Diritti

Usa: vietato chiedere “quanto guadagni?” ai colloqui per il Governo

Il più importante datore di lavoro americano vuole così impedire che le nuove retribuzioni si basino sui pay gap già esistenti
Credit: Andres Perez
Tempo di lettura 4 min lettura
18 maggio 2023 Aggiornato alle 17:00

Qual è la tua retribuzione al momento? E quanto guadagnavi nei lavori precedenti? Classiche domande come queste, fatte da un selezionatore durante un colloquio di lavoro, non sono così neutre come sembrano.

Calcolare la nuova retribuzione del lavoratore a partire dal salario attuale o da quelli passati, potenzialmente già viziati da un gap retributivo, non farebbe altro che riprodurre prassi ingiuste o discriminatorie, condannando alcune persone a vedersi riconosciuti stipendi inferiori per tutta la durata della propria carriera.

Per evitare che si ripetano i soliti schemi delle differenze nelle retribuzioni tra uomini e donne o altre categorie deboli, il maggiore datore di lavoro degli Stati Uniti – il Governo federale – ha deciso di vietare che nei propri colloqui di assunzione vengano fatte domande riguardanti le precedenti retribuzioni dei candidati.

Nel Paese il problema non è nuovo: mentre 21 Stati americani (tra cui Massachusetts, New York e California) hanno già vietato o limitato l’utilizzo di queste tipologie di domande durante le job interview, in ambito federale i quesiti sulle retribuzioni sono ancora permessi dai regolamenti governativi, che però dovrebbero essere aggiornati a breve.

Secondo quanto riportato da Axios, l’U.S. Office of Personnel Management (Opm) - ente indipendente che gestisce 2,2 milioni di dipendenti federali negli Stati Uniti - ha pubblicato il 10 maggio una proposta di regolamento per promuovere l’equità salariale al proprio interno il cui principale obiettivo è proprio quello di vietare le domande sulla “storia retributiva” del candidato.

Il provvedimento sarebbe applicabile a circa 1,5 milioni di lavoratori federali. A trarne beneficio sarebbero soprattutto le persone afrodiscendenti e le donne, tradizionalmente più colpite da retribuzioni calcolate al ribasso. Come si legge nel documento, “le donne guadagnano meno degli uomini, in media, e questo divario retributivo varia in base alla razza e all’etnia”.

Secondo i dati del Women’s Bureau del Dipartimento del lavoro, le donne americane guadagnano mediamente il 17% in meno degli uomini. Fortunatamente, come scrive Axios, per quanto riguarda gli stipendi delle donne il Governo federale è più virtuoso: poiché le retribuzioni federali sono più trasparenti rispetto al settore privato, il gender pay gap è più ridotto (circa il 6%). Il divario retributivo è, comunque, ampio per gli stipendi degli uomini e donne di colore, che rispetto agli uomini bianchi guadagnano il 15% in meno.

Diversi studi citati nella proposta di regolamento hanno dimostrato che, negli Stati americani dove è stato introdotto il divieto di domande sulla storia retributiva, gli stipendi delle donne sono aumentati in rapporto a quelli degli uomini e tra le persone che hanno cambiato lavoro c’è stato un aumento di stipendio anche per le persone di colore. Da un esperimento sul campo del 2021 è emerso che i datori di lavoro che non potevano accedere ai compensi dei candidati hanno raccolto più informazioni sulle loro effettive capacità ed esperienze e, alla fine, hanno assunto i lavoratori con gli stipendi precedenti mediamente più bassi.

Benché le fasce salariali dei dipendenti federali siano già programmate in modo piuttosto rigido per ciascun lavoro (incluse le promozioni e i relativi aumenti di stipendio), i manager delle risorse umane possono decidere di aumentare la retribuzione iniziale offerta in base alle qualifiche del candidato (nel 2021, questo è stato fatto per il 9,5% dei nuovi assunti). Con il nuovo regolamento sarà ancora possibile proporre un’offerta economica più alta, ma soltanto tenuto conto dell’esperienza e delle capacità dimostrate dal candidato e non dei suoi precedenti guadagni, come spiegato dal vicedirettore di Opm, Rob Shriver.

Le nuove norme, che prima di essere approvate verranno sottoposte a un periodo di consultazione di 30 giorni, potrebbero costituire uno standard positivo in grado di influenzare anche il settore privato americano. Secondo quanto dichiarato dal direttore di Opm, Kiran Ahuja, alla Cnn: «Il Governo federale aprirà la strada e dimostrerà al Paese cosa intendiamo per business quando si tratta di uguaglianza, equità e attrarre i migliori talenti». Un passo in avanti verso l’eliminazione delle disparità retributive.

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