Diritti

Parlamento Ue: ok alla ratifica della Convenzione di Istanbul

Approvato il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante per prevenire e contrastare la violenza contro le donne: era in attesa di approvazione dal 2016
Credit: Nataliya Vaitkevich
Tempo di lettura 4 min lettura
17 maggio 2023 Aggiornato alle 12:00

1 donna su 3 nell’Unione europea ha subito una violenza fisica o sessuale dall’età di 15 anni. Ma se si considerano le molestie sessuali, le vittime sono più della metà delle donne europee. Con il voto favorevole dei deputati all’adesione dell’Unione europea alla Convenzione di Istanbul, il Parlamento Ue approva il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante dedicato alla prevenzione e alla lotta contro la violenza nei confronti delle donne. Questo permetterà alla Commissione Ue di aprire una procedura di infrazione nei confronti dei Paesi che non rispettino i diritti delle cittadine e che non garantiscano l’accesso ai servizi e alla giustizia per le vittime di abusi.

Il voto a Bruxelles ha dato il via libera alla ratifica della Convenzione da parte del Consiglio dell’Unione dopo anni di attesa. Il documento, presentato dal Consiglio d’Europa nel 2011, riconosce che “la violenza contro le donne è una manifestazione di relazioni di potere storicamente ineguali tra donne e uomini, che hanno portato al dominio sulle donne e alla loro discriminazione da parte degli uomini, impedendo il loro pieno avanzamento”, ma non solo. La Convenzione riconosce anche la “natura strutturale della violenza contro le donne come violenza di genere”, nonché uno dei meccanismi cruciali attraverso cui le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini.

Firmata nella capitale turca da cui prende il nome, la Convenzione di Istanbul è in attesa di ratifica dal 2016 a causa della reticenza di alcuni Paesi membri. Nonostante Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia non l’abbiano ancora recepita, il recente parere della Corte di Giustizia Ue fa in modo che il voto di ratifica che il Consiglio europeo dovrà esprimere avvenga con votazione a maggioranza qualificata e, quindi, senza che i Paesi contrari possano affossare l’iniziativa con il proprio veto.

Insieme ad altri 20 Stati europei, l’Italia ha già ratificato la Convenzione nel 2013 ma durante le votazioni in Parlamento, gli eurodeputati di Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti insieme a 3 deputati di Forza Italia, mentre 2 deputate della Lega hanno votato contro. Secondo Politico, alla base del mancato sostegno tra i deputati anche di altri Paesi, ci sarebbe una disputa culturale che ruota attorno all’uso della parola “genere” all’interno del documento.

“Uno per uno, i Paesi dell’Europa orientale stanno voltando le spalle al documento, sostenendo che eroderà la loro versione dei valori familiari”, riferisce Politico, che spiega come per un gruppo di leader europei la definizione di “genere” utilizzata nella Convenzione sia “un mezzo per erodere le distinzioni tra uomini e donne e ‘normalizzare’ l’omosessualità”. Il riferimento è probabilmente al paragrafo del documento in cui si dice che per “genere” si dovrebbero intendere i “ruoli, i comportamenti, le attività e gli attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini”.

Al di là delle interpretazioni, se la Convenzione di Istanbul verrà ratificata in via definitiva, gli Stati avranno l’obbligo di conformarsi alle sue disposizioni. In particolare, i Paesi Ue saranno tenuti a introdurre servizi di protezione e supporto per contrastare la violenza contro le donne, come a esempio un adeguato numero di rifugi, centri antiviolenza, linee telefoniche gratuite 24 ore su 24, consulenza psicologica e assistenza medica per vittime di violenza.

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