Ambiente

L’Italia deve rilanciare l’estrazione di gas?

Secondo l’ex Eni Paolo Scaroni, «la produzione nazionale attuale potrebbe triplicare in 24 mesi». Ma l’ipotesi di attingere ancora di più dalle riserve strategiche va contro l’impegno a decarbonizzare il Paese
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11 febbraio 2022 Aggiornato alle 13:46

Sarebbe possibile raddoppiare la produzione di gas naturale in Italia? Sì, ma ci vorrebbero come minimo 24 mesi. Lo spiegano gli esperti, lo dice anche in un’intervista al Foglio l’ex amministratore delegato di Eni e di Enel, oggi deputy chairman di Rothschild e presidente del Milan, Paolo Scaroni, che si spinge ancora più in là: «La produzione attuale si potrebbe realisticamente triplicare in circa 24 mesi, fino a rappresentare il 20-25 % dei consumi nazionali. Dai circa 4 miliardi di metri cubi prodotti sarebbe dunque possibile arrivare a 12-15 miliardi».

Ma Scaroni avverte: «Attenzione a immaginare un tetto dei prezzi che renderebbe sconveniente l’estrazione di gas: i prezzi bloccati d’imperio non hanno funzionato per secoli e non funzionerebbero ora. Non dimentichiamoci invece che gli idrocarburi sono di proprietà degli Stati e non delle compagnie petrolifere: è con le royalty aggiuntive che lo Stato incasserebbe aumentando la produzione, che si potrebbero ridurre le bollette dell’industria».

A intervenire sull’argomento sulle pagine di un altro quotidiano, Il Corriere della Sera, è il viceministro dello Sviluppo Economico Gilberto Pichetto: «Le soluzioni per mettere un freno ai rincari delle bollette sono due: utilizzare una parte delle riserve strategiche di gas e aumentare la produzione nazionale di metano». Basterebbe, secondo Pichetto, un approfondimento di pochi giorni per procedere con una decisione di questo tipo.

E intanto il governo si appresta a varare un decreto con nuovi interventi per calmierare il costo delle bollette: tra le misure che verranno definite la prossima settimana, fa capolino proprio l’incremento della produzione nazionale di gas. Uno dei possibili interventi strutturali per fornire energia a tariffe controllate ai grandi consumatori industriali.

«Aspettiamo la stesura finale - ha continuato Pichetto - in questo momento si sta lavorando per recuperare più risorse possibili per disporre di circa 5 miliardi, evitando comunque uno scostamento di bilancio. Tra le misure del decreto potrebbe esserci la cartolarizzazione degli oneri di sistema relativi al sostegno alle energie ricavate da fonti rinnovabili, ma al momento, non c’è un quadro completo».

Si tratta, insomma, di ipotesi. Ma, spiega, «Nel caso si decidesse di estrarre più gas si creerebbe la condizione per ripristinare al più presto le riserve strategiche. Questa produzione aggiuntiva potrebbe essere destinata a prezzi calmierati ai cosiddetti settori “energivori”. Se si vuole, bastano pochi giorni per avere un quadro completo, ma le valutazioni finali spettano al ministero della Transizione ecologica e Palazzo Chigi».

La crisi energetica ci ha messo di fronte a un paradosso: realizzare che abbiamo bisogno di estrarre il gas sepolto al largo delle nostre coste – che sarebbe molto più abbondante dei 92 miliardi di metri cubi censiti dal ministero della Transizione ecologica nel documento Pitesai, lo strumento di pianificazione generale delle attività minerarie sul territorio nazionale -, proprio quando siamo impegnati a liberarci dalle fonti fossili. Scaroni spiega, però, che «In Italia le centrali a carbone continuano ad andare a manetta, ma non perché qualcuno ami produrre CO2, quanto perché non abbiamo alternativa. E non sfruttare le risorse che abbiamo a disposizione sarebbe un errore, soprattutto quando ce n’è più bisogno. Non sarà la soluzione del problema, ma è un pezzetto della soluzione».

Secondo Scaroni, dalla transizione energetica dipenderà molto delle dinamiche dei prezzi che dovremo affrontare in futuro. Se pensiamo alla situazione in Ucraina, c’è poco che l’Unione europea possa fare: «L’indipendenza politica, il poter esprimere opinioni, passa per l’indipendenza energetica. La transizione è drammaticamente difficile da compiere, non abbiamo in mano tutti gli strumenti: sarà un processo lungo, costoso e doloroso. Soprattutto in un mondo in cui le persone non sono disposte a rinunciare ai consumi energetici che il loro stile di vita prevede».

Ieri molti centri storici si sono spenti per qualche minuto, prendendo parte alla protesta contro il caro bollette ideata dal sindaco di Cento, in provincia di Ferrara, Edoardo Accorsi. Una simulazione di ciò che potrebbe avvenire se la situazione dovesse ulteriormente aggravarsi, con la drastica diminuzione dei servizi legati all’elettricità.

Il decreto energia è stato annunciato dal presidente del Consiglio Mario Draghi, in visita a Genova: «Il Governo non dimentica il presente e il presente oggi ci fa vedere una realtà caratterizzata dalle difficoltà che famiglie e imprese hanno per i prezzi dell’energia elettrica».

E intanto 44 sigle tra associazioni, comitati e movimenti lanciano un appello al Governo, in nome di una lotta concreta alla crisi climatica: «Il Paese per uscire dal carbone non ha bisogno di nuove centrali a gas fossile, ma di decuplicare la velocità di sviluppo delle fonti rinnovabili». In programma, sabato 12 febbraio, una mobilitazione intitolata “A tutto gas. Ma nella direzione sbagliata. Contro le bufale fossili e nucleari”.

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