Italia, a cura del Circular Economy Network, però, c’è ancora molto da fare.

Oggi, nel 2023, solo il 7,2% della global economy è circolare. 5 anni fa era il 9,1%. A livello mondiale, si consumano 100 miliardi di tonnellate di materiali ogni anno: un numero che raddoppierà entro il 2050 rispetto ai livelli del 2015. In questo quadro, accelerare la transizione all’economia circolare contribuirebbe sensibilmente a migliorare le condizioni del Pianeta. In particolare, l’estrazione di materiale vergine potrebbe diminuire del 34% e le emissioni di gas serra potrebbero essere ridotte.

La produzione di beni e servizi (durante il loro utilizzo e nel fine vita) è influenzata dalle abitudini e dalle scelte dei consumatori italiani. È ancora bassa la percentuale di coloro che, negli ultimi 3 anni, hanno utilizzato il noleggio (26%), lo sharing (15%) o il leasing (15%); l’acquisto di un prodotto di second hand di largo consumo rappresenta l’unica eccezione (45%).

Nonostante ciò, la propensione verso modelli di consumo circolari si fa sempre più spazio nel Belpaese. Poco più di 8 italiani su 10 (82%) intendono acquistare in futuro un prodotto usato (soprattutto quando si tratta di abbigliamento e accessori), il 64% vorrebbe noleggiare un prodotto, il 52% farebbe ricorso allo sharing e il 55% al leasing (in questi ultimi 3 casi ci si rivolgerà soprattutto per l’utilizzo di auto e moto).

Circolarità con uno sguardo rivolto alla sostenibilità. Il 70% degli italiani ritiene che l’acquisto di un prodotto usato ricondizionato o rigenerato comporti benefici ambientali con minor consumo di risorse e minore produzione di rifiuti. Il 31% considera, però, questi prodotti difficili da trovare, meno affidabili (36%) e meno duraturi (46%).

Un aspetto ancora molto diffuso in Italia è rappresentato dai pregiudizi nei confronti dei prodotti usati ricondizionati o rigenerati. Il 32% pensa che viviamo in una società non abituata al riuso, per il 28% le persone preferiscono avere sempre l’ultimo modello uscito sul mercato, per 1 italiano su 4 molti prodotti sono fatti per durare poco e la possibilità di acquistare oggetti rigenerati o ricondizionati è poco conosciuta; infine, il 24% associa l’acquisto di prodotti usati a un basso status sociale.

A proposito di circolarità, tra le prime 5 economie dell’Unione europea, la medaglia d’oro va all’Italia, con 20 punti. La classifica si basa su 7 indicatori: tasso di riciclo dei rifiuti, tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo, produttività delle risorse, rapporto fra la produzione dei rifiuti e il consumo di materiali, quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale lordo di energia, riparazione e consumo di suolo. Completano il podio: Spagna (19 punti) e Francia (17 punti). Più distante la Germania (12 punti) e la Polonia (9 punti).

Il riciclo è il punto di forza del Belpaese. Nel 2020 la percentuale ha raggiunto il 72%, contro una media europea del 53%. Lo Stivale si trova nel gradino più alto rispetto alle altre principali 4 economie europee, distaccando di 17 punti percentuali la Germania, seconda in classifica. Scendendo nel dettaglio, il tasso di crescita dell’Italia, nell’ultimo decennio, è lievitato dell’8% (in Spagna +3%). Invariato quello dell’Ue. Numeri negativi, invece, per Polonia e Francia.

L’aumento del consumo di risorse naturali ha rafforzato l’interdipendenza tra il sistema economico e ambientale. L’economia circolare è diventata sempre più centrale per uno sviluppo sostenibile che coniughi bisogni economici, ambientali e sociali. Nel 2021 in media in Europa, a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorse consumate, sono stati generati 2,1 euro di Pil (Prodotto interno lordo). Per questo specifico indicatore, è confermato il primato dell’Italia (3,19 €/kg), distaccando dello 0,04 €/kg i cugini francesi (3,15 €/kg). Seguono Germania (2,69 €/kg), Spagna (2,59 €/kg) e Polonia (0,78 €/kg).

Leggi anche
report
di Eleonora Luna 4 min lettura
Sostenibilità
di Fabrizio Papitto 3 min lettura