Culture

Viaggio alla scoperta della Festa della mamma negli anni ‘70

Donne con i propri bambini che scendono per le strade a rivendicare diritti, libertà, servizi di assistenza all’infanzia. Torniamo indietro nel tempo grazie a una raccolta di fotografie dedicate alle lotte delle madri
L'Elsie Women's Refuge, Glebe, Sydney, 1975
L'Elsie Women's Refuge, Glebe, Sydney, 1975 Credit: National Archives of Australia: A6135, K2/6/75/2
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14 maggio 2023 Aggiornato alle 17:00

Cosa ti viene in mente se pensi alla Festa della Mamma? Probabilmente confezioni di cioccolatini, fiori e pubblicità in tema.

Si tratta, in realtà, di una ricorrenza che affonda le sue radici nelle campagne femministe portate avanti tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Campagne che puntavano a promuovere un maggiore riconoscimento del contributo sociale ed economico delle donne come madri. Un intento che, però, nel tempo sparì progressivamente, fagocitato perlopiù da interessi commerciali e politici.

Non è sempre stata una festa amata da tutti, incondizionatamente. Negli anni ‘70, le correnti femministe dell’epoca ritenevano che la Festa della mamma non facesse altro che confermare e rafforzare lo schema familiare del maschio lavoratore dominante e della femmina casalinga sottomessa.

Un opuscolo pubblicato dai cosiddetti “liberazionisti” delle donne di Adelaide, nel 1971, affermava che la Festa della mamma era una semplice forma di ipocrisia. Per un giorno, spiegava il pamphlet, la società rendeva omaggio al “martirio” delle donne in casa. Per il resto dell’anno, il loro lavoro domestico rimaneva del tutto invisibile e i loro “bisogni fondamentali” restavano insoddisfatti.

I liberazionisti delle donne sostenevano che il “culto” del focolare domestico avesse delle conseguenze disastrose non solo per le donne, ma anche per i bambini.

In quel periodo, i servizi di assistenza all’infanzia a prezzi accessibili rappresentavano un’esigenza impellente, non solo per consentire una pari partecipazione femminile alla vita pubblica, ma per i benefici che potevano portare nello sviluppo sociale dei bambini e nelle relazioni al di là del nucleo familiare.

Questo sentimento è stato catturato al meglio nello slogan utilizzato durante le marce di protesta: Mamma libera, papà libero, me libero, assistenza all’infanzia gratuita”.

Molte insegnanti e madri femministe erano attratte dai nuovi approcci che incoraggiavano una maggiore indipendenza dei bambini. Questi princìpi hanno anche dato impulso a decisioni importanti e incisive riguardo l’educazione dei figli, come la selezione di libri, giocattoli e vestiti da parte delle mamme e i loro tentativi di essere più aperte nel momento in cui affrontano le domande dei propri figli sulla sessualità.

Il rapporto tra il femminismo degli anni ‘70 e la maternità non è sempre stato semplice. Ma ha creato certamente spunti di riflessioni e argomenti di dibattito su tematiche riguardanti non solo i diritti delle donne, ma anche quelli dei bambini: l’assistenza all’infanzia, la socializzazione di genere, gli abusi sui minori e la violenza familiare.

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