Ambiente

Kenya: c’è un legame tra la strage di leoni e la crisi climatica

Uno dei felini più anziani al mondo è stato ucciso dai pastori, mentre aumentano gli scontri fra esseri umani e mondo animale a causa di carestie, siccità e urbanizzazione
Credit: Ingo Stiller
Tempo di lettura 4 min lettura
18 maggio 2023 Aggiornato alle 13:00

L’intreccio fra crisi climatica-ambientale, urbanizzazione e flussi migratori sta provocando una tensione continua fra le comunità umane presenti nel Corno d’Africa e gli animali selvatici, sempre più spinti a fare incursioni nelle aree cittadine a causa della riduzione del loro habitat naturale e delle aree di migrazione.

Nei giorni scorsi il leone Loonkito, considerato il più anziano del mondo in natura con un’età di 19 anni, è stato ucciso da una serie di colpi di lancia da parte dei pastori Maasai in Kenya. L’animale in cerca di prede si era spinto oltre i confini del Parco nazionale di Amboseli, finendo all’interno di un recinto per il bestiame nel villaggio di Olkelunyet, dove è stato assalito mortalmente.

Il Kenya Wildlife Service (Kws), allarmato dalla situazione, ha avviato una serie di riunioni per fronteggiare il problema: «Le discussioni si sono incentrate sull’esplorazione di modi per ridurre al minimo il rischio di conflitto fra uomo e fauna selvatica, compreso lo sviluppo di sistemi di allerta precoce per allertare le comunità della presenza di fauna selvatica nelle loro vicinanze».

La tragedia di Loonkito è solo l’ultima di una serie di uccisioni che ha riguardato vari leoni, sempre più disperati e affamati a causa dell’intensa siccità che sta investendo il Paese africano da anni, con ripercussioni sul mondo animale, sul bestiame e gli habitat dove operano i felini. «Questo è il punto di rottura del conflitto fra uomo-fauna selvatica e dobbiamo fare di più come Paese per preservare i leoni, che stanno rischiando l’estinzione», ha dichiarato Paula Kahumbu, ambientalista e Ceo di WildlifeDirect.

L’ultimo censimento condotto in Kenya ha rilevato circa 2.500 leoni nel Paese, di cui un centinaio nel Parco nazionale di Amboseli. Da tempo questa specie animale è considerata a rischio, sia a causa dell’urbanizzazione crescente, sia a causa della carestia che sta affliggendo vaste porzioni del territorio. Secondo The International Union for Conservation of Nature (Iucn) il leone è stato classificato come “vulnerabile” nella Lista rossa delle specie minacciate.

Senza rapidi piani per salvaguardare il rapporto fra uomo e natura diventerà sempre più difficile assicurare un’ecosistema vivibile. Nel seconda metà del 2022 il Kenya, già sottoposto a innumerevoli crisi con 4,35 milioni di persone che stanno soffrendo la fame, ha visto il più grande esodo di rifugiati dalla Somalia, dove oltre 20.000 somali sono scappati dalla peggiore siccità degli ultimi 40 anni e dalla guerra in corso.

«Stiamo assistendo a una crisi alimentare devastante, molto simile a quella del 2011. La siccità devastante nel Corno d’Africa e l’estrema carenza di cibo stanno spingendo le madri a prendere misure disperate, tra cui camminare per centinaia di chilometri fino al complesso di rifugiati di Dadaab, in Kenya, mettendo a rischio il benessere e la sicurezza dei loro figli. Temiamo che la crisi in corso faccia regredire i progressi compiuti negli anni, con il rischio concreto che alcune famiglie reinsediate in Somalia possano essere sfollate per la seconda volta», aveva affermato la direttrice di Save the Children per il Kenya e il Madagascar Yvonne Arunga.

In questi mesi la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente. L’IGAD Climate Prediction and Applications Center (Icpac) ha previsto scarse precipitazioni per la stagione delle piogge: «Nelle zone dell’Etiopia, del Kenya, della Somalia e dell’Uganda che sono state maggiormente colpite dalla recente siccità, questa potrebbe essere la sesta stagione consecutiva senza precipitazioni».

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